Tra moviola umana, carte giovani squattrinati e fornai rivive in un libro il Bar Enal

Nelle 160 pagine della pubblicazione “Qui non si consuma niente” uno spaccato della vita di Romans in un epoca vicina ma già lontana 

la storia



Già dal titolo, “Qui non si consuma niente - Storie nel Bar Enal a Romans d’Isonzo”, si possono immaginare i contenuti dell’ultimo libro che Circolo “Mario Fain” e gruppo di ricerca “I Scussons” di Romans si apprestano a proporre per far conoscere, soprattutto ai più giovani, un altro scampolo, non troppo lontano, ma molto pittoresco e inedito, della storia sociale del paese. Un libro di circa 160 pagine con una settantina di foto, per raccontare il clima, lo spirito, i personaggi e le originali vicende maturate dentro quello che fino al 1969 è stato il “Bar Enal”, un esercizio pubblico molto popolare in piazza dei Caduti, incastonato in uno storico edificio che è stato abbattuto quando l’Enal decise di alienare i propri beni. Un locale molto spartano, frequentato da gente comune, ma fedelissima ai valori della sinistra e del Pci in particolare, ma pure da operai, come gli assettati fornaciai del luogo e tanti giovani squattrinati, che spesso disturbavano gli avventori senza mai eccedere nel numero delle consumazioni. Tant’è che il titolare, il compianto Gualtiero “Walter” Posafiori spesso perdeva la pazienza e si rivolgeva loro dicendo “Voi non consumate mai niente, a parte le sedie, andate a giocare sul vicino campo sportivo”, salvo poi pentirsi e il tutto ricominciava daccapo fino alla successiva espulsione. Altri clienti, invece, erano una buona fonte di reddito per Walter, a cominciare proprio dai fornaciai: “Gildo”, “Bano”, Bruno, Renato e tanti altri, che iniziavano a lavorare alle 4 del mattino, quando l’Enal era chiuso ma Walter, la sera precedente, prima di chiudere i battenti, preparava per ognuno di loro le dosi di bianco, nero, grappa o birra, infilandole poi nella siepe del cortile del bar, dove i fornaciai le prelevavano e le consumavano all’alba prima di raggiungere in bicicletta la vicina fornace di laterizi a fianco dello Judrio.

Chi non saldava il conto finiva sul libro dei debitori, la porta del retrobottega, sulla quale Walter scriveva col gesso i nomi degli inadempienti: una lista che spesso si allungava fino a fil di pavimento. Era gente semplice, quella che frequentava il Bar Enal, povera ma sempre sorridente, a volte anche strana e stravagante, come Ruggero Lorenzon, “Gero”, un reduce della Grande Guerra, che aveva imparato ad imitare perfettamente il canto del gallo e lo intonava nel locale quando nella sua mente scattava un qualcosa di indefinito. C’era pure Giovanni Murer “Nani”, gran tifoso della Pro Romans e “inventore” della moviola, che la domenica sera, sul tardi, l’accendeva da Walter mimando, con altri occasionali figuranti, le azioni della gara disputata nel pomeriggio dalla formazione locale.

Il libro è un po’ nostalgico, ma punta principalmente a raccontare un periodo non troppo lontano, ma profondamente diverso, dal modello attuale, per esaltare i valori dell’amicizia e dell’aggregazione pura e genuina di tempi in cui, senza Internet e telefonini, il tempo libero lo si passava in osteria tra battute feroci e scherzi goliardici di ogni genere, oppure giocando a carte fino a notte o discutendo animatamente di ogni argomento.

La pubblicazione viene sostenuta dal Comune di Romans, dalla Bcc di Staranzano e Villesse, dalla Cassa Rurale del Friuli Venezia Giulia e dalla ditta di O.F. Odilo Sartori. —



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