Torrenti “friulanista” finisce nella bufera

Gli storici probabilmente darebbero ragione a Gianni Torrenti, il triestinissimo assessore alla Cultura della giunta Serracchiani. Ma l’inferno che le sue dichiarazioni hanno suscitato ieri, pubblicate dal Messaggero Veneto, lasciano il segno. Mentre la bandiera con l’aquila gialla sventolava in piazza Unità a celebrare la “Fieste de Patrie dal Friul”, Torrenti si è lasciato andare in un commento che nessuno, nel capoluogo, ha gradito.
Men che meno la destra, ma anche la sinistra ha mal digerito. Il Torrenti pensiero è raccolto in qualche riga: «Nella nostra regione le uniche vere identità sono quella friulana e quella slovena ed è corretto che vadano tutelate e festeggiate». E ancora: «Sono orgogliosamente triestino ma, se guardiamo ai miei nonni, uno era ungherese, un altro trentino, il terzo di Chioggia e l’ultimo ligure. Cosa significa? Semplice: le identità presenti nel capoluogo sono almeno una trentina mentre le uniche vere del Fvg sono quella slovena e quella friulana con quest’ultima che, tra l’altro, abbraccia anche la maggioranza degli abitanti».
L’assessore non smentisce. Ma, contattato telefonicamente, precisa: «Trieste è una realtà multietnica, una somma di tante culture. Come quella istriana, greca, ungherese, tedesca, slovena, serba e altre ancora. L’identità triestina non è autoctona, ma si è costruita attraverso l’incontro di molte culture. Siamo tante cose mescolate». Aggiunge: «Siamo il capoluogo e, come tale, rappresentiamo non solo la Venezia Giulia, ma anche l’Isontino e il Friuli. A differenza di Udine abbiamo questo ruolo da rivendicare, quindi non ha senso essere antifriulani».
Forse il ragionamento non fa una piega. O forse il gagliardo vessillo issato sul Palazzo della Regione ha fatto breccia nel cuore dell’assessore? Il sindaco alabardato Roberto Cosolini prende le distanze, almeno in parte: «Avrei evitato quell’uscita, anche se è stata strumentalizzata». In ogni caso, rileva, «l’identità triestina è per definizione complessa e ricca e affascina gente di tutto il mondo. Non abbiamo un’identità unica e autoctona come quella friulana, quindi la dichiarazione di Torrenti non mi scandalizza. In ogni caso questa polemica è stucchevole. Come ho detto, preferisco festeggiare i posti di lavoro piuttosto che le bandiere delle piccole patrie». Polemico Giulio Lauri di Sel.
«Ho stima per Gianni, ma dire che i triestini non hanno un’identità è un errore. Viviamo in una terra attraversata da culture diverse. Siamo abituati a vivere con l’Europa. Vedo invece che alcuni esponenti politici tentano di racchiudere il Friuli in quattro secoli di storia, ma anche loro sono da sempre una terra di incontri tra popoli. Credo però che non abbia senso insistere sulle divisioni, che ci impediscono di lavorare per un futuro di sviluppo di questa regione».
Il centrodestra va giù a muso duro. Per Sandra Savino (Fi) quella di Torrenti è una gaffe che «non solo offende i triestini, ma tutti quegli amministratori che prima di lui hanno cercato di tenere unito il Fvg senza creare cittadini di serie A e di serie B, fra chi avrebbe un’identità culturale e chi no». La deputata va oltre: «Non vorrei che dietro a questa polemica in realtà ci sia il disegno di creare una cortina fumogena su quella che è la situazione di grande difficoltà che sta attraversando la città». Paolo Rovis di Ncd perde le staffe: «Basta umiliare Trieste, dopo alcune istituzioni friulane ora a denigrare i triestini si aggiungono perfino certi politici della nostra città. Intollerabile».
Un’Altra Trieste, con Franco Bandelli e Alessia Rosolen in prima fila, verga una nota al veleno contro l’assessore alla Cultura e ne chiede le dimissioni: «Anziché evidenziare presunti complessi di inferiorità di Trieste sul resto della regione, ci saremmo aspettati un’enfatizzazione del senso di unità di cui ha bisogno una regione che continua ad essere divisa per campanilismi e piccole, mediocri guerre». Non basta: «Torrenti è inadeguato a ricoprire un ruolo così importante». Si scatena Michele Lobianco di “Impegno Civico": «Nemmeno il più convinto e acerrimo friulanista è mai arrivato alle dichiarazioni insensate dell’assessore, un triestino che tradisce i propri cittadini e la storia della propria città». Con lui pure Alberto Polacco, capogruppo Fi in quarta circoscrizione: «Dopo la vergogna dell’aquila friulana che ha fatto sfoggio in uno storico palazzo neoclassico triestino adesso le parole di un assessore che dimostra dispregio per la storia della nostra città».
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