Tre anni fa Liliana Resinovich veniva trovata morta a Trieste: da sequestro di persona a suicidio, cosa è cambiato

Lilly, da sequestro di persona a suicidio: le indagini mirate e la modifica dell’ipotesi in fascicoli e verbali, ma prima dell’autopsia. La relazione della Squadra Mobile fra il taglio dei sacchi per il riconoscimento e il terriccio prelevato

Laura Tonero
Sopra Lilly ritratta dal marito Sebastiano Visintin
Sopra Lilly ritratta dal marito Sebastiano Visintin

Alle 16.10 di tre anni fa i Vigili del fuoco, ispezionando il parco dell’ex Ospedale psichiatrico di Trieste, trovarono il corpo senza vita di Liliana Resinovich.

Il fascicolo 005545 sulla sua scomparsa, avvenuta il 14 dicembre 2021, era stato aperto il 22 dicembre successivo.

Qualifica giuridica, scrive il pm Maddalena Chergia, articolo 605 del codice penale, quindi sequestro di persona. Le operazioni all’ex Opp quel giorno termineranno alle 19.45. Il personale della Polizia scientifica, procedendo al sequestro del materiale repertato, con precisione il terriccio misto al fogliame prelevato sotto al cadavere, nel verbale su quell’attività datato 7 gennaio scrive “materiale repertato nel corso del sopralluogo per suicidio presunto”.

Un’ipotesi, quella che Liliana si sia tolta la vita, che quindi si infila nei verbali, nelle indagini, fin dalle prime ore dal ritrovamento del cadavere, prima ancora che il corpo venisse sottoposto ad autopsia, avvenuta alle 14 dell’11 gennaio 2021.

Torniamo a quel 5 gennaio, ripercorrendo i momenti che hanno fatto seguito alla scoperta del cadavere. Quel pomeriggio piovigginava. Non faceva particolarmente freddo. L’area, dopo il ritrovamento del corpo, era stata illuminata dai fanali accesi dai pompieri.

“Il corpo della donna giaceva a terra, in posizione fetale, appoggiata sul lato sinistro, con la schiena quasi parallela al lato corto delle recinzione e la parte frontale rivolta verso gli alberi, e i rovi che delimitavano la scarpata”, scrive la Squadra mobile.

Il corpo poi viene spostato pochi metri più in là, in quel punto circondato poi dai nastri bianco rossi dei Vigili del fuoco, dove per settimane restò ben visibile la coperta termica dorata con la quale era stato temporaneamente coperto il cadavere.

Il medico legale Fulvio Costantinides quel pomeriggio raggiunse il luogo del ritrovamento alle 17.17. Nella sua relazione descrive così il corpo: “Cadavere in posizione simil fetale, con cosce e gambe flesse di circa 90 gradi. Si poteva notare come capo e regioni superiori del torace fossero contenute in un sacco integro ed esternamente pulito, in plastica, di colore nero (tipo spazzatura) e come un sacco analogo, pure pulito ed integro all’esterno, contenesse buona parte dell’addome e gli arti inferiori”. Liliana indossava un giubbotto imbottito di colore grigio, felpa, pantaloni, scarponcini.

Scostati i sacchi neri e intravisti i sacchetti sistemati sul capo, “il medico legale interrompeva l’attività – scrive la Mobile – affinché non si disperdessero eventuali tracce utili al prosieguo delle indagini in corso, rinviando le operazioni in laboratorio. Lo stesso però, prima di traslare la salma, effettuava un piccolo taglio del sacchetto all’altezza del volto, che consentiva di mettere in risalto alcune caratteristiche somatiche delle Resinovich”.

Nella sua relazione, e tra l’altro come viene confermato anche dai video girati in quei momenti, Costantinides indica come “tagliando il cordino (come autorizzato dal pm presente) in sede latero-cervicale sinistra (ove non vi era nodo) e scostando i sacchetti (senza lacerarli o tagliarli) si poteva notare il volto del cadavere”.

Nella borsa a tracolla della donna vengono ritrovati mascherina, fazzoletti di carta, una bottiglietta, occhiali colorati e un mazzo di tre chiavi, tenute insieme da uno spago. Nessun documento. Nessun cellulare. Niente portafoglio. Verrà tutto ritrovato a casa, come la fede nuziale.

Quel pomeriggio, la voce del ritrovamento di un corpo nel parco dell’ex Opp aveva cominciato a circolare poco dopo le 17. Giornalisti, fotografi, cameraman erano arrivati sul posto. La notizia aveva raggiunto anche il marito della donna, Sebastiano Visintin. Che in quel momento si trovava a due passi da piazza dell’Unità, ed era apparso dopo un po’ nel comprensorio di San Giovanni a bordo di un Suv, accompagnato da altre due persone. Era stato tenuto a distanza dal punto dove investigatori e medico legale stavano operando.

Per facilitare le operazioni, i Vigili del fuoco avevano creato un varco d’accesso nella recinzione e abbattuto parte della vegetazione circostante. Che in quel punto era fitta: alberi, rovi, fogliame. Le operazioni, come dicevamo, si erano concluse poco prima delle 20.

In serata il cadavere era stato caricato su un mezzo dell’impresa di onorane funebri Toft e trasferito nell’obitorio di via Costalunga. L’area dove è stata ritrovato il corpo di Liliana da tre anni è meta di costanti visite. I sentieri che portano a quel punto sono ormai battuti. Cartelli, fiocchi, fiori, una scritta su una pietra. Lì tutto parla di lei, di quel dramma che attende ancora risposte. La speranza è riposta nella nuova perizia medico legale che l’antropologa forense Cristina Cattaneo depositerà entro il 15 gennaio. —

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