Traffico in Slovenia di “tartufi di mare”: 4 condanne

Il Tribunale di Fiume ha ritenuto gli imputati colpevoli di associazione a delinquere, corruzione e contrabbando
Un piatto di prelibati "tartufi di mare"
Un piatto di prelibati "tartufi di mare"

FIUME. Una decina di giorni fa a restare impigliata nella rete della polizia era stata una banda di trafficanti istriani di datteri di mare (640 chili venduti in Slovenia), mentre l’altro giorno al tribunale regionale di Fiume sono stati condannati altri quattro istriani, tutti riconosciuti colpevoli in primo grado per vendita abusiva di 1.355 chili di frutti di mare, precisamente arche di Noè (mussoli) e tartufi di mare (dondoli).

Come nel primo caso, anche Damir Vasic, Dragan Vasic, Mladen Sinkovic e Ivanka Štritof avevano aperto un “corridoio” in Slovenia, riuscendo a piazzare centinaia di chili di mussoli e dondoli nel vicino Paese. La corte presieduta dal giudice Saša Cvijeti„ ha inflitto 8 mesi di carcere (di cui 3 già scontati per la custodia cautelare) a Damir Vasic, residente a Lavarigo.

Per Dragan Vasic di Gallesano e Mladen Sinkovic di Movra„ i mesi di detenzione sono stati 7, trasformati in lavoro socialmente utile. Per quanto attiene invece alla Štritof, domiciliata a Kraljevac, è stata fatta segno di 7 mesi di detenzione con la condizionale di 2 anni.

Va detto che Damir Vasic, la mente del quartetto, è stato condannato per aver tentato di corrompere un poliziotto, associazione a delinquere e contrabbando doganale. Gli altri tre componenti sono stati invece riconosciuti colpevoli di contrabbando doganale e associazione a delinquere. Inoltre dovranno restituire quanto intascato grazie alla vendita illecita di molluschi poichè la pesca di arche di Noè e tartufi di mare presenta limiti ben precisi, mentre la commercializzazione è proibita nei Paesi dell’Unione europea.

I quattro sono chiamati a restituire un totale di 70 mila e 200 kune, circa 9 mila e 200 euro. È stato ricostruito che Damir Vasi„ aveva consegnato 160 euro in kune ad un agente della Polizia marittima che, fingendosi corrotto, spifferava al trafficante gli orari in cui squadre della Polizia marittima pattugliavano le acque istriane. In assenza dei controlli, si potevano raccogliere a piacimento i frutti di mare, evitando così di essere pizzicati dalle forze dell’ordine.

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