Traffico illecito di rifiuti, Guardia di Finanza impegnata nel sequestro di 92 milioni di euro
Le operazioni, scattate da Trieste, sono in corso nelle province di Milano, Ferrara, Monza Brianza e Napoli,

Al termine di un’articolata indagine diretta dalla procura distrettuale della Procura di Milano, il Nucleo di Polizia economico – finanziaria di Trieste a partire da questa mattina, martedì 8 aprile, ha dato esecuzione a un decreto di sequestro preventivo finalizzato alla confisca, anche per equivalente, di un importo complessivo di 92 milioni di euro, profitto del reato di attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti, nei confronti di sei società di capitali e 11 persone fisiche.
Il legame con Trieste
La maxi inchiesta ha preso avvio qualche anno fa, quando la Finanza triestina è stata contattata dalle forze di polizia croate, che segnalavano bonifici provenienti dall’Italia e relativi a operazioni fittizie.
I contanti venivano ritirati in Croazia soprattutto da soggetti originari di Napoli per poi varcare di nuovo il confine e rientrare nella penisola. Il primo sospetto era che si trattasse di narcotraffico. Dalle indagini è emerso invece un traffico illecito di rifiuti gestito da un’organizzazione criminale, composta anche da persone che gravitano nella camorra.
Scoperto l’illecito, le Fiamme Gialle hanno interessato le varie Procure competenti per territorio, che hanno poi continuato a collaborare con la Finanza triestina.
Le operazioni
Le operazioni odierne si sono sviluppate nelle province di Milano, Ferrara, Monza Brianza e Napoli, con l’impiego di circa 70 militari, avvalendosi del supporto tecnico-operativo del Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata della Guardia di Finanza e delle unità cinofile. Si tratta dell'epilogo di investigazioni, anche transnazionali, avviate nel 2024, che hanno riguardato l’operatività di un’organizzazione criminale, composta anche da soggetti attigui a clan camorristici.
Le indagini
Stando alle indagini, "gli ingenti flussi di prodotti gestiti dall'organizzazione venivano regolarizzati attraverso false fatturazioni emesse da imprese di comodo, così da celarne la provenienza illegale e deresponsabilizzare formalmente gli amministratori delle aziende di stoccaggio cessionarie, invece pienamente consapevoli dell'origine illecita della merce".
E i pagamenti delle fatture, scrivono i pm, "venivano trasferiti su conti correnti esteri, anche cinesi, attraverso ulteriori flussi di false fatturazioni, per inibirne l'agevole tracciabilità".
Agli atti intercettazioni, pedinamenti, "monitoraggio mediante Gps degli spostamenti dei mezzi utilizzati per il trasporto dei rifiuti ferrosi, installazione di telecamere su pubblica via e accertamenti bancari".
Sono state individuate "oltre 51 società tra cartiere e 'filtro' italiane che, nel periodo di indagine, hanno emesso fatture per operazioni inesistenti nel settore del commercio all'ingrosso di metalli per oltre 320 milioni di euro a favore di imprenditori compiacenti" delle province di Milano e Ferrara. In corso anche perquisizioni con l'uso di "due unità cinofile 'cash dog'" per la "ricerca di contanti".
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