Travolta e uccisa, mezzo milione ai parenti

La donna al volante non si era fermata dopo l’incidente. Oltre al risarcimento ha patteggiato 2 anni con la condizionale
Lasorte Trieste 06/12/17 - Basovizza, Via Gruden, Investimento
Lasorte Trieste 06/12/17 - Basovizza, Via Gruden, Investimento

TRIESTE Due anni di reclusione con la condizionale e un risarcimento da mezzo milione di euro alla famiglia della vittima, erogato dalla compagnia assicurativa. Si chiude così, con un patteggiamento, il processo in rito abbreviato per omicidio stradale di cui era accusata l’ex infermiera Alida Cozzutto, la sessantottenne che la sera del 5 dicembre dell’anno scorso, a Basovizza, aveva travolto e ucciso con una Peugeot 206 l’ottantacinquenne Giuseppina Giassi. L’anziana era stata centrata e sbalzata a diversi metri di distanza.

Cozzutto non si era fermata. Aveva proseguito la strada verso il casinò di Lipizza per trascorrere una serata di gioco al Bingo. Quando è stata fermata e identificata oltre confine dalla polizia slovena, evidentemente allertata dalle forze dell’ordine italiane che stavano dando la caccia al veicolo pirata, è caduta dalle nuvole giurando di non essersi accorta di nulla. «Non l’ho vista, era buio... pensavo di aver preso un palo...». Così si era giustificata la sessantottenne. «Ho sentito un urto e il parabrezza si è rotto - spiegava ancora - ho pensato a un palo e sono andata avanti. Non ho visto niente. Mi sono rammaricata di aver fatto un danno alla macchina ma non mi sono fermata a Basovizza per controllare perché quel punto non è illuminato ed è a due corsie, quindi è pericoloso sostare. Guardavo avanti, facendo attenzione alle macchine che mi venivano incontro nel senso opposto. Guidavo con gli anabbaglianti per non dare fastidio. All’improvviso - raccontava Cozzutto all’indomani dell’incidente - ho sentito quel tonfo sul lato destro ma intorno era tutto scuro e la strada era stretta. Quindi ho proseguito con la preoccupazione di aver rovinato l’automobile di mio figlio. Credevo fosse un palo, un albero», ribadiva la donna sotto choc. «Per controllare il danno ho aspettato di raggiungere un posto tranquillo. Ma non sono scappata, ripeto. Non me ne sono accorta. Sono addolorata».

Cozzutto era poi finita agli arresti domiciliari. Ha patteggiato la pena nei giorni scorsi dal giudice Luigi Dainotti che, peraltro, ha anche deciso di revocarle la patente. Non potrà quindi più guidare. Gli eredi della vittima sono già stati interamente risarciti dalla compagnia assicurativa della donna per un totale di circa 500 mila euro.

Un aspetto, questo, che deve aver contribuito alla formulazione della pena. «Sì - conferma l’avvocato Massimo Scrascia, il legale che ha difeso l’imputata in questi mesi - ci siamo subito attivati con l’assicurazione. Abbiamo fatto in modo di accelerare le pratica senza opporre alcun ostacolo, anche per fare in modo che la vicenda fosse il più indolore possibile per la famiglia. La mia assistita, va ricordato, era assolutamente affranta per quanto accaduto. È stata solo una disgrazia». —




 

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