Tornano le mucillagini: scatta l’allerta nel golfo

Sono tornati i fantasmi nel Golfo di Trieste. Anche i biologi marini le chiamano così, “fantasmi” o “nuvole”, le fioriture di mucillagini che a cicli più o meno regolari invadono le acque del golfo, provocando danni ai pescatori e alla vita sul fondo del mare. Da qualche giorno ampie fioriture di mucillagini - masse lunghe fino a 4-5 metri - sono state segnalate al largo di Caorle, Grado e Lignano, e il timore è che ora si possano avvicinare alla costa. Ed è stato di allerta.
Mercoledì scorso, il 6 agosto, l’Arpa ha effettuato misure con sonda multiparametrica e osservazioni con telecamera subacquea dalla superficie del mare al fondale marino, al largo di Grado e Trieste a profondità fra -19 e -22 metri, rivelando la «presenza - si legge nel “report” pubblicato sul sito dell’Arpa - dallo strato superficiale al fondale marino di aggregati gelatinosi biancastri in forma di “fiocchi di neve marina” con dimensioni millimetriche e “filamenti” con dimensione massima di circa 10-20 centimetri». Secondo tali osservazioni, conclude il rapporto dell’Arpa, «attualmente l’ecosistema del Golfo di Trieste non presenta le caratteristiche idrologiche ed ambientali adatte alla formazione di massivi aggregati gelatinosi (mucillagine) né nella colonna d’acqua né nello strato superficiale del mare».
Ma già sabato al largo di Grado, fra i 5 e i 15 metri di profondità erano evidenti (vedi filmato) aggregati piuttosto consistenti di mucillagine, i cosiddetti “fantasmi”, di cui si sono lamentati soprattutto i pescatori dell’Isola del Sole. «Sì, le mucillagini ci sono - conferma Paola Del Negro, direttrice della sezione di Oceanografia dell’Ogs - ma sono ancora al largo, l’Arpa non le ha rilevate perché ha effettuato le analisi vicino alla costa». «Cosa succederà ora dipenderà molto dalla condizioni meteo - continua Del Negro - certo lo stato di allerta c’è, le teniamo d’occhio».
«In effetti le mucillagini sono tornate - conferma il biologo marino Giuseppe Pessa, del Gruppo sommozzatori di Caorle ed esperto studioso di “tegnue” -, le abbiamo viste già l’ 1 il 2 agosto, anche se non erano così aggregate: una “neve marina” fino a 3 metri dalla superficie, poi dal termoclino in giù forme più dense fino a 3 metri dal fondo. Ma in pochi giorni sono cresciute, e adesso per trovare una situazione analoga bisogna andare indietro al 2007-2008, anche se la fioritura non è così preoccupante come agli inizi degli anni Novanta».
Secondo Pessa le ragioni di questa improvvisa “apparizione” «si devono a vari fattori: le abbondanti piogge che hanno portato nutrienti da dilavamento, come concimi e apporti terrigeni, lo stress ambientale dovuto alle temperature troppo fredde per la stagione e insomma la generale instabilità della stagione». Le mucillagini - polisaccardi prodotti dalle diatomee e altre microalghe in condizioni di crescita eccessiva - possono provocare danni alla pesca perché rendono evidenti le reti e le appesantiscono, ma soprattutto, spiega Pessa, «possono provocare anossia di fondo, cioè assenza di ossigeno, causando la morte degli organismi bentonici». Addio dondoli e capelonghe se continua così, ma Pessa ci tiene a non creare eccessivi allarmismi: «Certo c’è attenzione, la fioritura può evolvere - afferma - ma la crisi potrebbe invece rientrare presto, in fondo la stagione sta declinando e quel che resta dell’estate non dovrebbe essere a rischio». Senza contare che finora i “fantasmi” si sono tenuti lontani dalle coste, chi è in spiaggia o sul litorale non si accorge di nulla. Oltre ai pescatori se ne sono invece accorti i subacquei, che in mezzo al golfo hanno avuto la possibilità di “danzare” tra “nuvole” e “fantasmi”.
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