Tornelli e aria sanificata, ai centri commerciali la ripartenza costa cara
TRIESTE. Da oggi, lunedì 18 maggio, nei centri commerciali non si entrerà più per fare solo la spesa al supermercato o servirsi nei pochi negozi cui è stata concessa l’apertura anticipata. Le serrande si sollevano per tutti e i responsabili delle strutture si destreggiano tra sanificazioni, ultimi ritocchi in materia di sicurezza e un futuro incerto rispetto alle nuove abitudini di consumo.
Il coronavirus è stato una rivoluzione e per il Montedoro di Muggia ha già significato grandi cambiamenti. «Sorgendo a Muggia – nota il direttore Sergio Bavazzano – abbiamo perso i clienti triestini per il divieto di fare la spesa in un altro comune». La seconda batosta è stata la chiusura dei confini, per una struttura che ha un 45% di clientela slovena e croata.
E così Bavazzano calcola una riduzione dell’affluenza di due terzi, che ha cominciato a ridursi da quando lunedì scorso è ripartita la mobilità extracomunale, che ha permesso di tornare a far lavorare meglio le attività già aperte, come ipermercato, negozio di elettronica, parafarmacia, lavanderia e libreria.
Il centro commerciale ne ha approfittato per prepararsi alla fase 2. Tutti gli ambienti comuni sono stati sanificati (i vari negozi ci penseranno ognuno per sé), così come i condotti dell’aria condizionata. Sono stati installati i tornelli contapersone nei bagni, che non permettono nuovi ingressi se ai servizi si è raggiunto il limite di persone. Ci sono voluti 30 mila euro di investimenti per poter dare il disco verde alle 52 attività, in un mondo che non sarà come prima, se nei corridoi della galleria commerciale si girerà con mascherina e guanti, in corridoi disseminati di colonnine con gel disinfettante.
Il futuro è incerto: «Chiuderemo con un fatturato più basso del 2019 – dice Bavazzano – ma molto dipenderà dall’apertura dei confini e dalle modalità di consumo, che oggi è impossibile prevedere. Parrucchieri ed estetisti hanno già molte prenotazioni, ma come si muoverà la clientela? Gli ampi spazi del nostro centro permettono lo shopping in sicurezza e non dovrebbero servire accessi contingentati, ma non prevediamo le 12-15 mila presenze di un sabato o di una domenica normale».
Già molte attività hanno chiesto di ridurre i canoni d’affitto e il direttore apre alla collaborazione: «Ci siederemo al tavolo, serve buon senso per sopravvivere tutti. Se uno chiude, oggi non c’è un altro che voglia riaprire».
Le linee guida sono arrivate venerdì tanto ai centri commerciali quanto ai negozi, che dovranno applicare quelle della rispettiva categoria merceologica e formare i dipendenti.
Si lavora di corsa e il direttore delle Torri d’Europa Stefano Minniti ha fatto il possibile per permettere ai sessanta negozi di rimettersi in marcia: «Sostituzione dei filtri dell’aria, sanificazioni, aumento dei presidi di pulizia, dispenser, igienizzazione dei parcheggi. E poi ingressi con entrate e uscite ben differenziati, distanze sulle scale mobili».
E pure un punto informazione che, in caso di rottura imprevista dei famigerati dpi, darà mascherina e guanti ai clienti che ne sono rimasti sprovvisti. Il direttore avvisa che all’inizio gli orari saranno leggermente ristretti, dalle 10 alle 19.30, con un’ora in più per l’ipermercato: «Torneremo presto alla normalità, ma vogliamo permettere ai negozi di avere un po’ di tempo per organizzarsi. Molti hanno chiuso all’improvviso proprio nel momento del cambio merce inverno-primavera, trovandosi nella necessità di cambiare gli allestimenti».
A ripartire sono tutti i centri commerciali della regione e pure il Città Fiera di Udine scalda i motori con i suoi 250 negozi. Per la sanificazione in Friuli hanno pensato a tappeti speciali su cui il cliente dovrà salire per disinfettare le suole. Per tutti l’attenzione particolare è al trattamento dell’aria condizionata, che sarà purificata con particolari filtri biocidi per dare certezza che il coronavirus non passi dal ricircolo interno.
Il cliente dovrà abituarsi al sistema di filodiffusione: non più soltanto le solite colonne sonore soffuse, ma pure gli avvisi che ricorderanno con insistenza le misure di sicurezza e le distanze. In attesa che si torni, prima o poi, alla normalità.
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