Trieste a lezione di turismo culturale sulle rotte di Svevo e Joyce

TRIESTE Utilizzare i testi letterari come filtro per leggere i luoghi, per dare vita a un percorso turistico che offra nuove prospettive per conoscere un territorio. È uno degli obiettivi del nuovo corso in Turismo culturale letterario, che partirà con il suo secondo modulo il prossimo marzo ed è stato attivato dal dipartimento di Studi umanistici dell’ateneo triestino nell’ambito della laurea magistrale in Lingue e letterature straniere, che dallo scorso anno prevede un curriculum dedicato proprio al Turismo culturale.
«Si tratta di una sperimentazione che abbiamo intrapreso sulla scorta delle tante esperienze di percorsi letterari attive da tempo a Trieste, grazie al suo background multiculturale», spiega Laura Pelaschiar, docente di Letteratura inglese che ha lanciato l’iniziativa ed insegna nel primo modulo del corso, già partito e la cui seconda parte, a marzo, sarà affidata alla docenza di Renzo Crivelli, professore emerito dell’Università di Trieste e uno dei massimi esperti joyciani.
«Non è un caso che questo corso abbia sede a Trieste, città letteraria per eccellenza. Qui da vent’anni è in atto un progetto, da me diretto, che ha ricostruito tutti i siti rilevanti di tre grandi scrittori legati alla città: Svevo, Joyce, Saba – evidenzia Crivelli –. Con l’Università, infatti, è stato creato uno dei più grandi Musei letterari all’aperto, costituito da una rete di percorsi segnalati da quasi cento targhe, che permettono di “visitare” la città collegandosi con le biografie di questi tre grandi autori. Tali targhe fanno riferimento a tre volumi dedicati a ciascuno dei tre scrittori e ai relativi itinerari triestini, editi da Mgs Press, che permettono, con le loro schede, la lettura dei singoli luoghi».
Questa rete, sottolinea Crivelli, è stata definita «unica in Europa» come concezione creativa, mentre su quella joyciana a Trieste è già stata fatta una tesi di laurea. «Avvalendomi di quest’esperienza terrò un corso di Turismo culturale letterario che, ricostruendone la storia in Italia e in Europa, si focalizzerà sui metodi selettivi per la creazione di percorsi di questo tipo, citando anche le esperienze, in vari Paesi europei, delle cosiddette “Case dei poeti” e quelle dei “Parchi letterari”, particolarmente sviluppate in Italia. Tutto ciò allo scopo di addestrare gli studenti a esercitarsi con competenza in questo settore, che ha un futuro molto promettente, per guide, consulenze, progettazioni».
Il corso, svolto in parte in lingua inglese e in parte in italiano, è un tassello di un progetto più grande, dedicato al cosiddetto “turismo letterario-narrativo”: «Con gli studenti stiamo sperimentando un approccio ancora più ampio a quest’ambito, che si concentra sul rapporto tra spazio e letteratura – racconta Pelaschiar –: l’idea è di prendere alcune opere o generi letterari e chiedere agli studenti, dopo aver fornito loro una forte base teorica, di sfruttarli per leggere in maniera diversa luoghi conosciuti. La stessa sperimentazione la stiamo avviando anche attraverso un progetto di ricerca che coordino, finanziato dall’Ateneo: si tratta di un nuovo approccio che ritengo molto promettente, soprattutto per città di piccole o medie dimensioni prive di attrazioni turistiche immediate e tradizionali». —
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