Torrenti: «Presto per capire se arriveranno in Fvg»

TRIESTE. «Non credo ci saranno maggiori afflussi» di profughi in Friuli Venezia Giulia, dice l’assessore regionale all’immigrazione Gianni Torrenti, precisando che per ora la Regione non ha predisposto misure particolari di accoglienza. Ma anche se l’assessore ripete essere troppo presto per capire se la rotta balcanica deviata dal muro ungherese andrà a toccare anche il Fvg, traspare chiara l’allerta massima: «Mi sento abbastanza tutelato sul fronte degli arrivi dal fatto che chi si trova in Croazia ha ancora dinanzi a sé la frontiera Schengen» con la Slovenia, dice Torrenti, affermando che i contatti fra le ambasciate italiane di Lubiana e Zagabria e i competenti ministeri sloveni e croati sono continui, così come c’è colloquio costante con la Regione. In ogni caso l’assessore ammette che «la chiusura dei confini» da parte di altri stati Ue «può provocare tentativi di deviazione della rotta. Gli eventuali rischi sono correlati a quelle che saranno le decisioni europee: bisogna capire se la riunione straordinaria richiesta da Angela Merkel avrà l’effetto di fare riaprire le frontiere» e dunque far sì che i migranti possano riprendere il loro cammino verso il Nord Europa: l’Ue deve trovare «una strada condivisa», aggiunge Torrenti, che non esclude in caso contrario «preoccupazioni, perché ci troviamo» - è ovvio - «su una possibile rotta alternativa».
Punta dritto invece sul «rischio concreto che migliaia di profughi possano riversarsi in Italia attraverso i valichi del Fvg» il deputato friulano Gian Luigi Gigli (Per l’Italia - Centro democratico), annotando come «la chiusura della frontiera ungherese sta già spostando il percorso dei profughi verso la Croazia, ultima tappa prima della Slovenia. Se a questo si aggiunge che la Germania ha temporaneamente chiuso la sua frontiera, si profila il rischio concreto» di arrivi massicci. «È urgente approntare su basi nuove l'accoglienza in Fvg, superando i limiti che oggi si manifestano e che portano i profughi ad ammassarsi nelle stazioni e nei giardini pubblici, in condizioni poco rispettose della loro dignità. Auspichiamo che venga predisposta l'eventuale accoglienza di un numero di profughi potenzialmente rilevante in una piccola Regione, attrezzando al più presto qualcuna delle numerose caserme dismesse», conclude il deputato.
Esplicita anche la deputata triestina di Forza Italia Sandra Savino: «L'apertura delle frontiere da parte della Croazia al flusso di profughi provenienti dal canale balcanico mette il Fvg nel rischio di diventare un confine sul quale potrebbero riversarsi decine di migliaia di persone» e Trieste e Gorizia divenire delle «nuove Lampedusa», tanto più con l’Austria che «ha di fatto sospeso Schengen». Il governo, dice Savino, «deve prendere urgentemente provvedimenti in termini di vigilanza e di presidio dei confini, perché la velocità delle scelte deve essere coerente a quello che è il susseguirsi degli eventi. Arrivare in ritardo, e farsi cogliere impreparati, significherebbe mettere le nostre comunità nella condizione di dover affrontare le conseguenze - conclude - di un impatto insostenibile in termini sociali e di sicurezza». E sul “canale umanitario” croato interviene anche il Sap (Sindacato autonomo di polizia) che sottolinea come la Polizia di frontiera goda di sempre minore personale a disposizione.
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