Trame e orge di regime nelle carte segrete della polizia di Mussolini
Da una lettera anonima inviata a Benito Mussolini il 22 dicembre 1927: «Sento il bisogno di comunicarVi che, qui a Milano, si congiura contro Vostro fratello Arnaldo, perché gira la voce che si fotte con la moglie di Mario Giampaoli (il federale di Milano, ndr), quale, poveretto, per non perdere la carica, non parla». Da un rapporto della polizia segreta del 16 ottobre 1928: a Villa Arditi «si riunivano a gozzovigliare il prefetto D’Arienzo, l’on. Staraca,l’on. Manfredi, l’on. Bono, Lupi, Bellonia, Parisi Giuseppe (...) e diverse altre personalità (...) si facevano condurre delle donnine allegre e anche delle ragazze di buona famiglia, servendosi di una maitresse, la Pantaleo (...) spesso alle ragazze, per eccitarle, veniva fornita della cocaina e della cantaride in bicchieri di spumante, per modo che dopo cedevano più facilmente ad ogni richiesta oscena. In una di queste riunioni l’on. Starace, mentre si avviava o era per mettersi a giacere con una ragazza, alla presenza di alcuni amici, ebbe a dire testualmente: “Voltati che te lo suono in culo come farei con Sant’Oronzo!”».
Ancora una: il 4 marzo 1942 un rapporto di polizia indaga sui comportamenti del ministro della Cultura popolare Alessandro Pavolini: «Per quanto lo abbia consentito la delicatezza dell’indagine, è risultato che effettivamente nell’ambiente cinematografico di Cinecittà si è sparsa la voce che l’Eccellenza Pavolini un giorno si sia denudato per aderire al desiderio espressogli dall’amante, l’artista cinematografica Doris Duranti e da altre artiste, di vedere come era fatto un ministro, e che in casa della Duranti sia stata celebrata la così detta “messa nera” alla presenza della predetta Eccellenza. È risultato altresì che a spargere la tale voce non siano state estranee le artiste cinematografiche, sorelle Carola e Mariella Lotti. Per ovvie ragioni di riservatezza, non si è ritenuto opportuno approfondire l’indagine».
Altro che notti ad Arcore. Dal 1922 al ’45 il Ventennio fascista fu caratterizzato da trame, congiure, ricatti e degenerazioni di ogni genere dei costumi sessuali di ministri, gerarchi e onorevoli, con i salotti politico-letterario-mondani dell’epoca frequentati da avventurieri di ogni risma e nobildonne senza scrupoli, da attrici e soubrette «sempre pronte a immolare le proprie grazie nelle alcove dei potenti». Sin qui, in fondo niente di nuovo, come già raccontato fra l’altro da Pasolini in quella terribile metafora del potere che è il film “Salò o le 120 giornate di Sodoma”.
Ora, però la realtà storica sembra superare la fantasia. Basta leggere i documenti raccolti nel libro “Le carte segrete del Duce” (Mondadori, pagg. 238, euro 20,00) di Mario José Cereghino e Giovanni Fasanella, da oggi nelle librerie. Documenti in gran parte inediti, frutto del lavoro della tentacolare rete di informatori messa a punto a suo tempo da Mussolini durante gli anni del regime, e che seguono principlamnete due direttive: i complotti massonici e gli scandali sessuali. Cereghino e Fasanella, già autori del “Golpe inglese” (Chiarelettere) sono tornati nei National A. rchives and Records Administration del Maryland e, soprattutto, nei sotterranei degli archvi britannici di Kew Gardens, nel Surrey. Qui hanno trovato i documenti che un gruppo di “Special Agents” dell’Office of Strategic Service (Oss) americano e dello Special Operations Executive (Soe) britannico, raccolsero e fotografarono in un certosino lavoro di indagine tra l’estate del 1945 e la primavera del ’47.
E in un volume di oltre 400 pagine ecco che i due autori hanno trovato la lista del “Mussolini’s Secretariat”: una preziosa raccolta di telegrammi, rapporti di polizia e dei servizi segreti, lettere anonime, intercettazioni, memorandum confidenziali, note informative che formano un quadro impressionante della “vita privata” del regime fascista visto dall’interno. Certo, notano gli autori, «molti documenti si trovano anche in Italia, sparsi nelle varie sedi degli archivi di Stato». Tuttavia «era assai più intrigante esaminare le carte private di Mussolini nella loro interezza».
Intrigante di certo lo è anche per il lettore, che si trova squadernati davanti più di vent’anni di trame e porcherie di ogni genere. A cominciare dal controverso rapporto che Mussolini ebbe con le logge massoniche, messe fuorilegge nel 1925, ma in realtà mai sparite e anzi sempre attive, con personaggi legati alla “Fratellanza” come Achille Starace, Italo Balbo, Pietro Badoglio, dietro i quali si consuma una lunga lotta di potere interna al regime.
Ma le spiate, le soffiate e i rapporti di polizia si concentrano anche e soprattutto sulla vita privata di gerarchi e onorevoli, mettendo in luce una fame di denaro, sesso, cocaina e potere che dai salotti mondani arriva fino ai più squallidi giri di prostituzione.
Già nel 1927 troviamo il giovane Federale di Milano, Mario Giampaoli (che sarà coinvolto l’anno dopo in una colossale tangentopoli nella capitale lombarda), amante della vita notturna e assiduo frequentatore di bische e bordelli. Secondo una lettera anonima sua moglie, Francesca Fantoni, «era una di strada». Anche la consorte di Roberto Rossi, il vice di Giampaoli, era una «prostituta» da tutti conosciuta con il nome di battaglia di “Nanna”.
E il 1° ottobre 1930 un rapporto di polizia dà conto delle scappatelle del gerarca Giacomo Acerbo, ministro dell’Agricoltura, che ha un debole per le adolescenti. Scrivono gli agenti: «Pochi giorni orsono, una ragazza molto giovane, invitata dal Segretario Particolare di Acerbo, si recò al Ministero dove, dopo qualche atto di libidine, il ministro le diede in compenso Lire 150. La ragazza è rimasta poco soddisfatta perché si attendeva Lire 500, ma si consola affermando che si trattò di un affare di cinque minuti».
E questi non sono che pochi esempi di una enorme raccolta di documenti per dare conto dei quali, spiegano Cereghino e Fasanella, «non basterebbero dieci libri».
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