Traffico illegale di animali, da giugno sequestrati ben 155 cuccioli in Fvg

TRIESTE Se da una parte, fortunatamente, l’abbandono di animali in autostrada è sempre meno frequente, dall'altra cresce, invece, il traffico illegale di cuccioli. Una collaborazione strategica fra Polizia Stradale e Noava (Nucleo operativo per l'attività di vigilanza ambientale) avviata dall’inizio di quest’anno, ha consentito un’attività di contrasto del commercio illegale di cuccioli sempre più efficace e che si è snodata soprattutto sull'autostrada regionale.
Autovie riferisce che, in poco più di un mese, sono stati effettuati tre blitz (5 e 8 giugno; 14 luglio) che hanno portato al sequestro di 115 cuccioli di varie razze pregiate tra cui spitz, maltesi, husky siberiano, boston terrier, teckel, shiba inu e golden retriver, per un valore, sul mercato, di oltre 100 mila euro (nel 2019 ci fu un’operazione che portò al sequestro di 16 cuccioli).
Il commercio illegale di cuccioli, in Friuli Venezia Giulia, viaggia prevalentemente lungo due direttrici: dal confine sloveno lungo il canale goriziano sull’autostrada A34 (Villesse – Gorizia) e dal valico austriaco lungo il canale udinese sull’autostrada A23 (Tarvisio – Palmanova). Si tratta di un traffico clandestino, proveniente dal Centro Est Europa e diretto verso tutto il Nord Italia.
Sono continui i sequestri di animali di piccola taglia effettuati dal Centro Operativo dell’autostrada, grazie alle pattuglie della Polizia stradale di Udine e Gorizia. Un fenomeno criminoso in aumento ma sempre più spesso intercettato dalle forze dell’ordine “grazie alla collaborazione avviata con il Noava– spiega il commissario Giuliano Cilento, vice dirigente del Coa –che ci ha permesso di unire due fonti informative e di analizzare in maniera più approfondita modalità e tragitti del traffico illegale”.
“Le tipologie del traffico illegale sono principalmente tre – spiegano i comandanti della Polizia Stradale di Udine Alessandro De Ruosi e di Gorizia Alessandro Rescio -: quella che trasporta animali “clandestini”, ovvero privi di qualsiasi tipo di certificazione; quella legata al commercio di cuccioli troppo piccoli per poter essere venduti (devono avere minimo quattro mesi di età ed essere in regola con le vaccinazioni); e quella che riguarda i cani ammalati, di solito mescolati a quelli sani per poterli vendere ugualmente”. “Quest’ultima tipologia – aggiunge il commissario Cilento – è la più pericolosa perché rischia di creare problemi sanitari per la diffusione di patologie”.
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