Tornano in ateneo le panche della discordia

Installati nuovi modelli nell’atrio centrale dopo quattro anni. Fermeglia: «Più che di decoro era una questione di sicurezza»
Lasorte Trieste 15/06/17 - Università, Nuove Panchine
Lasorte Trieste 15/06/17 - Università, Nuove Panchine

Il favore di tutti gli studenti e lo stupore di quelli più anziani hanno accolto la recentissima ricomparsa di alcune panchine nell’atrio di piazzale Europa, dopo che nel 2013 erano state rimosse per stessa scelta dell’amministrazione dell’ateneo, e non senza polemiche.

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Ma il rettore Maurizio Fermeglia oggi non concorda sul fatto che si tratti di un cambio di rotta da parte sua: «Tutto ciò era previsto sin dall’inizio; all’epoca non mi ascoltarono». Stando alle testimonianze di chi bazzica dentro l’edificio centrale, le panchine che oggi si trovano in atrio sarebbero state installate già da diversi giorni. L’evento è passato in sordina, senza alcuna comunicazione ufficiale. Sono nuove di zecca (quelle vecchie sono ancora visibili, riposte sotto la scalinata). E sono molto frequentate: basta fare un passaggio di sfuggita nell’atrio della sede centrale per constatarlo.



Le reazioni positive. Due amiche, Laura Bottolini e Rebecca Perriello, concordano: «Sono molto contenta - dice la prima -. Le panchine sono una comoda novità». Prosegue l’altra: «Soprattutto con il caldo estivo, visto che sono arrivate adesso, al momento ideale». Data la loro giovanissima età non ricordano la polemica di quattro anni fa, a proposito dell’eliminazione delle precedenti panchine. Davide D. invece nel 2013 era già immatricolato a Trieste: «Se il rettore è tornato sui propri passi tanto di cappello - commenta, mentre siede su una panchina lavorando al portatile -. Ricordo che quattro anni fa si era parlato di “bivaccamenti”. Io non condividevo tale motivazione: negli ultimi anni è mancata la possibilità di attendere seduti quando la biblioteca generale era piena. L’assenza delle panchine è stata inoltre problematica in occasione delle lauree, soprattutto per nonni e invitati anziani».

Menen Cergol commenta: «Lontane dalle aule e vicine alle macchinette del caffè: le panchine son perfette per una pausa senza il rischio di arrecare disturbo». Sondando a casaccio l’aria che tira tra i rappresentanti studenteschi, ancora una volta si registra un misto di approvazione e stupore. Pure il professor Sergio Zilli del Cda d’ateneo si dice «piacevolmente sorpreso dal cambiamento». Eugenia Urso, senatrice accademica della lista Autonomamente, fa eco: «Siamo contenti perché le panchine sono molto utilizzate ma non so altro». Ci tiene a precisare che nel 2013 frequentava la quarta superiore. Emanuele Cristelli, senatore accademico della lista Studenti in movimento, sembra cadere dalle nuvole: «Ho notato le panchine, c’è pure gente seduta sopra per cui suppongo abbiano un’utilità. Ma non darei tutta questa importanza alla questione».

Piero Novel, esponente della Lista di sinistra nonché ex presidente del Consiglio degli studenti, saluta con favore il ritorno delle panchine ma auspica un dialogo tra amministrazione e studenti sulla più generale questione degli spazi universitari. «La prenotazione delle aule per lo svolgimento di attività studentesche prevede un iter particolarmente disagevole. Bene il ritorno delle panchine ma il problema degli spazi rimane». Il Collettivo up sottolinea come a partire dalla sua fondazione «il ripristino delle panchine è stato chiesto in diverse occasioni pubbliche, l’ultima volta il 21 marzo scorso. Per noi era una questione simbolica, di fruizione degli spazi; per altri una questione priva di importanza, tanto che ci hanno preso pure un po’ in giro».

Quattro anni fa polemica attorno alla rimozione delle panchine aveva riguardato anche il concetto di “decoro”. «Quello è un atrio e non una sala d’attesa. Così com’era dava una sensazione di bivacco e invece adesso è molto più decoroso. Per gli studenti stiamo trovando altri spazi di studio e socializzazione», così si leggeva sul Piccolo del 20 settembre 2013 a proposito delle motivazioni della rimozione rese dall’allora neorettore Maurizio Fermeglia. Questa ggi il numero uno dell’Università dà un’altra interpretazione: «Il decoro non è mai c’entrato molto. Le vecchie panche potevano essere spostate, così si rischiava di bloccare le uscite di sicurezza dell’edificio. Quelle nuove, che sono invece fisse, sono il frutto di uno studio che ha combinato motivi di sicurezza e di budget. Erano previste sin dall’inizio e sono anche più belle. Sono pretestuose, dunque, alcune rivendicazioni studentesche».

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