Trasporto pazienti, l’Ass Triestina si tira indietro
La Cgil non nasconde la propria preoccupazione. E per voce del suo segretario Funzione pubblica Rossana Giacaz chiede garanzie «dal punto di vista occupazionale» e sul piano dei «servizi» all’utenza. Il sindacato è in apprensione per la decisione dell’Azienda sanitaria di recedere dalla convenzione stipulata nell’agosto del 2010 con l’Azienda ospedaliera per la gestione in comune del servizio dei cosiddetti trasporti secondari. La decisione è stata comunicata ufficialmente e avrà effetto dal 1° luglio.
È bene puntualizzare subito che l’accordo ancora in essere per cinque mesi non riguarda i trasferimenti collegati a emergenze e interventi di soccorso sanitario in urgenza. Bensì, per trasporti secondari, si intendono gli spostamenti (in ambulanza o con autovettura) di pazienti ricoverati negli ospedali triestini verso altre strutture ospedaliere o centri specialistici, tra nosocomi (Cattinara e Maggiore), dagli ospedali a domicilio o in casa di riposo dopo dimissioni da ricovero e dall’abitazione alle strutture mediche pubbliche e convenzionate per accertamenti diagnostici, visite e terapie in ambulatorio o per ricoveri programmati.
Oggi, attraverso il coordinamento della centrale operativa del sistema 118, l’organizzazione di questa tipologia di trasporto è in capo all’Azienda sanitaria. Viene effettuato - secondo la convenzione - dai soggetti vincitori della gara d’appalto, altre istituzioni pubbliche o associazioni di volontariato. A livello di personale aziendale dedicato, per la gestione di quanto previsto dall’accordo, erano stati individuati tre operatori socio-sanitari e un collaboratore amministrativo part-time. Con una partecipazione dell’Azienda ospedaliera alle spese per la copertura dei relativi costi pari a un terzo del totale (i due terzi invece a carico dell’Azienda sanitaria), individuato in prima istanza in 35.300 euro, spesa presunta dopo la stipula della convenzione. A cui aggiungere poi gli esborsi legati ai trasporti di competenza gestiti invece, da convenzione, dall’Azienda sanitaria: il quantum preventivato per il primo anno era stato di 110mila euro.
«Difficoltà di natura gestionale» nella collaborazione: questa la motivazione con cui l’Ass ha deciso per il recesso. Ognuno per la sua strada. E ora cosa accadrà? Chi si occuperà dei trasporti secondari? Sempre più “taxi sanitario” per i pazienti dimessi dagli ospedali, con oneri quindi a carico dell’utenza stessa (fra i 29 e i 50 euro per tratta urbana)? L’Azienda sanitaria si è comunque impegnata a rinnovare l’appalto del servizio che è in scadenza al 28 febbraio. Ma riguardo ai trasporti di competenza dell’Azienda ospedaliera, come si struttureranno gestione e organizzazione? Giacaz riassume il quadro che pare profilarsi: «Scaduta la gara d’appalto per i trasporti secondari di entrambe le aziende, ognuna si regolerà per conto suo. Con proprio appalto. Noi come sindacato - prosegue l’esponente della Cgil - abbiamo due preoccupazioni. La prima occupazionale, legata a chi oggi arriva a 38 ore settimanali di lavoro anche grazie all’impiego per questo servizio: cosa succederà venendo meno tale impegno? In secondo luogo, auspichiamo che le due Aziende non costruiscano bandi che determinino sovrapposizioni tra orari e trasporti, rendendo tutto più difficile. Bisogna fare attenzione alla funzionalità, e il personale delle cooperative cui saranno assegnati gli appalti andrà assunto con contratto. Abbiamo inviato una nota sulla questione - conclude Giacaz - alle rispettive direzioni».
Dall’Azienda sanitaria il direttore generale Fabio Samani rassicura l’utenza: «Nessun servizio verrà a mancare ai cittadini». E sull’evoluzione in corso: «Stiamo perfezionando le modalità, è in atto una procedura amministrativa». Mentre sul versante dell’Azienda ospedaliera il direttore generale Francesco Cobello, fa sapere che nei prossimi giorni il tema sarà affrontato in maniera approfondita.
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