Tram fermo, a Opicina soffre l’indotto

Ristoratori e commercianti del borgo carsico chiedono che le corse delle storiche vetture sui binari vengano ripristinate al più presto: già registrato un calo degli affari del 30%
Foto BRUNI Trieste 01 04 2011 Campo Cologna
Foto BRUNI Trieste 01 04 2011 Campo Cologna

Gravi danni per l’indotto economico creato dal tram di Opicina fermo ormai da mesi. Il grido d'allarme lanciato dai commercianti della loclaità carsica è unamine: le ripercussioni che ogni singola attività subisce è molto pesante.

«Da quando il tram è fermo - racconta Michele Mattera, gestore del bar - edicola situato al capolinea di Opicina - il lavoro è calato del 30%. I turisti qui arrivano da marzo ad ottobre e comunque quello che realmente manca è un punto d'informazione turistico che possa esaudire tutte le richieste in modo preciso».

Scendendo lungo la via Nazionale il parere dei commercianti è concorde: la prolungata assenza del tram sta allontanando la gente dal borgo carsico. «Da settembre ad oggi - parla Darko Malalan, titolare dell'omonima oreficeria - abbiamo assistito ad un costante calo di afflusso di persone e di conseguenza le nostre attività ne stanno risentendo notevolmente. Mi sembra allucinante che il Comune, proprietario della trenovia, in prossimità dell'estate non sappia quando, come e, a questo punto anche se, il tram ritornerà in servizio proprio in un territorio che si basa sul turismo».

A invocare una sua ripresa quanto mai rapida ci pensa Massimiliana Gustin, della trattoria Max. Ma c'è anche chi vede nella tranvia non solo un mezzo di trasporto, ma anche uno strumento con una funzione sociale di aggregazione.

«Questa linea - racconta Guido Cobez, vice presidente del consorzio "Centro in Via" nonché titolare dell'omonimo locale storico - venne costruita all'inizio del Novecento in poco più di un anno ed ora, nel terzo millennio, non riusciamo a farla ripartire? E' ridicolo! Senza contare che tante sono le nonne che utilizzano questo servizio per portare a Opicina i propri nipoti, cosicchè la gita diventa un'occasione per fare degli acquisti».

C'è anche chi pensa che Opicina non appartenga più al Comune di Trieste. «La nostra splendida città - interviene Gianna Venturini Crismani, presidente dell'Associazione per la Difesa di Opicina - sembra divisa in zone di serie A e serie B. I nostri politici pensano che all'Obelisco ci sia un muro virtuale e che in quel punto finisca la nostra bella ma povera Trieste».

Qualcuno addirittura non riesce a credere che i tempi dei lavori si siano dilatati a dismisura ed accusa il contraccolpo. «Da quando è stato riparato - conclude Nadia Bellin del negozio Roberta Pelletteria - il tram non funziona più bene come una volta. Bisognerebbe invece dedicargli un museo apposito e far viaggiare le due vetture storiche, ora sempre chiuse in deposito».

E qualche bambino ha già pensato cosa chiedere il prossimo 6 di dicembre a San Nicolò, come la figlia di Roberta Maggini, che desidera che il tram di Opicina ritorni quanto prima. Un regalo che sarebbe molto utile alla collettività.

Andrea Di Matteo

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