Traffico quasi al collasso: «Servono nuove idee»

Il comandante dei vigili: «Tutte le strade del centro sono congestionate. Borgo Teresiano caso limite»
Auto in doppia fila e volumi di traffico sempre più importanti: la circolazione nel centro cittadino è ormai a rischio collasso. E, aspetto ancor più preoccupante, non sembrano esistere soluzioni in grado di invertire la tendenza. Secondo vigili urbani ed esperti in mobilità, infatti, mancano strade alternative in grado di alleggerire i carichi dei principali assi di scorrimento. In altre parole fino a quando non verrà rivoluzionata seriamente la viabilità in centro, per esempio mettendo mano a qualcuna delle soluzioni previste dall’ormai famoso Piano del traffico, non potranno saltar fuori correttivi o aggiustamenti in grado di rendere più fluida la circolazione ed evitare il pericolo paralisi ad ogni tamponamento o piccolo corteo.


L’assenza di margini di manovra dipende proprio dalla mancanza di strade relativamente «libere» e quindi capaci di assorbire almeno in parte i carichi di traffico che mettono quotidianamente a dura prova le arterie principali. «Strade poco sfruttate in centro? Direi che non ne esistono - spiega il comandante della polizia municipale, Sergio Abbate -. Per rendersene conto basta prendere in esame il caso del Borgo Teresiano: i volumi di traffico che interessano via Milano sono significativi come quelli che pesano su via Roma, via Valdirivo, via San Spiridione e via Filzi. Non è materialmente possibile, quindi, alleggerrire una strada poteziandone un’altra, perchè sono tutte già ampiamente frequentate dagli automobilisti».


«A meno di non fare giri pazzeschi in Carso, alternative alle arterie principali non possono essercene - aggiunge il preside della facoltà di Ingegneria dell’Università, Roberto Camus, autore del discusso Piano del traffico e del Piano della mobilità commissionato dalla precedente amministrazione provinciale -. Questo dipende proprio dalla conformazione di Trieste, stretta tra il mare e i monti. La nostra non è una città ”radiale” che consente alla circolazione di scorrere su un anello esterno. Al contrario il centro, per come è fatto, impone dei passaggi obbligati per andare da un punto ad un altro. Chi arriva a Trieste da Barcola e vuole andare all’Università, per esempio, sempre per via Milano dovrà passare, così come chi scende da Opicina ed è diretto in via Coroneo o via Fabio Severo, obbligatoriamente transiterà in piazza Libertà o via Battisti. Alternative non ce sono a meno di non ricorrere a strade piccole e quindi non in grado di sopportare volumi importanti di traffico. È il caso ad esempio di via Cordaroli che, per quanto vicina, non riuscirebbe di certo a reggere il peso del traffico di via Commerciale».


Un’analisi impietosa che sembra valere anche per altre zone della città. «Prendiamo la situazione di un residente di San Giovanni che debba recarsi al lavoro in centro - commenta Fulvio Sluga, agente della Municipale e sindacalista Ugl -. Nove volte su dieci sceglierà via Giulia e via Battisti, per quanto spesso congestionate, preferendole al traffico a singhiozzo della più stretta, e piena di incroci, via San Francesco. Fino a quando non si riuscirà a convincere i cittadini a ridurre l’uso delle auto, il traffico sarà sempre incanalato lungo le direttrici principali».


A meno di non adottare un deciso cambio di rotta, quindi, perdureranno le criticità legate al sovraccarico di arterie vitali come Via Milano, Corso Italia, via Giulia- Battisti, via Coroneo- Severo, via Carducci e, in uscita città, viale Miramare. «Strade, tra l’altro, quotidianamente interessate dal fenomeno della doppia fila e della sosta selvaggia - aggiunge Abbate -. In via Coroneo, per esempio, i veicoli parcheggiati su entrambi i lati costringono alla fine le auto a viaggiare su un’unica corsia, mentre potenzialmente le carreggiate disponibili sarebbero tre». Unica soluzione, secondo Camus, ripensare seriamente il concetto di trasporto pubblico. «Il punto centrale del mio Piano del traffico, infatti, era proprio il potenziamento delle corsie dedicate agli autobus. Peccato che questo concetto sia poi passato in secondo piano rispetto al dibattito sulla pedonalizzazione di corso Italia».

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