La ripartenza del Tram di Opicina: a Trieste la festa popolare per un’icona cittadina
L’imprevisto dell’auto sui binari, poi la tensione si scioglie e parte il vecchio fischio. Per la carrozza blu è un abbraccio affettuoso che inizia all’alba e dura per 19 corse
I minuti di ritardo iniziano ad accumularsi e l’alzataccia sembra quasi vana. Il piano iniziale era di partire da piazza Dalmazia alle 6.53 del mattino, ma l’ultimo dei tanti imprevisti per il Tram nato disgrazià è un’automobile lasciata sui binari di piazzetta Casali.
Il personale della Trieste Trasporti controlla ripetutamente l’ora, i nervi sono a fior di pelle, ma dopo otto anni e mezzo di fermate mancate la pazienza dei triestini è temprata.
Basta una bandiera, una chitarra, una canzone. Il ritornello stonato, il coro da stadio quando il carro attrezzi sgombera la via. Il fischio, il profilo bianco e blu che si fa avanti da via Martiri della Libertà, la corsa per salire a bordo. Il Tram di Opicina è ripartito.
Il tram è ripartito
La carrozza 401 lascia il capolinea alle 7.35, caricando decine di passeggeri e lasciandone altrettanti alla pensilina di piazza Dalmazia, in attesa della prossima corsa. Il primo a salire a bordo è Filippo, triestino di quattro anni appassionato di trenini. In testa un cappellino in lana fatto ai ferri, in mano un modellino del Tram di Opicina. «Fino all’altro ieri non ci avrei mai sperato», ammette la madre Miriam Sartori, validando i due biglietti elettronici sul lettore ottico della moderna obliteratrice.
Generazioni a bordo
Filippo si sistema in braccio alla mamma sulla prima fila di sedili in legno, si porta le mani al viso mentre un fischio rauco e sordo annuncia la prima arrampicata su per via Martiri della Libertà. «Adesso si attacca, adesso si attacca», esclama l’ottantenne Dino, quasi a rassicurare chi per età e distanza quell’itinerario non l’ha mai percorso e non ne può conoscere (o ricordare) le ripide salite, le improvvise discese, le curve strette strette. Il fischio prolungato e poi la breve scivolata, prima di attraccarsi alla funicolare. E salire.
Il grande ritorno del Tram di Opicina: le foto
Il saluto dei clacson
Il Tram inizia ad arrampicarsi su quelle benedette rotaie e dai finestrini la vista cade dalla fermata di Sant’Anastasio, si allunga su via Romagna fino alla vetta di Scorcola. Il primo viaggio in otto anni e mezzo è salutato dai primi risvegli affacciati sulla tramvia, dalle auto che scortano il convoglio attaccandosi al clacson come fosse una partita di campionato.
Ricordi e aneddoti
Trombette e fischi che fanno da sfondo a un chiacchiericcio assopito tra Conconello e la fermata di Banne. Franco e Steven ripercorrono lo scontro frontale, i cantieri andati per le lunghe, i binari da rifare, la rincalzatrice, quei rarissimi freni a pattino. Marco, triestino doc armato di bandiera alabardata, discute con gli amici del futuro dell’Unione e ricorda delle gite domenicali su fino a campo Cologna.
A bordo c’è anche Alì Mudassar, arrivato a Trieste lungo la rotta balcanica e poi rimasto in città come mediatore culturale e volontario della Comunità di Sant’Egidio. «Potrei essere il primo pachistano salito sul Tram di Opicina!», dirà ironizzando mentre la vettura supera infine Campo Romano e gira all’Obelisco.
L’arrivo a Opicina
«Hai avuto paura? Neanche sulla funicolare?». «No, per niente!», esclama Filippo all’ultimo miglio di via Nazionale. Il Tram arriva alla rimessa di Opicina alle 8.04, terminando la sua prima corsa dall’incidente del 16 agosto 2016 nell’applauso dei passeggeri a bordo e di quelli in attesa di salire. Il tranviere, David Zerjal, tira un sospiro di sollievo, ma il cambio dura pochi minuti. Neanche il tempo di un caffè “Alla Tramvia”, che subito si riparte.
Il Tram inizia a recuperare i minuti di ritardo del mattino. Il ritorno ha meno aspettative, meno da dimostrare. I binari reggono, i finestrini sono ancora appannati dall’umidità del mattino. Il momento è tutto – e solamente – lì, a bordo.
Il secondo viaggio
Il secondo viaggio, come pure il primo e tutti quelli della giornata, avviene senza esponenti dell’amministrazione comunale, senza istituzioni, senza politica con l’unica eccezione del consigliere di centrosinistra Riccardo Laterza, capogruppo di Adesso Trieste, che si presenta all’alba. Il fischio del Tram sembra arrivare come un regalo di compleanno per Roberto Dipiazza, che però sulla corsa inaugurale non c’è. Sta festeggiando gli anni in Friuli. «In oltre otto anni non sono mancate le difficoltà, gli ostacoli, non c’era motivo di fare feste in grande: sono solo contento che i triestini possano tornare sul Tram», dice il primo cittadino. Nessuna cerimonia, vale la ripartenza.
La festa popolare
La sola festa è stata quella popolare, quella di Filippo che in braccio alla mamma è salito per la prima volta su per la funicolare, di Luciana Cossutta che è tornata a bordo di quelle carrozze che da ragazzina l’accompagnavano a scuola. È la festa anche di Alì che anni fa non sapeva neanche dell’esistenza del Tram di Opicina.
File lunghissime
Il Tram sferraglia su e già per tutta la giornata, tutte le corse dal centro città sono piene, la fila al capolinea lunghissima. Prima dell’ultima partenza il bar di Opicina ha ormai terminato tutta la carta per stampare i biglietti. In totale farà 19 corse, dieci in andata e nove al ritorno. Così per altre due settimane, quando le carrozze diventeranno prima due e poi, tra un mese, in tutto tre, e il servizio sarà tornato finalmente a regime. Proprio come otto anni e mezzo fa.
Ma prima c’è da terminare il secondo viaggio in discesa, l’arrivo in piazza Dalmazia con il solito applauso. E poi un’altra risalita, verso piazzale Monte Re, dove ad accoglierlo c’è il contraltare del taglio del nastro: una bandiera, una chitarra, una canzone. «El tram de Opcina, xe nato disgrazià». —
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