Trebiciano, nessuno sapeva delle armi
TREBICIANO Il paesino carsico è piccolo, le voci giravano. Tutti sapevano che Dario Terzoni era appassionato di armi, ma pare che nessuno pensasse lo fosse a tal punto da tenersi in casa granate e mortai inesplosi. «Non sapevo assolutamente», dice un signore. «Era un padre di famiglia, sembra così strano che potesse avere cose di questo tipo e mettere a repentaglio la vita delle proprie figlie e della moglie», dice una signora. «Non ho dormito tutta la notte quando ho saputo della tragedia, avvenuta per una stupidaggine», aggiunge.
L’hobby di Terzoni per gli oggetti da collezione, quelli dichiarati, appartenenti alle due guerre mondiali, era noto a tutti. A partire dalla sua collezione. «Teneva i vari oggetti in teche, aveva un museo, in una stanza cinque metri quadrati per cinque, che teneva nel secondo piano della bella villa che come aveva costruito così ha distrutto», commenta il padre di un amico della vittima. «Noi oggi sappiamo che aveva denunciato tutto quello che aveva in casa», ripetono in tanti. «Aveva il trattore, l’escavatore, tutte cose che gli servivano per la sua passione – racconta qualcun altro –. Tanto che forse potrebbe aver usato proprio l’escavatore per nascondere sotto la terra le armi in garage, chissà. Ma lo usava anche per l’edilizia, era un pittore prima di diventare bidello, mestiere che aveva intrapreso per cercare un posto fisso. I militari stanno ancora cercando delle armi, ma i vicini non erano a conoscenza di questi depositi. La moglie sta attendendo che finisca tutto per rientrare nella propria casa, anche se è tutto da rifare. Vive dalla suocera, la morte di Dario. È una cosa che ha scosso tutto il paese».
I paesani ricordano anche il 1987, quando fu arrestato per aver rubato delle armi. «Lui e suo fratello – racconta ancora un uomo – hanno la passione per le armi, ma suo fratello dice ora di non sapere nulla degli ordigni di Dario, sembra comunque che lui non abbia cose pericolose in casa». Lo stesso Terzoni, riferisce la persona, era forse amico di M. P. , un 61enne che nel novembre scorso era rimasto gravemente ferito a Gorizia proprio mentre stava “armeggiando” con un residuato bellico. Era stato sbalzato a terra, rimediando gravi ferite alle braccia, alle gambe e alla zona genitale. L’incidente era avvenuto più o meno per lo stesso motivo per cui si è verificata la ben più grave tragedia del triestino.
L’appassionato goriziano stava tagliandolo con la flex un ordigno, forse per svuotarlo con l’obiettivo di renderlo inoffensivo. Ma deve aver effettuato questa delicata operazione senza la necessaria perizia: in quei frangenti, infatti, l’oggetto è esploso. «Abito da più di trent’anni a Trebiciano e non avevo mai sentito che Terzoni tenesse armi in casa – specifica un altro residente –. Forse anche perché aveva un casa un po’ defilata rispetto al paese, forse le persone che gli stavano molto vicino ne erano a conoscenza. Io non l’ho mai visto, si dice fosse un bravo ragazzo ma aveva una mania pazzesca, se fosse esploso tutto quello che aveva, sarebbe andata giù la casa e si sarebbe formata una dolina. Non pensavo proprio potesse succedere una disgrazia del genere».
Il dubbio che però sorge spontaneo a un vicino di casa è: «Come poteva fare il bidello se aveva la fedina penale sporca? Lavorava in un pubblico ufficio, come me, ma a me hanno fatto i raggi x».
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