Tragedia a Gorizia, una mappa del gioco sulla copertura del pozzo: stabilità da chiarire, area sequestrata

GORIZIA Un pozzo antico nel parco Coronini, nella corte di fronte alle scuderie, con un bordo in pietra alto poco più di un metro, incisioni attorno, largo un metro e venti, ma profondo ben trenta metri. Un luogo atavico per definizione che, come tutti i pozzi richiama la storia, talvolta la magia o anche incute timore o paura. E che, essendo in un luogo pubblico, vista la sua potenziale pericolosità, doveva dare la totale garanzia di sicurezza. A prova anche di bambini che sciaguratamente ci salgono sopra.
Così avranno ritenuto anche gli animatori dei centri estivi parrocchiali che avevano organizzato una giornata di orienteering, pensando di mettere proprio lì sopra quella mappa con gli indizi per la caccia al tesoro. Stefano, uno degli adolescenti che stavano vivendo in allegria una giornata estiva come tante altre, poi virata in tragedia, ci è salito sopra, sicuro che non sarebbe accaduto nulla in quel parco di giochi, divertimenti e di relax. Invece la copertura non ha tenuto e lo ha fatto precipitare facendolo incontrare la morte.
Tanti, troppi gli interrogativi a cui la Procura della Repubblica di Gorizia dovrà dare risposta. E in particolare la dottoressa Ilaria Iozzi che ieri si è precipitata sul posto quando le è giunta notizia che Stefano Borghes, di 13 anni era morto precipitando per trenta metri. Cos’è veramente accaduto? Come è possibile che quella copertura abbia ceduto?
«Il pozzo dove è caduto il bambino aveva una copertura fissata in maniera stabile e, proprio di recente, era stata oggetto di controlli» ha dichiarato alle agenzie il sindaco di Gorizia, Rodolfo Ziberna, che è anche il presidente della Fondazione che gestisce parco e palazzo. Una dichiarazione fatta dopo essere giunto sul luogo e dopo aver interrogato il direttore della Fondazione Enrico Graziano, che era sul luogo della tragedia ed è rimasto li per ore.
«Nessuno riesce a darsi una spiegazione – ha ripetuto commosso il sindaco – erano state fatte tutte le verifiche rispetto alle misure di sicurezza adottate. Il coperchio del pozzo era ancorato con quattro giunti su ognuno dei lati. Da quanto mi hanno riferito, gli animatori del centro estivo avevano posizionato sopra la mappa della caccia al tesoro, usandolo come appoggio».
Polizia, carabinieri, ma gli stessi vigili del fuoco hanno tenuto le bocche cucite come non mai ieri: su ordine della Procura della Repubblica, non sono state fatte dichiarazioni e nemmeno forniti elementi per capire la dinamica di quanto accaduto. Ma durante le ore di tragica attesa fuori dal cortile dove c’era un viavai di persone e di addetti, è stato possibile ottenere elementi più precisi sulla dinamica dell’accaduto. E si è saputo che quel pozzo largo poco più di un metro e venti, con un’imboccatura stretta e che poi si allarga e precipita per una trentina di metri era ricoperto da una piastra di metallo composta da un solo pezzo.
Ma da quanto si è appreso non sarebbe stata fissata saldamente al bordo, era in realtà solamente appoggiata, agganciata ad alcune staffe fissate sul bordo. E non ha ceduto sotto il peso, non certo elevato, di Stefano, non si è rotta e non si è sfondata. Ma si è ribaltata, forse facendo leva su una delle staffe, sganciandosi, e facendo scivolare il ragazzo che è precipitato per trenta metri battendo più volte durante la caduta. Stefano era probabilmente già morto quando è arrivato sul fondo. Il luogo della tragedia è stato messo sotto sequestro dalla Procura che ha aperto un fascicolo e ha incaricato pure un perito per valutare tecnicamente come è avvenuto l’incidente. E se per caso anche una delle staffe ha ceduto o si è rotta. Questioni su cui dovrà rispondere anche il direttore Graziano che è stato invitato in Questura ieri pomeriggio per formalizzare alcune dichiarazioni relative alla manutenzione della struttura e del pozzo. Domande che sono state fatte anche a una delle animatrici ventenne, responsabile del gruppo in cui c’era Stefano, che ieri mattina, poco dopo la tragedia, è stata accompagnata dalla polizia negli uffici della Questura per essere interrogata.
Da quanto si è saputo oggi dovrebbero essere sentiti anche i ragazzi che erano con Stefano al momento della tragedia e che hanno assistito alla sua caduta. Per questi ragazzi che ieri hanno subito questo choc, il sindaco Ziberna ha assicurato un supporto psicologico. Impressione «estrema solidarietà per questo dolore assoluto» alla famiglia di Stefano da parte del prefetto Massimo Marchesiello che è stato informato della tragedia dal sindaco Ziberna. Quando sono terminati tutti i rilievi delle autorità di polizia e quelle giudiziarie, gli operai del Comune hanno realizzato delle protezioni provvisorie nell’area che è sotto sequestro. –
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