Tra le tante ville con nomi di donna il villino di Lucinico è intitolato a Giulio

PUNTI DI VISTA
A volte il nome di luoghi viene associato al concetto femminile, come nel caso di Gorizia, accogliente città giardino alla fine dell’Ottocento. Una città materna che raccoglie tante case dove vivono le famiglie e anche il concetto di casa è volentieri associato alla figura femminile, un luogo sicuro dove si sta bene, quello di madre o di compagna.
Gorizia pullula di ville e villini con nomi femminili costruiti prima e dopo la Grande guerra, come palazzo Studeniz divenuto villa Louise dopo il suo acquisto nel 1867 da parte di Tommaso Smart, che volle dedicarla alla consorte Luigia Cattarina Loy. La villa Elvina del 1902 in via Mattioli, villa Elda costruita da Girolamo Luzzato nel 1913 per il medico Silvio Morpurgo che la dedicò alla moglie Elda Michelstaedter, sorella maggiore di Carlo scomparsa ad Auschwitz. La villa Adriana realizzata dall’architetto Luzzato per la sua famiglia in via Canova nel 1910, che porta in mente la favolosa villa Adriana che l’imperatore Adriano costruì per sé a Tivoli, intitolandosela.
Nella ponderosa “Storia di Lucinico” del 2011 si racconta tutto delle vicende del paese, ma proprio tutto non si può e questo bel villino in posizione defilata in via Torquato Tasso non è menzionato. Lo stile pare quello del primo dopoguerra, gli anni della ricostruzione della città bombardata, quando si costruiva ancora nei modi d’anteguerra: il razionalismo di regime, ancora limitato a pochi edifici pubblici, avrebbe visto l’egemonia solo negli anni ’30.
Il “Villino Giulio” si presenta elegante nella sua semplicità, appropriata al luogo periferico dove si trova. Un grazioso portichetto rientrante segna e protegge l’ingresso, al quale si accede tramite una scala a doppia rampa ornata da colonnine in pietra artificiale. Le decorazioni sono limitate ai conci angolari in finta pietra e a un garbato fregio pittorico sotto la linda del tetto, ravvivato da cornici bianche come la sottile fascia marcapiano che si staglia sullo sfondo grigio malta. L’appropriato verde degli oscuri con le tipiche “gelosie” richiama la dimensione agreste di Lucinico e del luogo, ambedue alle pendici dei rilievi del Collio.
Nel luglio 1924 l’immobile di proprietà di Giuseppe de Fornasari viene ceduto a Giuseppina Baratello, moglie di Mariano Sortino, milanesi ambedue, per essere poi ereditato da Arturo Sortino, allora residente a Milano, che nel 1948 lo vende a Giuseppe Pintar. Una bella casetta, con un bel nome. Chi poi fosse Giulio, non si sa… –
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