Tre coop verso il collasso In porto si fa sciopero

E sul Molo VII «turni massacranti» per l’abolizione dei carichi massimi di lavoro La rabbia di duecento persone nell’assemblea chiusa con un lancio di sedie
Di Silvio Maranzana
Silvano Trieste 18/03/2013 I lavoratori del Porto bloccati dalla Digos al CRAL
Silvano Trieste 18/03/2013 I lavoratori del Porto bloccati dalla Digos al CRAL

Torna a surriscaldarsi il fronte del porto: lo scalo resterà paralizzato per uno sciopero proclamato ieri da tutte le organizzazioni sindacali per venerdì 29 marzo, dato che in base alla legge sono obbligatori dieci giorni di preavviso. Quel giorno i portuali torneranno in piazza con corteo lungo le vie cittadine «e contiamo di avere al nostro fianco per una massiccia protesta comune anche i lavoratori della Ferriera e della Sertubi», hanno detto in un’animata assemblea con oltre duecento persone svoltasi alla Stazione marittima alla fine della quale sono anche volate le sedie. Tre cooperative di manodopera sono infatti sull’orlo del collasso: la Sitt che opera all’interno dello Scalo Legnami con 35 soci il 31 marzo dovrebbe chiudere l’attività, il Consorzio commessi sopraccarichi, 24 soci, è da mesi senza lavoro così come la Cooperativa Flavia con una ventina di lavoratori, mentre la Minerva, 45 soci, che svolge il ruolo di pool flessibile, viene impiegata in un pugno di giornate soltanto al mese. Lavoro inesistente o precario dunque, ma su un altro versante turni «massacranti», come sul Molo Settimo dove i limiti dei carichi di lavori: 10 container per il rizzaggio e 15 per il derizzaggio sono stati aboliti, anche se Richy Castagna, responsabile sindacale per la sicurezza ha reso noto che l’Azienda sanitaria dopo una serie di ispezioni ha emanato alcune prescrizioni che impongono alla Deltauno, società del Gruppo Maneschi, di ripristinare il limite nei carichi di lavoro finché non sarà approntato un nuovo piano di valutazione del rischio.

«Questa la reale situazione in porto - hanno denunciato ieri Renato Kneipp (Filt-Cgil), Giulio Germani (Fit-Cisl), Marco Rebez (Uiltrasporti) e Gianfranco Ferri (Ugl mare) - altro che i fantomatici record che l’Autorità portuale continua a magnificare con annunci a pagamento». A propria volta i sindacalisti sono stati accusati di eccessiva morbidezza: «Voi dovete fare gli interessi dei lavoratori», «Dobbiamo fare dieci giorni di sciopero», «Abbiamo calato le braghe davanti ai terminalisti», «Maneschi è ormai il Berlusconi di Trieste», «L’Autorità portuale non fa rispettare le regole». «È il modello Trieste che è giunto al capolinea», ha detto Kneipp riferendosi alla sorta di Far West con le cooperative che giocano al ribasso pur di accaparrarsi gli appalti per cui le paghe sono da fame. E Germani ha poi spiegato che tre esperti dell’Authority sono impegnati per modificare il regolamento interno del lavoro, «ma in sei mesi non hanno ancora prodotto nulla». In risposta ai sindacati sul Molo Settimo, Trieste marine terminal ha emesso un controcomunicato che è stato letto e termina così: «Voi tutti siete consapevoli delle difficoltà che riscontriamo giornalmente nel mantenere il traffico attuale che potrebbe muovere verso altri porti e per questo motivo vi chiediamo di difendere, anche voi, la vostra azienda da tentativi, più o meno subdoli, di persone che sperano di trovare qualche vantaggio dalle macerie di Trieste marine terminal dopo averla distrutta. Voi lavorate in un’unità produttiva e non in una palestra di aspiranti politici che non hanno alcun interesse a difendere una delle poche realtà rimaste ancora vive a Trieste. Difendete il vostro lavoro e proteggete le vostre famiglie».

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