Incidenti, ritardi e ostacoli burocratici: così il tram “nato disgrazià” è rimasto fermo 8 anni e mezzo

L’epopea del Tram di Opicina è iniziata nell’agosto del 2016 dopo lo schianto tra due vetture a Conconello. Ma era solo l’inizio

Francesco Codagnone
L’incidente fra i due tram nell'agosto 2016
L’incidente fra i due tram nell'agosto 2016

L’ultima corsa del Tram di Opicina era partita il 16 agosto 2016, otto anni e mezzo fa. La prima vettura, la 404, aveva appena lasciato piazzale Monte Re per una corsa tecnica. L’altra, la 405, regolarmente in servizio, era ripartita da Conconello. Poi il frontale. Il bilancio è di nove feriti (lievi), tre inchieste e un processo. I due tranvieri vengono condannati a sei e otto mesi, il Tram a otto anni e mezzo di imprevisti, di appalti e subappalti andati male. Imprese in ritardo e querele. Il palo della “grande B”, della burocrazia individuata da Roberto Dipiazza quale nemica numero uno. Il Tram di Opicina, nato disgrazia’, rimane fermo.

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Ottimismo mal ripagato

In realtà, la riparazione delle due vetture, peraltro poste sotto sequestro, richiede molto meno del previsto. Tanto che nel giugno 2017, dopo le prime cautele, l’allora assessore Luisa Polli azzarda: «Ormai siamo davvero a buon punto».

Ma quel primo ottimismo non viene ripagato dalla realtà, al punto che il Piccolo avvia una raccolta firme che a ottobre 2017 si chiude con 15.783 adesioni. Altre 2.200 le sottoscrizioni alla petizione lanciata da CamminaTrieste. Firmano l’allora presidente Debora Serracchiani e il suo assessore Maria Grazia Santoro. Firma l’ex premier Matteo Renzi.

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«A che serve? C’è qualcuno che non vuole la riapertura del Tram?», risponde allora Dipiazza, anche a chi riteneva l’amministrazione poco interessata al riavvio della linea 2 (proprio nell’ultima intervista al Piccolo il primo cittadino diceva che «non vedo il motivo di tanto innamoramento»).

L’inghippo burocratico

Cosa non stava funzionando, allora? La linea tramviaria è di proprietà del Comune, ma è gestita dalla Regione e la messa in esercizio spetta a Trieste Trasporti, mentre per riattivare il servizio serve il via libera dell’Ustif (poi Ansfisa). Trascorso un anno dal sinistro, per quanto i lavori sulle carrozze siano ultimati, il nulla osta non arriva. I regolamenti sono cambiati e la tramvia non risulta più a norma. Binari inclusi.

 

I triestini intonano la canzone dedicata al tram di Opicina

Il nervi in Municipio sono tesissimi. Nel maggio 2018, all’ennesimo “no” il sindaco posta un video tuonante. «Questo ingegner Antonio De Fazio dell’Ustif... questi servitori dello Stato si permettono di bloccare la trenovia con una serie incredibile di prescrizioni». Il dirigente dell’ente tirato in ballo querela Dipiazza per diffamazione. Il sindaco viene assolto, ma il rapporto tra Comune e Ustif è ai minimi storici.

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Mille giorni e richieste

I giorni diventano mille, altrettante le richieste dell’Ustif, che prevedono l’ammodernamento delle fermate e la sostituzione di binari e traversine per due chilometri di tramvia: da Cologna a via Commerciale, dall’Obelisco a Opicina. Il primo bando viene annullato per assenza di requisiti. Il secondo è vinto dalla Fenix di Bologna con un ribasso del 19,7%, poi subappaltato alla casertana Vitale One. Il cantiere è consegnato a settembre 2020: da qui è il calvario.

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“Pensi di farcela?”

Tra pandemia e rimpalli i 120 giorni previsti diventano più di 500. Sulla fiancata del Tram compare uno striscione: «Pensi di farcela?». Il cantiere entra nel mirino del centrosinistra e di un’indagine della Commissione regionale antimafia, le penali volano a migliaia di euro. A novembre 2021 Dipiazza va in onda. «Il primo febbraio, per il mio compleanno, ci sarà il Tram». Il Tram ripartirà effettivamente il primo febbraio, ma di tre anni dopo. Fermate mancate che le opposizioni continueranno a ricordare ogni anno in piazza Oberdan con torte e bollicine.

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Niente nulla osta

I lavori di Vitale One terminano a metà 2022, ma c’è l’ennesima fermata a sorpresa. I binari vanno livellati e riallineati. Ancora. A questo punto entra in scena la rincalzatrice della De Aloe Costruzioni. I lavori ripartono e finiscono l’anno dopo. Ma il nulla osta dell’Ansfisa (che ha sostituito l’Ustif) non c’è. Neanche questa volta.

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Il nuovo regolamento

Trascorre un altro anno e nel 2024 spunta un nuovo regolamento stilato da Ansfisa, Ferrovie dello Stato, Regione, Trieste Trasporti e Comune che chiede di estendere i lavori fatti negli anni precedenti a tutto il resto della tramvia. Binari, scambi, assali. Tutto. Ancora? Eppure il percorso è sempre quello, a eccezione dell’ultimo tratto fino a piazza Oberdan, quello resta interdetto.

«Farò ripartire il Tram vuoto, senza passeggeri», sbotta allora il sindaco Dipiazza, per poi minacciare la «burocrazia romana» di «andare in Procura», la stessa che di risposta lo convocherà a Roma. Il vertice è serrato e tratta le deroghe ammissibili. Il 3 settembre 2024, Comune e Ansfisa diramano infine una nota congiunta: il Tram ripartirà «in un tempo stimato entro la fine dell’anno».

Tre mesi come otto anni

In tre mesi sembra accadere quello che non è accaduto in oltre otto anni. I ritocchi finali sulle rotaie, la conta delle patenti, la missione a Berlino, i freni a pattino da forgiare su modello degli originali. Il Comune stanzia 1,2 milioni: il costo dello stop supera così i 3,6 milioni. Il 17 dicembre la carrozza 401 lascia Opicina verso Scorcola. Il collaudo dell’Ansfisa è positivo. Il Tram potrà ripartire. I lavori del Comune sono finiti, mancano le ultime procedure di Trieste Trasporti, che però prende tempo. Quando si tornerà a bordo? Il pre-esercizio è completato, i blocchi consegnati. Tra gli addetti il riserbo è massimo.

L’ultimo via libera

Fino all’ultimo c’è chi non ci vuole credere, chi parla di rimandare tutto di un mese. I tecnici all’opera su via Martiri rimbalzano sui social («faranno in tempo?»), l’altro ieri in piazza Dalmazia non c’era neanche la pensilina. E poi. Ansfisa invia l’ultimo nulla osta, la Regione accorda il ripristino e il Comune prende atto. Trieste Trasporti invia il comunicato. Il primo febbraio 2025 arriva senza cerimonie e tagli del nastro, perché la festa è solo dei triestini che cantano al capolinea. Il Tram di Opicina riparte in ritardo, ma solo di qualche minuto. —

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