Tragedia sul Lussari: «Jennifer e Massimo ora sono qui con noi»
TRIESTE Due bare in legno chiaro, l’una accanto all’altra. Così Jennifer Bubic e Massimo Grassi, i giovani dispersi la scorsa settimana sul Lussari e trovati morti dopo quattro giorni di ricerche in fondo a un dirupo, sono stati salutati ieri mattina nella chiesa di Montuzza dai loro cari, dagli amici, dai colleghi della Flex, dai volontari del Soccorso alpino del Friuli Venezia Giulia, schierato in fondo con le loro divise, e da tanti triestini che avevano seguito con apprensione proprio le lunghe operazioni di ricerca e che ieri hanno risalito il colle di San Giusto per dare un segno di vicinanza a quelle due famiglie colpite da un tragico destino.
Nelle primissime file, accanto ai due feretri, i parenti più stretti. Un dolore, il loro, composto, silenzioso, profondo. Ad accompagnare la cerimonia le note della Cappella corale di Montuzza, dei coristi che con quei ragazzi avevano condiviso quella passione ma pure una profonda fede.
Nel rispetto della semplicità che contraddistingueva i due ragazzi, le famiglie, di comune accordo, hanno preferito rinunciare ai fiori invitando invece quanti hanno partecipato alle esequie a destinare un’offerta alla Comunità di San Martino al Campo dove Jennifer prestava, da volontaria, il suo aiuto, e al Soccorso alpino e speleologico della nostra regione, che con le sue squadre di volontari si impegna quotidianamente nelle emergenze.
Sono stati proprio quei volontari – alcuni di loro erano presenti anche ieri nella chiesa di Montuzza – a intervenire la scorsa settimana sul Lussari e a dare anima e corpo per cercare di trarre in salvo i due triestini dispersi, impegnando decine di uomini e tecnici specializzati nelle ricerche in montagna, tra sentieri ghiacciati e salti nel vuoto. «Dalle vostre amate montagne il vostro viaggio continua nella Luce del Signore», hanno scritto i familiari della coppia nel necrologio che annunciava l’estremo saluto alla trentacinquenne Jennifer e al quarantunenne Massimo nella chiesa di Montuzza. Ed è proprio a quel viaggio che ridona la vita, una luce, che ha dedicato la sua omelia frate Mario Sartor.
«La Chiesa – ha invitato a riflettere – è l’unico luogo dove si supera la morte. Jennifer e Massimo hanno superato la morte e ora posseggono la vita di Dio, la vita eterna. Gesù dice che chi crede in lui supera la morte: questi due ragazzi credevano in lui e questa parola di Gesù si è compiuta in loro». Fra Mario, consapevole del profondo dolore provato soprattutto dei famigliari e da quanti volevano bene ai quei due riservati ragazzi, ha continuato: «Queste parole ci possono consolare – ha sottolineato – ma non ci possono impedire di piangere. Anche Gesù pianse, provò dolore per la morte dell’amico Lazzaro anche se sapeva sarebbe resuscitato. Jennifer e Massimo, anche ora, sono accanto a noi». —
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