«Torrenti fuori in caso di rinvio a giudizio»
TRIESTE. «Fatti personali nell'esercizio del mandato sono diversi da fatti non personali accaduti prima. Si fosse verificata la prima ipotesi, non avrei avuto dubbi a mantenere l'atteggiamento che ho sempre tenuto». Debora Serracchiani torna sul caso Torrenti e ribatte a chi, Dall'opposizione ma anche all'interno della maggioranza, la accusa di avere avuto un comportamento ondivago. «Se all’esito dell'indagine si accerteranno responsabilità nei suoi confronti e verrà rinviato a giudizio, l'assessore sa già che la remissione del suo mandato sarà accettata», ha annunciato la presidente della Regione. «Sono pochi 45 giorni sono pochi per i tempi della giustizia? Si può cambiare il mondo in molto meno tempo» ha aggiunto Serracchiani che si è anche soffermata sulla fuga di notizie, plaudendo all'intervento del Procuratore capo di Trieste, Carlo Mastelloni, che aveva definito “sacro” l'indagato: «Quando si trattava di Berlusconi, non nascondo che credevo fosse un problema di Berlusconi, adesso onestamente immagino si possa dire che si debba fare una riflessione».
Le riforme
«Quando ho pensato alla riforma della sanità a settembre, quella degli enti locali a ottobre e il piano di sviluppo a novembre, ero convinta che ci fosse il tempo per la discussione e l’approvazione - ha spiegato Serracchiani -. Ho invece colto la volontà del centrodestra di approfondire meglio il riassetto degli enti locali, portando il piano di sviluppo regionale per nuove politiche industriali, che è già in fase di attuazione in molte sue parti, a gennaio, e posticipando la riforma degli enti locali a novembre». Su quest'ultima sarà “congelata” la perimetrazione degli ambiti territoriali che saranno definiti successivamente come allegato alla legge: «Non possiamo farne una questione ideologica altrimenti si rischia di non fare la riforma», ha precisato la governatrice. Priorità quindi alla definizione delle competenze regionali e comunali, «dalle quali poi sarà stabilito cosa potrà essere delegato dalla Regione alle aggregazioni di Comuni e cosa gli stessi Comuni potranno conferire nelle unioni» ha puntualizzato la presidente. Riforme necessarie anche a livello nazionale: «Non c'è alcuna alternativa e mi auguro che le prossime verranno perseguite con la stessa determinazione di quella del Senato. Resto convinta che questo sia l'unico governo in grado di portarle a casa».
Patto di stabilità
«Non siamo lontani da un accordo con il governo: il testo è condiviso all'85%, resta da limare un 15% che tuttavia è esiziale». La quadratura del cerchio è stata trovata, ha specificato la presidente, «con i sottosegretari Del Rio e Bressa ma non con il ministero dell'Economia che sta esaminando una nostra ulteriore proposta di modifica. Non appena ci diranno se è possibile proseguire su questa strada, siamo pronti a firmare». Il nodo riguarda «un sacrificio che Roma ci chiede ma che non siamo disposti a fare». Serracchiani ha spiegato la scelta, opposta rispetta a quella del collega veneto Luca Zaia, di non impugnare il decreto per le modalità di recupero delle risorse per gli 80 euro in busta paga: «In sede di conversione abbiamo ottenuto una modifica che ci ha consentito di recuperare risorse per circa 56 milioni di euro».
Terza corsia
La presidente ha ribadito poi come l'inserimento della terza corsia come opera strategica nel decreto “Sblocca Italia” sia «un impulso importante. Inoltre l'aggiornamento del piano economico-finanziario la rende appetibile, quindi diventa bancabile e può accedere con maggiore facilità ai finanziamenti pubblici». Una battuta, infine, è stata riservata anche alla questione immigrati: «Non c’è nessuna invasione di profughi e non ci sono assolutamente le condizioni per chiedere al governo la chiusura delle frontiere. Così come non c’è nessun rischio scabbia, o ebola. Dall’inizio della crisi, in regione sono arrivate più di 3mila persone - ha concluso - ma attualmente ce ne sono circa 800».
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