Traghetto Covid, Fedriga fuga i dubbi: «La nave arriverà»
TRIESTE. Il presidente Massimiliano Fedriga assicura che i dubbi sul contratto sono superati e che la nave ospedale arriverà a Trieste «la prossima settimana», ma la conferma arriva solo dopo le domande dei giornalisti, perché nella conferenza stampa di ieri il governatore ha puntato tutto sulla richiesta affinché il governo lasci quest’anno e il prossimo al Friuli Venezia Giulia 1,3 miliardi che la Regione deve allo Stato come contributo per il risanamento della finanza pubblica.
Se così non sarà, «non saremo in grado di pagare gli stipendi ai medici o i servizi sociali dei Comuni». La presa di posizione di Fedriga è dura e, al pari del via libera al traghetto Covid, genera nuove tensioni con i partiti che in Fvg sono opposizione e a Roma sostengono invece la maggioranza.
Il presidente deve gestire contemporaneamente l’emergenza sanitaria triestina e quella del bilancio regionale che, a causa della crisi coronavirus, si avvia verso il profondo rosso. Sul fronte case di riposo, Fedriga ha sentito nella mattinata di ieri i rappresentanti del gruppo Msc, controllante della società Gnv, che aveva chiesto un giorno di tempo per decidere se spostare la nave sulla base di un contratto con scadenza al 31 luglio, data fissata come termine dell’emergenza nazionale e oltre cui non si possono firmare contratti per servizi legati all’epidemia.
«Mi hanno detto di comprendere la situazione – dice Fedriga – e hanno dato la disponibilità al noleggio, che verrà sostenuto con fondi nazionali. Il problema è superato: la nave arriva». Sui tempi il governatore si è mantenuto generico, parlando di «prossima settimana», mentre sulla scelta si è richiamato al parere espresso dall’Azienda sanitaria: «Deve essere il presidente della Regione a dire se serve la nave, il treno, la mongolfiera o la villa? Abbiamo una relazione tecnico scientifica che attesta che questa è la soluzione più sicura. Il dibattito è surreale: sulle scelte economiche ci sono posizioni diverse, ma non può essere il politico di turno a fare le scelte mediche».
E le polemiche esplodono su questo e quel tema, dopo che Fedriga ha sottolineato che «se il governo non accetterà la nostra richiesta di sospendere il contributo straordinario del Fvg al risanamento della finanza pubblica, la Regione non potrà pagare lo stipendio dei medici». Il presidente diramerà oggi un appello a sindaci, consiglieri regionali e parlamentari, chiedendo di sottoscrivere la richiesta della giunta.
A deputati e senatori domanderà inoltre di non votare il decreto Maggio, se l’esecutivo non verrà incontro all’appello: «Il governo deve comprendere che stiamo vivendo un momento di grave emergenza. Versando gli importi previsti per il 2020 e per il 2021, non saremo in grado di garantire i servizi essenziali previsti dalla Costituzione. Dal 2011 abbiamo sempre rispettato i patti, ma ora è venuto il momento di difendere in modo compatto i nostri diritti: per questo chiederemo a tutte le forze politiche di difendere la nostra terra».
Ma la compattezza è una chimera. Sulla nave ospedale il dem Roberto Cosolini chiede l’audizione del direttore dell’Azienda sanitaria Antonio Poggiana e chiede «perché Asugi non sposta ancora dalle case di riposo gli anziani nelle residenze che hanno dato disponibilità?». Sergio Bolzonello si concentra sulla questione bilancio: «La difesa del Fvg è obiettivo comune, ma atti unilaterali portano alla rottura tra istituzioni. Serve vera condivisione, non aut aut: il documento di Fedriga non può essere un ultimatum». Il gruppo M5s boccia a sua volta «il braccio di ferro sui patti finanziari», auspicandone la revisione ma invitando a giocare «una partita di squadra tra governo, Regione e tutte le forze politiche».
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