Treu, un sindacalista in giunta «Organizzazione da rivedere»
Roberto Treu entra nella giunta comunale. Da un paio di giorni si attendeva ormai solo l’ufficialità. E ieri il sindaco Roberto Cosolini ha finalmente battezzato così l’operazione: «L’ufficializzazione della nomina di Treu c’è, formalmente l’insediamento avverrà il 9 o 10 di settembre, non appena avrà portato a compimento alcune questioni urgenti legate al suo impegno sindacale. Gli vengono affidate le deleghe a Personale e Organizzazione e al Programma di mandato. Riguardo a quest’ultima ho ritenuto di avere la necessità di poter contare su una spalla nel coordinamento e monitoraggio della nostra azione amministrativa essendo ormai nel cuore del mandato». Dunque, il neo-assessore va a completare di nuovo l’esecutivo, occupando la casella che era rimasta vuota dopo le dimissioni di Bruno D’Agostino.
Treu, lei è il terzo assessore all’Organizzazione dall’inizio della gestione Cosolini: sarà la soluzione definitiva?
Spero di sì. È uno dei compiti più impegnativi, delicato e importante: attraverso il personale infatti il Comune eroga i servizi ai cittadini. Si è continuamente a contatto con la gente: al centro vanno messi i bisogni dei cittadini, utilizzando le professionalità e le capacità dei dipendenti comunali per farvi fronte. Certo, in una fase in cui le risorse sono sempre meno mentre si assiste a un aumento delle richieste di intervento sociale, dovremo effettuare un’opera di riorganizzazione per adeguare la qualità dei servizi e rispondere al meglio. Probabilmente procedendo alla rivisitazione di qualche settore. Con il fondamentale coinvolgimento di lavoratori e organizzazioni sindacali: i processi di cambiamento si fanno assieme, con il consenso.
Lo dice un sindacalista, d’altro canto. A proposito, come si sentirà a proporsi dall’altra parte della barricata, dal fronte “aziendale”?
Se la proposta mi fosse arrivata da una realtà privata, non ci avrei perso neanche un secondo, non ci sarebbe stata nemmeno discussione... Invece, fare l’assessore in un ente pubblico, con il compito di organizzare servizi cercando il consenso delle parti, è un discorso completamente diverso. Ho comunque sentito la Cgil a diversi livelli prima di accettare. Nelle decisioni dovrà esserci il concorso di tutti, anche delle associazioni che rappresentano i cittadini. Come ho detto, al centro va posto il cittadino.
Ora lascerà i suoi incarichi sindacali?
Sì, per statuto. Le due cose sono incompatibili. Per me, un cambiamento radicale. Userò il criterio di cercare le soluzioni assieme: lo facevo da sindacalista, lo farò da assessore.
Il suo nome sarà gradito ai sindacati, si presume.
La mia è una cultura molto unitaria. Credo di poter portare questa sensibilità in misura ancora maggiore all’interno di una giunta già orientata ai temi del lavoro.
Ritiene utile possa essere reintrodotta la figura del direttore generale in Comune?
Sì. Sottolineerebbe la differenza che c’è tra capo del personale e assessore.
Nel centrosinistra in Consiglio comunale ritroverà un ex sindacalista Cgil: Marino Sossi (Sel), spesso critico con la maggioranza stessa.
Ho lavorato con Marino tante volte, ha una conoscenza importante della macchina comunale. Il coinvolgimento cui ho accennato riguarda anche maggioranza e Consiglio comunale con tutte le sue forze politiche. Conta la soluzione migliore da offrire ai cittadini. Sossi ha sempre avuto spirito critico e grande capacità propositiva, è stato un ottimo dirigente Cgil nella Funzione pubblica.
Dopo vent’anni torna in politica: come mai ha fatto passare così tanto tempo?
Quando venne sciolto il Consiglio comunale nel 1993, tutti si salutarono dicendo «arrivederci». Io dissi «addio»: allora il Consiglio era una scatola vuota. In 14 mesi furono prodotte solo due delibere: una sui mercatini dell’usato, l’altra, che avevo fatto io, sugli appalti per i servizi alla persona per garantire non solo il massimo ribasso ma anche qualità nei criteri per l’assegnazione. Di altre cose importanti nulla, e poi tanti dirigenti politici all’epoca finirono in carcere. Eravamo in piena Tangentopoli. Quando riproposero le liste per le elezioni, venni indicato da tutte le sezioni Pds come capolista: avevo però annunciato che mai sarei tornato, così non andai a firmare l’accettazione della candidatura. Spadaro? No, nessun problema. Dopo quell’esperienza, sono tornato a occuparmi di sindacato, a vari livelli e con grande impegno.
L’altra delega assegnatale dal sindaco: al Programma di mandato. Compito da controllore?
Si tratterà di fare il punto sullo stato di attuazione del programma e di rilanciare sugli obiettivi indicati o aggiornarli, facendo sì che possano concretizzarsi. Dovrò curare anche molto le relazioni, oltre che all’interno del Comune, con gli interlocutori imprenditoriali e sindacali. Un ruolo da punto di riferimento per verificare tempo per tempo come stiamo andando.
Una sorta di vicesindaco due, vicesindaco aggiunto.
No, no, assolutamente. Il vicesindaco ha altri compiti.
Rinuncerà all’indennità da assessore come il suo predecessore D’Agostino?
Per ora non ci ho pensato. Non ho avuto nemmeno il tempo di vedere la mia posizione in Generali (di cui è dipendente, ndr). Le saprò dire fra qualche giorno.
E il rimborso-auto per raggiungere il Comune da Borgo Grotta Gigante, dove risiede, come nel 1992-’93?
Era stato applicato il regolamento. Si parla dell’equivalente di 7-8 euro al mese, ogni cosa ha la sua dimensione. In alcuni casi nella politica si è ecceduto in Parlamento, al Parlamento europeo, certe volte in Regione, ma in Comune c’è sempre stata oculatezza. La moralizzazione va bene, ma le cose vanno messe nel giusto ordine.
Ha fatto parte del consiglio di amministrazione dell’allora Ente porto: cosa pensa del caso Porto Vecchio?
Sono per il riuso dell’area in funzione della città, valorizzando l’affaccio al mare. Ci sono delle ipotesi su cui stavo lavorando in preparazione di un convegno sindacale e che potremo eventualmente riprendere.
Cosa prospettavano?
Di considerare l’area come dismessa e farla così rientrare appunto fra le aree industriali e portuali dismesse catalogate dall’Europa, a cui la stessa Ue riconosce regimi particolari. Bisognerà ragionare bene in giunta assieme all’assessore allo Sviluppo economico e verificare la praticabilità della cosa.
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