Tragedia a Miramare, un sub morto e uno in fin di vita
I due biologi sloveni sono stati trovati a quattro ore di distanza l’uno dall’altro. Erano impegnato in un corso di aggiornamento riservato ad esperti subacquei. Entrambi sono stati colpiti da embolia

TRIESTE.
Tragedia nelle acque della Riserva protetta di Miramare. Un biologo sloveno di 41 anni, Samo Alajbegovic di Pirano, impegnato da alcuni giorni assieme ad altri colleghi sloveni e triestini in un corso di aggiornamento riservato ad esperti subacquei, è stato trovato senza vita dopo quattro ore di ricerche in mare. Un secondo - Ziga Dobrajc, 31 anni, dipendente della Stazione di biologia marina di Pirano - è ricoverato in condizioni disperate in Rianimazione a Cattinara, dopo essere rimasto in arresto cardiaco per quaranta minuti.
Ancora da accertare le cause della drammatica conclusione dell’escursione subacquea. È possibile però che la disgrazia sia stata provocata dal malfunzionamento della particolare attrezzatura utilizzata per l’immersione, subito messa sotto sequestro dalla Capitaneria di Porto su disposizione del pm Lucia Baldovin: il “rebreather”, un sistema di respirazione a ricircolo di gas, che consente di evitare l’emissione di aria all’esterno.
La spedizione di ieri - che coinvolgeva una decina di sub esperti accompagnati da due istruttori della ditta N.U.E.T. (North Underwater Explorer Team) -, nasceva proprio con l’obiettivo di scoprire le potenzialità del rebreather, per poterlo valutare ed eventualmente impiegare nelle attività di osservazione e ricerca scientifica. Non facendo bolle, infatti, questo particolare respiratore, consente agli esperti di avvicinare, e quindi studiare, con maggior precisione le specie marine. Una possibilità giudicata estremamente interessante anche dai due biologi sloveni che ieri, quindi, hanno indossato muta e bombole per partecipare al ciclo di immersioni organizzate a Miramare. Quattro giornate di uscite in mare, da giovedì a ieri, in acque bassissime e in tutta sicurezza, visto che lo scopo ultimo era scattare foto e testare semplicemente le qualità del rebreather.
Nessun rischio, quindi. Eppure qualcosa, nonostante l’estrema preparazione dei partecipanti, non ha funzionato. Attorno alle 11.20, vale a dire pochi minuti dopo l’ingresso in acqua, l’istruttore che si trovava assieme ai due sloveni - il carabiniere Marco Panico -, ha notato il corpo di Ziga Dobrajc. che galleggiava a pancia in giù proprio davanti al Bagno ducale, vicino al Castello, in un punto dove il fondale raggiunge appena i 4 metri. Immediatamente sono scattate le procedure d’emergenza: il sub è stato prima soccorso dai colleghi e, successivamente, trasportato con l’imbarcazione di sicurezza al porticciolo di Grignano, dove nel frattempo era arrivata già l’équipe del 118.
Per riuscire a rianimare il subacqueo senza conoscenza, medico e infermieri hanno lavorato incessantemente, riuscendo a far ripartire il cuore dopo 40 minuti. Di lì il trasferimento in emergenza a Cattinara, dove attualmente il trentunenne lotta tra la vita e la morte. La prognosi è riservata e non si esclude che la prolungata assenza di ossigeno nel cervello dell’uomo possa tradursi in seri danni cerebrali.
La concitazione dei soccorsi prestati al primo sub ha impedito ai colleghi di immersione di notare subito la scomparsa dell’altro biologo sloveno. C’è voluto qualche minuto, infatti, per constatare che Samo Alajbegovic, non era riemerso in superficie assieme al resto del gruppo. Per riuscire a rintracciarlo una trentina di persone tra Capitaneria, sommozzatori dei vigili del fuoco e dei carabinieri e Squadra nautica della Polizia hanno scandagliato in lungo e in largo i fondali della Riserva per circa quattro ore. Il ritrovamento è stato fatto attorno alle 15: il corpo senza vita dell’uomo di 41 anni giaceva ad una quarantina di metri di distanza dalla Sfinge del Parco di Miramare, a circa sette metri di profondità.
Trasportata nella sede della Capitaneria, la salma è stata affidata ai primi rilievi del medico legale Denny Fuliani, che ha riscontrato l’assenza di lesioni esterne. «Sotto il profilo medico - ha spiegato Fuliani - è plausibile che si sia verificata un’embolia gassosa. Ipotesi compatibile con i versamenti trovati nella sacca. Più improbabile invece immaginare un malore di tipo cardiaco, visto anche che i due sub si sono sentiti male a distanza di pochi minuti l’uno dall’altro».
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