Traffico, nuovo dietrofront a Muggia: si torna alla doppia galleria
MUGGIA. Allargare la galleria di via Roma facendola diventare a doppio senso. A sorpresa – visto proprio che siamo in periodo pasquale – la giunta Nesladek ha approvato lo studio di fattibilità per la realizzazione di un'opera il cui costo preventivo si aggira attorno ai 9 milioni di euro. Un progetto atto a risolvere la decennale disquisizione sull'attraversamento del centro cittadino con un miglioramento complessivo della rete stradale senza grandi stravolgimenti di carattere urbanistico. Il problema della viabilità del centro storico muggesano è ormai un tema che ha interessato quasi una decine di giunte ed inizia già nel 1978 quando si ipotizzava il raddoppio della galleria esistente al fine di pedonalizzare il centro.
Nel 1985 venne redatto da Autovie Servizi il progetto di massima di circonvallazione semicollinare che prevedeva la realizzazione di due gallerie stradali sulle pendici dei monti di Muggia ed un viadotto che attraversasse la valle del Fugnan e che si chiudeva a Porto San Rocco. Il progetto allora valeva circa 63,5 miliardi delle vecchie lire. Oltre a fungere da bypass del centro storico lo scopo era quello di sviluppare a scopi turistici la costiera muggesana a seguito della chiusura dei cantieri navali. Visione però poi cambiata per evitare il consumo indiscriminato del suolo. Nel primi anni 2000 i governi di centrodestra decisero di cambiare strategia e sulla base di uno studio di fattibilità affidato all'ingegner Sergio Caracoglia dal Comune di Muggia si ipotizzarono tre soluzioni di bypass, la circonvallazione semicollinare, il raddoppio della galleria esistente e un bypass sottomarino che si inabissasse dall’hotel “Il Lido” per passare sotto il molo Colombo e riemergere dopo il Circolo della Vela sul lungomare Venezia. La giunta Gasperini ed il consiglio comunale d’allora decisero per il bypass sottomarino affidando la progettazione preliminare alla Geodata di Torino, in raggruppamento con altri studi di progettazione, anche di Trieste. Era il 2002. Dopo diversi anni di a fine mandato Gasperini approvò il progetto. L’opera venne fortemente criticata dall’opposizione di centrosinistra – il capogruppo era Gianmarco Scarpa - poiché già allora sia lo studio Caracoglia che l’approvazione del progetto preliminare non facevano i conti con i confini che sarebbero caduti da lì a poco. Infine il cambio di rotta della prima e seconda Giunta Nesladek che bocciarono definitivamente il bypass sottomarino considerandola un'inutile opera faraonica. «Con la recente approvazione della deliberazione giuntale si approva lo studio di fattibilità elaborato dagli uffici comunali senza ulteriori consulenze esterne e che serve per richiedere i contributi per la realizzazione dell'allargamento dell'attuale galleria», racconta l'assessore ai Lavori pubblici Marco Finocchiaro. «Oltre ad essere un ottimo documento tecnico nel quale non si prevedono demolizioni di edifici o opere impattanti è un chiaro indirizzo di natura politica», aggiunge l'esponente renziano.
«Alla fine di una vicenda che abbraccia più di 35 anni della vita e pianificazione della comunità, siamo arrivati all’unica soluzione possibile che tiene conto dei costi/benefici che un opera pubblica deve necessariamente prevedere. Il buon senso dei “padri di famiglia” - conclude Finocchiaro - è prevalso su visioni che spesso impattavano sul territorio come il caso della circonvallazione semicollinare e sulle finanze pubbliche nel caso del piccolo tunnel sotto la “Manica” muggesana».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Il Piccolo