Tregua armata su Generali. Moody’s: rating a rischio

TRIESTE. Nel gioco di specchi dell’italianità da difendere, la contesa per le Generali è entrata in una fase di attesa. Il board milanese di Intesa SanPaolo convocato ufficialmente per esaminare il budget 2017 è durato cinque ore. Alla fine nessun accenno al progetto di integrazione con il Leone.
Ieri a Piazza Affari il clima di tregua armata ha raffreddato la speculazione con il titolo Intesa San Paolo che ha ripreso fiato (+0,8%) mentre su Generali (-1,47%) e Mediobanca (-1,23) c’è stata qualche presa di beneficio. Per ora sul fronte Intesa si prende tempo: «Stiamo valutando diverse alternative e ci prenderemo il tempo necessario», ha detto Messina. Il cda tornerà a riunirsi venerdì prossimo per approvare i risultati 2016.
Nel complesso scenario intanto entra un report di Moody’s che risuona come un sasso gettato nello stagno: «Un'acquisizione di Generali da parte di Intesa SanPaolo che portasse all'integrazione dei loro business assicurativi avrebbe un impatto negativo per il merito di credito della compagnia», taglia netto l’agenzia di rating che attribuisce al Leone un giudizio di un gradino superiore a quello dell’Italia proprio in virtù «dell'ampia diversificazione del suo business internazionale».
Nonostante i tagli dei costi e le ristrutturazioni degli ultimi anni le Generali per gli investitori internazionali continuano ad avere un ruolo sistemico. Nei prossimi giorni si capirà meglio il piano di integrazione di Intesa Sanpaolo (su cui sarebbero al lavoro Ubs e lo studio Pedersoli) che prende forma anche come un presidio a difesa dell’italianità di un colosso che detiene 70 miliardi di euro di debito pubblico italiano.
Per questa ragione il governo non resta certo alla finestra: «Stiamo guardando cosa succede», ha detto ieri il ministro Padoan. L'opzione su cui il mercato continua ad esercitarsi è quella di un'offerta di scambio, magari condita da una componente cash. Dalle parti del quartier generale di Trieste si reagisce con forte irritazione alla sola ipotesi che la compagnia possa venire smembrata, magari per essere consegnata agli eterni rivali di Axa e Allianz.
E si insiste sul valore del piano industriale del Ceo Donnet approvato dai soci. La reazione di Trieste, che ha acquisito il 3% dei diritto di voto di Intesa SanPaolo, è stata una mossa preventiva (e difensiva) che ha aperto il dibattito sull’italianità della compagnia (insidiata dagli eterni rivali Axa e Allianz). Anche Generali dovrebbe dotarsi a breve di uno o più advisor (circolano i nomi di Jp Morgan, Morgan Stanley, Credit Suisse e Hsbc) da cui farsi affiancare per valutare le mosse di Intesa e le eventuali contromisure.
Intanto secondo Moody’s dal matrimonio con Intesa potrebbero esserci alcune sinergie ma si sottolineano i rischi di una «riduzione della significativa diversificazione geografica di Generali, che è attualmente una delle maggiori forze della compagnia».
Acquistare le Generali - incalza Moody's - rappresenta un'interessante opportunità per Intesa di sviluppare la sua strategia di crescita nel wealth management e nel business assicurativo. In ogni caso, l'acquisizione porta significativi rischi di esecuzione per la banca, alla luce della complessità e della dimensione dei due gruppi».
Mediobanca ha guadagnato in settimana il 5,6%. La caduta (-5,2%) di Unicredit ieri a Piazza Affari nella prospettiva di un aumento di capitale con prezzi di sottoscrizione delle nuove azioni a forte sconto ha messo fine al mini-rally della banca del francese Moustier che aveva sfruttato nei giorni scorsi l'ipotesi (smentita dal vicepresidente Fabrizio Palenzona) di una cessione del pacchetto dell'8,5% detenuto in Mediobanca. Il gruppo triestino ha chiuso la settimana a Piazza Affari con un balzo del 12,3%, valore mai toccato dai primi giorni di gennaio 2016.
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