Trappola del debito: l’arma della Cina per l’espansione nella ex Jugoslavia
TRIESTE La tigre cinese fa paura. Il colosso dell’economia mondiale infatti sta sfruttando il suo strapotere finanziario in senso geopolitico e sta allungando i propri artigli sui Balcani. L’allarme giunge dalla Conferenza sulla sicurezza di Monaco che si inaugura oggi nel capoluogo della Baviera cui presenziano una cinquantina tra premier e ministri degli Esteri mondiali.
Il rapporto pubblicato per l’occasione, che presenta tutti i principali rischi per la sicurezza in tutto il mondo, contiene un capitolo speciale sui Balcani in cui l'attenzione cade sulla crescente influenza delle potenze extraeuropee, in particolare Cina e Russia, in un momento in cui le prospettive di adesione all'Europa per i non stati membri ex jugoslavi si stanno oscurando.
Nel documento, come riporta Balkan Insight, si sottolinea l'indebitamento di quattro Paesi balcanici in particolare con Pechino. In testa c’è il Montenegro in termini di percentuale del debito estero nei confronti della Cina, con il 39 per cento del debito estero totale. Si tratta di un prestito di 809 milioni di euro per costruire il primo tratto di un'autostrada verso la Serbia che ha portato a crescere il livello del debito del Montenegro all'80% del suo Pil, sollevando preoccupazioni sulla Cina che sottopone il Montenegro a ciò che la relazione definisce "diplomazia trappola del debito".
La Macedonia del Nord è al secondo posto per il suo indebitamento verso la Cina. Un quinto del debito estero proviene da prestiti con Pechino. È seguita da Bosnia-Erzegovina e quindi dalla Serbia che devono rispettivamente il 14 e il 12 per cento del loro debito estero totale alla tigre cinese. «Mentre Pechino sostiene l'adesione all'Ue della regione, le sue attività hanno sollevato il sospetto all'interno dell'Unione europea che la Cina possa sfruttare il suo peso economico per ottenere guadagni politici», scrive il rapporto. Aggiunge inoltre che un altro problema è costituito dai progetti cinesi che non sono necessariamente conformi alle regole di trasparenza e sostenibilità dell'Ue.
Il rapporto cita altri esempi di influenza cinese nella regione, come la promozione della copertura "positiva" della Cina nei media serbi e l'organizzazione di simposi sul "giornalismo sonoro". Sottolinea la regolare pubblicazione di editoriali di Xi Jinping nei media serbi. Rileva anche l'ascesa della rete di think tank Cina-Europa centro-orientale, che diffonde gli interessi principali di Pechino in tutti i paesi balcanici, in particolare in Macedonia del Nord.
La relazione rileva inoltre che, mentre l'Ue rimane il principale donatore e investitore nella regione con un margine significativo, solo di recente ha sollevato il rischio di una maggiore presenza nella regione della Cina e della Russia, ma allo stesso tempo ha diminuito «l’inevitabilità dell'adesione all'Ue».
L’Europa, comunque, ha deciso proprio in queste ore di cercare di correre ai ripari. Consiglio e Parlamento Ue hanno raggiunto l'accordo sul nuovo quadro per il controllo degli investimenti esteri diretti con il quale potranno avere una visione molto più completa degli investimenti esteri nell'Unione europea e, per la prima volta, avranno la possibilità di affrontare collettivamente i potenziali rischi per la sicurezza e l'ordine pubblico.
Si tratta di un meccanismo di cooperazione grazie al quale gli Stati membri e la Commissione potranno scambiarsi informazioni ed esprimere le loro preoccupazioni relative a investimenti specifici. E consentirà alla Commissione di esprimere pareri nel caso in cui un investimento minacci la sicurezza o l'ordine pubblico di più di uno Stato membro o nel caso in cui un investimento possa compromettere un progetto o un programma di interesse collettivo per la Ue, come Orizzonte 2020 o Galileo.
È una delle iniziative per fronteggiare lo shopping internazionale di gioielli tecnologici europeo, shopping in cui si è particolarmente distinta la Cina. —
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