Tornati i lupi, sbranate 4 pecore e una capra

Il lupo è ritornato. Dopo quasi due secoli di oblìo un piccolo branco ha sbranato una capra e quattro pecore che vivevano all’interno di un recinto posto a pochi metri dalla strada che collega Basovizza a Lipizza. L’incursione è avvenuta di notte e solo al mattino successivo i proprietari delle pecore e della capra si sono accorti dell’uccisione delle loro bestie
Il lupo è ritornato. Dopo quasi due secoli di oblio un piccolo branco ha sbranato una capra e quattro pecore che vivevano all’interno di un recinto posto a pochi metri dalla strada che collega Basovizza a Lipizza. L’incursione è avvenuta di notte e solo al mattino successivo i proprietari delle pecore e della capra si sono accorti dell’uccisione delle loro bestie. Altri 25 esemplari ospitati nello stesso recinto sono stati invece risparmiati. Con buona probabilità la capra è stata la prima ad essere aggredita e in buona parte divorata. Poi l’attenzione dei lupi si è rivolta verso le quattro pecore, uccise anch’esse con una ”presa” al collo che ha reciso la vena giugulare.


Ora, a dieci giorni di distanza dall’incursione rimasta finora segreta, gli esperti sono certi al 90 per cento che si tratta proprio di lupi e non di cani rinselvatichiti o di sciacalli che da qualche anno sono saltuariamente segnalati sul Carso triestino.


Gli indizi che accreditano questa tesi sono innumerevoli. In primo luogo le modalità di attacco al recinto elettrificato e agli animali che vi erano rinchiusi; poi la distanza tra i canini, misurata sulle carcasse degli ovini uccisi. Il branco ha individuato l’unico punto del recinto elettrificato che non era percorso dalla corrente ed è passato attraverso questo varco. La capra è stata uccisa e in gran parte divorata; poi l’attenzione dei lupi che probabilmente avevano ancora fame si è rivolta verso le pecore.


«Se ad aggredire gli ovini fosse stato un branco di cani rinservatichiti, il numero delle uccisioni sarebbe stato più alto. Forse nemmeno un capo sarebbe riuscito a sopravvivere» spiega Maurizio Rozza, il maresciallo guardiacaccia della Polizia ambientale della Provincia che assieme ai colleghi ha compiuto gli accertamenti. Ma non basta. Nelle carcasse degli animali sbranati a Basovizza i due segni lasciati dai denti canini distano l’uno dall’altro di 3,6 - 3,7 centimetri. Negli esemplari di lupo di maggiori dimensioni la distanza raggiunge anche i 4,5 centimetri, mentre per gli esemplari adulti non scende mai sotto i 3,5. Queste misure accreditano la tesi che a Basovizza si sia infiltrato dalla Slovenia un gruppo al cui vertice c’è una femmina, accompagnata da alcuni cuccioloni.


La tecnica di aggressione alla carotide è tipica di questa specie, mentre i cani non badano tanto all’obiettivo, azzannano dove possono, senza scegliere il bersaglio. Gli unici cani che agiscono come lupi e ne hanno le dimensioni, sono gli Husky, i Samoiedo e i Malamuth. Tutte razze arcaiche, di cui però nessuno sul Carso sia italiano che sloveno ha mai segnalato la presenza di un branco rinselvatichito. Anche un'incursione di sciacalli è stata esclusa perché la distanza tra i canini di questi animali non supera mai i tre centimetri. Esclusa anche la possibilità che ad agire sia stata una lince perché nel pasto seguito all’uccisione sono scomparse anche le viscere di alcune delle pecore. La lince disdegna queste interiora.


Ad accreditare ulteriormente la presenza del lupo sul Carso e il suo progressivo avvicinamento alla città, vi sono numerose segnalazioni giunte negli ultimi anni. Un capriolo era stato trovato ucciso sul Monte Orsario e i segni lasciati dai denti ed ancora più la distanza dei canini, sostenevano l’arrivo in zona del grande predatore. Un’altra segnalazione era arrivata da Beka, dove alcune pecore erano state trovate sbranate dopo essere state uccise con un morso alla carotide. Ora con il Carso coperto di neve rilevare le impronte sarà meno difficile, ma anche in questo caso il lupo perseguitato da secoli, ha affinato le proprie tecniche di mimetizzazione. Il branco procede in fila e le zampe di chi segue l’apripista si infilano perfettamente nelle tracce già segnate. Così individuare la consistenza del gruppo è difficile se non impossibile.

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