Tratteneva i soldi delle bollette avvocato finisce a processo

L’avvocato Stefano Cavallo, noto professionista di Monfalcone, è finito a processo, al Tribunale di Gorizia. Appropriazione indebita aggravata, a fronte di un importo quantificato in 375 mila euro, e infedele patrocinio è l’ipotesi d’accusa contestata dalla Procura, attraverso il pubblico ministero Valentina Bossi. Si tratta del primo di due procedimenti. Per il secondo l’udienza preliminare ai fini del rinvio a giudizio è stata fissata in autunno, ed è inerente a reati di natura fiscale, Iva evasa per 250 mila euro. In questo caso è stato eseguito un sequestro del valore di 217 mila euro, equivalente a due immobili, quote societarie, conti correnti e un’auto.
L’operazione condotta dalla Finanza è stata battezzata “Horus”. I fatti risalgono al periodo tra il 2012 e il 2014. Tutto partito da un esposto, presentato da Estpiù Spa, oggi Eni Spa, con la quale l’avvocato aveva contrattualizzato l’incarico circa il recupero dei crediti, la riscossione delle bollette di gas ed energia insolute. Denaro che, secondo l’accusa, il professionista non aveva poi interamente versato alla società. L’indagine è partita nel 2015. Era stata la sezione di Pg della Gdf a scendere in campo andando a spulciare tra i conti correnti bancari riconducibili al legale. Durante una perquisizione allo studio era stata sequestrata una serie di documenti. Per i pagamenti delle utenze, ha spiegato la Gdf in un comuicato, c’era chi portava allo studio legale le somme risparmiate mensilmente, chi saldava con bonifico bancario, chi subiva ritenute forzate del quinto del proprio stipendio. L’11 luglio davanti al giudice monocratico Marcello Coppari è stata ascoltata la responsabile della società. Il processo è stato “sospeso”, in virtù dell’intervenuta depenalizzazione del reato di appropriazione indebita che presuppone una querela di parte, non più dunque procedibile d’ufficio. L’esposto pertanto va riproposto.
Quindi s’è sviluppato il filone tributario, affidato alla Compagnia della Gdf di Monfalcone, pubblici ministeri Laura Collini e Paolo Ancora. La verifica fiscale s’è appaiata all’accertamento di una «società fittizia», come definita dagli inquirenti, che hanno rilevato un imponibile sottratto a tassazione per circa un milione di euro, nonché quindi Iva evasa per circa 250 mila euro, «anche mediante utilizzo di fatture false». Sulle quali la Procura ha focalizzato l’attenzione. Sono emersi due soggetti prestanome. L’ipotesi pertanto è quella secondo la quale «la società serviva a “scaricare” i costi del leasing di un’imbarcazione di 16, 5 metri di lunghezza», “Horus” il suo nome. L’avvocato Paolo Mulitsch che assieme al collega Paolo Lazzari ha assunto la difesa di Cavallo, ha affermato: «Contestiamo l’accusa di appropriazione indebita in quanto il nostro assistito è piuttosto creditore nei confronti di Estpiù, oggi Eni. Parliamo di somme quantificabili in oltre il doppio rispetto a quanto rivendicato dalla stessa società, che s’era avvalsa dell’attività del legale a titolo gratuito. Il riferimento – ha aggiunto – è ad una clausola in tal senso subentrata successivamente, e dichiarata nulla ai fini di legge» (art. 13 bis pubblicato sulla Gazzetta ufficiale del 5 dicembre 2017). «Vogliamo far valere la nullità della clausola – ha continuato l’avvocato –. Il nostro assistito ha assunto 400 cause per conto di Estpiù sostenendo costi per i quali ne richiede il ristoro. Nulla quindi è dovuto. Abbiamo comuque fiducia nell’operato del giudice». —
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