Tremila sardine a Monfalcone per difendere diritti e lavoro

Centrato in pieno il pronostico della vigilia. Un cantierino, un cittadino bengalese e un attivista Lgbt tra i testimonial
Bonaventura Monfalcone-30.11.2019 Manifestazione Sardine FVG-Monfalcone-foto di Katia Bonaventura
Bonaventura Monfalcone-30.11.2019 Manifestazione Sardine FVG-Monfalcone-foto di Katia Bonaventura

MONFALCONE. Pigiate nella scatoletta di piazza della Repubblica, l’ombelico di Monfalcone ulteriormente “compresso” dal lago di ghiaccio della nuova pista di pattinaggio, allestita 30 ore prima dal Comune e con strascico di polemiche, le sardine hanno preso politicamente il largo. Alla prova di forza dei numeri lo smilzo pesce azzurro è arrivato in variopinto banco, facendo la differenza: erano attesi in 3 mila e il pronostico è stato a larghe spanne azzeccato.

Monfalcone, la voce delle sardine in piazza: le videointerviste

Per la Questura si sono presentate all’appello 2.500 persone, per gli organizzatori 4 mila. La verità nel mezzo. Ma è un fatto che la manifestazione, tesa a contrastare il sovranismo, le diseguaglianze, la discriminazione, l’odio per il diverso, financo il bullismo, è stata disciplinata e pacifica, esente da disordini. Merito anche dell’ingente e discreto dispiegamento di forze dell’ordine: poliziotti (in piazza con i suoi uomini il vicequestore Stefano Simonelli), carabinieri, baschi verdi della Gdf, agenti della Municipale. E poi Sores e vigili del fuoco, in caso di emergenza.



Dal salotto bisiaco le sardine hanno lanciato la loro rivoluzione ittica, con «l’appello a rivedersi a Roma il 14» e «di rifare l’esperienza in altre città del Fvg», conclusa attraverso la sorpresa annunciata di un Bella ciao in versione unplugged, niente base musicale solo voci. E, per rispondere al “benvenuto” della pista di ghiaccio allestita dal Comune, che di fatto ha dimezzato gli spazi per il popolo azzurro assiepato perfino in Salita Granatieri, pure un “Happy Xmas” di Lennon che ha avuto il retrogusto dello sfottò. Il flash mob per contrastare la Lega, che nella città dei cantieri con il padanissimo sindaco Anna Cisint ha trovato il suo baluardo, si è concluso alle 17.44 dopo una sfilza di interventi. Nessun effetto speciale: furgone noleggiato dagli organizzatori, impianto audio del circolo Arci di Gradisca, casse del Liberatorio d’arte Fulvio Zonch di Romans. Il resto è stato l’entusiasmo della folla.

L’invasione delle sardine del Fvg a Monfalcone: tremila persone in piazza


Presentatrice, in qualità di sardina addetta alla comunicazione (ipse dixit), Ilaria Cecot, ex assessore provinciale al Lavoro in quota Sel, che ha aperto l’iniziativa alle 17.10: «Grazie ai monfalconesi che ci hanno concesso la loro piazza, perché questa non è di chi amministra pro tempore, ma dei cittadini». Rammentando che il territorio bisiaco è «quello della Brigata proletaria», primo gruppo di resistenza armata contro il nazifascismo.

Dopo gli interventi ufficiali resi dai promotori del gruppo Fvg (Norina Tiussi, Chiara Bravi, Antonio Di Capua, Sofia Giunta, Silvana Garzetto, Igor Pozzar e Giovanna Pivotti) e “validati” il giorno prima da Mattia Santori, tessera sardina numero 1, assente per concomitanti flash mob in altre 20 piazza, tre rappresentanti della società civile a parlare dei temi a cuore: Luigino Francovig, ex cantierino (volto noto in città e non solo essendo papà dell’assessore dem di Staranzano Serena Francovig), l’esponente della comunità bengalese Sani Bhuiyan e Antonio Parisi, attivista triestino dei diritti Lgbt. Dunque lavoro, integrazione, famiglie arcobaleno.

In piazza per «bloccare il linguaggio dell’odio» Francovig ha scandito: «C’è chi arriva a mettere il marchio ai bambini». «È urgente – ha proseguito – fermare questa deriva, che danneggia tutti, anche Monfalcone. Senza mai riflettere su chi ha deciso negli anni, si indicano come responsabili del degrado della città uomini e donne venuti per lavorare, per costruirsi un futuro. Persone vere, più deboli, facilmente identificabili». E ancora: «Si sta calpestando la storia di questa città». Per arringare così: «Chi pensa di essere più forte o che il futuro sia quello di fare gli americani o tedeschi di una volta dimostra di essere un nano politico». Incendiario anche Bhuiyan, nato in Bangladesh, ma da 12 anni qui: «Quando si parla di immigrazione ci si riferisce solo a quella clandestina», scordando «i 5 milioni di regolari che fanno l’11% del Pil», sicché in Italia «il vero problema non è l’immigrazione, ma la mafia, il caporalato, l’evasione, la corruzione». Apoteosi di applausi dalla piazza. —


 

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