Tre “visitors” in corsa con Ics e Caritas per l’accoglienza migranti a Casa Malala

Chiuso il bando per la struttura di Fernetti. Tra i partecipanti la svizzera Ors, sotto accusa per la gestione dei centri in Austria 



La gara per la gestione di Casa Malala - il centro di accoglienza migranti di Fernetti, che ha una capienza massima di 95 persone - si è conclusa. Quattro le realtà che hanno risposto al bando, presentando un’offerta in Prefettura: il raggruppamento temporaneo d’impresa formato Versoprobo (società con sede a Vercelli) e Luna (Chieti), la Cooperativa Stella (anche questa con sede a Vercelli), la Ors Italia e il tandem locale Caritas-Ics. In corsa quindi un’unica proposta “nostrana”, - arrivata peraltro dagli stessi due soggetti che hanno gestito Casa Malala fin dalla sua apertura nel 2016 -, e tre offerte formulate da gruppi che puntano a sbarcare sul territorio per la prima volta.

Uno di loro, Ors, in particolare, risulta già noto alle cronache. La srl (che di recente ha aperto una sede a Roma) è legata infatti ad una più grande società elvetica, che gestisce decine di strutture in Svizzera, Germania e Austria. E proprio in Austria, come riportato da diversi organi di informazione tra cui la testata online Valori.it specializzata in finanza sostenibile, sarebbe stata travolta dalle polemiche legate alla gestione del centro di Traiskirchen: un hub progettato per 1.800 persone, arrivato ad ospitarne 4.600. Un centro che, secondo il giornale Usa Today, «è stato gestito con la logica delle carceri private statunitensi: taglio dei costi e massimizzazione del profitto».

Spetterà ora ai funzionari della Prefettura esaminare il contenuto delle buste e proclamare il vincitore, operazione che richiederà diversi giorni. Nell’attesa, però, c’è già un elemento che sembra balzare agli occhi: una netta distanza nella logica seguita dai vari concorrenti. Se infatti Caritas e Ics si sono sempre rifiutati di trasformare Casa Malala in un maxi centro di accoglienza, preferendo utilizzarla come strumento di piccole dimensioni per ospitare i migranti giusto il tempo necessario a trasferirli altrove (vista anche la presenza in un territorio, quello di Fernetti, con poche possibilità di integrazione), gli altri sfidanti sembrano favorevoli alle strutture di grandi dimensioni. Che, come testimoniato da numerosi fatti di cronaca registrati in tutta Italia, rischiano di trasformarsi in autentiche polveriere.

Ecco cosa scrive per esempio Versoprobo sul suo sito. «La prevalenza di richiedenti maschili e di età compresa fra i 18 e i 30 anni, ha fatto propendere per la scelta di strutture che potessero ospitare numeri consistenti. Nella convinzione che le strutture abitative di dimensioni maggiori permettano un’assistenza di migliore qualità agli ospiti».

E pure la Cooperativa Stella - nel consorzio Matrix con varie strutture in Italia - si distingue per l’accoglienza sui grandi numeri avendo partecipato alla gestione della caserma Cavarzerani di Udine. Una struttura ben più grande di quelle mai allestite a Trieste, con più di 300 posti e con moduli abitativi tipo container piazzati nel cortile perché spesso sovraffollata. Una struttura ritenuta inadeguata ad ospitare famiglie e gruppi vulnerabili come i minori, e teatro in più occasioni di disordini e problemi di ordine pubblico.

Il sospetto insomma è che sul futuro di Casa Malala possano mettere le mani le stesse realtà opache coinvolte in quel «business dell’accoglienza» che lo stesso ministro dell’Interno Salvini, con il suo Decreto sicurezza, ha più volte annunciato di voler contrastare. —

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