Trieste, a Cattinara esauriti i posti letto Covid in semintensiva: «Iniziamo a dire no ai ricoveri»

Confalonieri: «Un anno in prima linea senza ricambi. Siamo allo stremo»
L'ospedale di Cattinara a Trieste
L'ospedale di Cattinara a Trieste

TRIESTE «I medici del reparto ormai sono allo stremo tanto che c’è chi chiede di poter prestare servizio ai pazienti non affetti da Covid. C’è il timore di non farcela più e di sbagliare per la troppa fatica. Siamo in prima linea da oltre 12 mesi, ma adesso non siamo più considerati eroi». Non nasconde preoccupazione e amarezza Marco Confalonieri, primario del reparto di Pneumologia di Cattinara dove è stata ricavata l’area PneumoCovid semi intensiva da 26 posti letto: posti che oggi sono tutti occupati. L’allarme è stato lanciato ieri in un giorno in cui i dati regionali hanno mostrato un ulteriore incremento della pressione sull’area medica degli ospedali regionali: 10 ricoveri in più. Stabili, invece, le terapie intensive che potranno accogliere altri pazienti anche a Trieste, dove, tra l’altro, sono disponibili per i pazienti meno gravi i posti letto del Maggiore.

A certificare il livello crescente di difficoltà è proprio l’impossibilità di far fronte a tutte le richieste di ricovero a Cattinara per i casi di polmoniti che richiedono cure di livello semi intensivo: «Stiamo già iniziando a selezionare quali pazienti prendere e quali non prendere – spiega Confalonieri –, visto che attualmente i 26 posti PneumoCovid sono tutti occupati. Ci è stato appena chiesto un ricovero dal nostro pronto soccorso e un altro da Gorizia, ma non è stato possibile accoglierli qui. Bisogna fare delle scelte. Il problema è che ormai, dall’inizio della pandemia, siamo a 507 ricoveri, dei quali 413 dall’inizio della seconda ondata. I risultati finora sono stati eccellenti e riconosciuti dall’Asugi, perché abbiamo avuto il 75% di guarigioni e solo il 13,8% dei trasferimenti in rianimazione».

«Purtroppo i medici sono allo stremo e sono molto preoccupato per questo – ribadisce il primario –. In guerra dopo un po’ i soldati delle prime linee vengono cambiati. Qui, invece, non possiamo avere alcun ricambio. I miei sono arrivati al punto di aver paura di sbagliare a causa della fatica. Mi chiedono “dateci una tregua” e qualcuno vorrebbe occuparsi almeno un po’ solo dei pazienti non affetti da Covid. Bisogna capire cosa significa andare avanti per un anno, ogni giorno, con tute e maschere. È un lavoro massacrante».

Inevitabile chiedersi se sia possibile ottenere risorse umane ulteriori: «Io devo dirigere questo reparto e non è compito mio trovare altri medici – osserva Confalonieri –. Però adesso abbiamo davvero il timore di non farcela più. È questa la sacrosanta verità». «Nell’ultima settimana sono aumentati di nuovo i contagi – continua il primario –, ma siamo consapevoli che ci sarà un ulteriore incremento. E vediamo anche, in proporzione, più casi di pazienti tra i 50 e i 60 anni, con delle brutte polmoniti, mentre fino a febbraio la maggioranza dei pazienti erano anziani. Prima del Covid avevamo 17 posti letto, numero che di fatto è raddoppiato con la pandemia perché siamo passati a 26 letti PneumoCovid più 6 per pazienti con patologie non legate al coronavirus».

«Gli pneumologi che fanno i turni nell’area PneumoCovid sono non più di 9 – aggiunge Confalonieri – e devono occuparsi anche di tutto il resto dell’attività del reparto di Pneumologia e dunque eseguire le broncoscopie, curare i malati di tumore e fibrosi polmonare. Abbiamo poi altri 3 colleghi che però non possono sobbarcarsi turni Covid per vari motivi. Noi abbiamo sempre fatto la terapia semi-intensiva, ma il problema è proprio l’aumento dei posti letto e dei carichi di lavoro, Dopo un anno è normale non poterne più. Inoltre prima c’erano gli striscioni e ci chiamavano eroi. Adesso non si vedono da mesi, e questo non aiuta ».

Intanto anche il numero di ricoveri nel reparto Covid di bassa e media intensità, all’ospedale di Gorizia, è salito negli ultimi giorni: 47 posti letto occupati su 50. Ma nel caso del capoluogo isontino c’è margine per attivare da subito altri 15 posti, oltre ai 7 in pronto soccorso a Gorizia e altrettanti a Monfalcone. —


 

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