Trieste, addio a Giacomelli. Guidò la Mobile
TRIESTE Trieste se lo ricorda come una forza della natura, per la prestanza e per quel saper prendere di petto le situazioni, i dialoghi, il lavoro, senza però far venir meno il sorriso, la cortesia quando la conoscenza dell’interlocutore era poca e la simpatia autentica, non patinata, quando invece la confidenza era più matura. Si terrà di lui quest’immagine, la nostra città,dove è stato per un anno e mezzo capo della Squadra mobile.
Se n’è andato in fretta, troppo in fretta, Roberto Giacomelli. È morto venerdì sera all’ospedale di Bolzano, città in cui era attuale capo di gabinetto della Questura, vinto da una breve, spietata malattia.
Giacomelli, originario di Predazzo, sposato, tre figlie, era stato storico capo della Mobile di Trento prima di arrivare a Trieste nell’autunno del 2013. Vi rimase fino alla primavera del 2015. Era il tempo di un’inchiesta impressa dal procuratore capo Carlo Mastelloni su presunte fughe di notizie verso la stampa che lo coinvolse insieme ad altri. Un’inchiesta ancora aperta e da cui Giacomelli aspettava di uscire a testa alta, da vivo.
Nella Questura triestina, con la notizia s’è sparso un profondo senso di tristezza. «Avevo conosciuto Roberto anni addietro - così il capo di gabinetto Leonardo Boido - quando lui dirigeva la Mobile a Trento e io ne ero il vice a Trieste. Era un ragazzo entusiasta, pieno di iniziativa, disponibile. A Trieste non solo lavorava, lui questa città la viveva. Siamo tutti sconvolti».
L’ex questore Giuseppe Padulano saluta «un ragazzo eccezionale, intelligente, preparatissimo, che si era fatto amare dai dirigenti e dai suoi. Siamo amareggiati e addolorati. Domenica (alle 18 il funerale, ndr) saremo in tanti, a Predazzo, a rendergli onore». (pi.ra.)
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