Tornano all’antico splendore gli affreschi di Muggia Vecchia
Sulla rampa di lancio il restauro nella basilica medievale dedicata alla Madonna Da fine estate un’impalcatura mobile eviterà la chiusura nei cinque mesi di lavori

Lasorte Trieste 31/05/17 - Chiesa Muggia Vecchia, Affreschi
Non c’è triestino che non conservi in famiglia il ricordo di un battesimo, un matrimonio o un anniversario nella basilica di Muggia Vecchia. Così minuta e silenziosa, pregna di spiritualità e storia, si può capire perché l’annuncio dei lavori sugli affreschi della chiesetta sia accolto con gioia non solo dalla comunità locale ma dalla città tutta. Credenti e non credenti. Il restauro partirà dopo l’estate, tra settembre e ottobre. Ma le funzioni religiose, ci tiene a precisare il giovane parroco don Andrea Destradi, non si fermeranno. Si procederà a piccoli pezzi, con una squadra di esperti che seguirà passo dopo passo l’intera opera.
La storia
La basilica di Santa Maria Assunta è l’unica struttura integralmente conservata dell’abitato medievale della zona. La dedica alla Madonna è trascritta per la prima volta in un documento del 1203, anche se l’arredo liturgico e vari elementi architettonici della chiesetta risalgono all’VIII-IX secolo. Ma come scrive nel libro “Il parco archeologico di Muggia Vecchia” Giuseppe Cuscito, già professore di Archeologia cristiana dell’Università di Trieste e profondo conoscitore del sito, un edificio di culto doveva esistere fin dalla prima cristianizzazione del territorio. Gli affreschi pregiotteschi, opera di diverse mani ma della stessa scuola, risalgono alla prima metà del Duecento. L’ultimo restauro è degli anni Cinquanta.
Gli affreschi
Sono rappresentate figure di santi, profeti e scene del Vangelo. Il più pregiato è l’affresco che descrive il “Ciclo della dormitio” della Vergine Maria. «È il modo orientale per raccontare il dogma dell’Assunzione, infatti questa chiesa è dedicata all’Assunta», chiarisce il parroco. «Ma va notata anche la presenza di San Cristoforo, patrono dei pellegrini, unito al culto di San Rocco che si trova a Zindis. Ciò ci fa capire che questo in antichità era un luogo di transito. La chiesa è un patrimonio storico tra i più importanti in provincia, se non il più importante insieme a San Giusto».
Il restauro
«Sono trascorsi decenni dall’ultimo intervento e in alcuni punti si è verificato il distacco della pellicola di vernice», chiarisce don Andrea Destradi. Non solo. Sono state trovate muffe quasi impercettibili, causate dall’umidità, e che a lungo andare rovinano i colori. L’operazione prevede un’opera di pulitura e conservazione dell’affresco, il consolidamento delle parti che si stanno staccando e il reintegro di quelle mancanti. Ufficialmente il cantiere inizia a settembre anche se poi, concretamente, si comincerà a ottobre. Nei quattro-cinque mesi di lavoro la chiesa non chiude. «Faremo in modo che l’intervento venga svolto progressivamente - spiega don Andrea - con un’impalcatura mobile. Quindi garantiremo il culto e la vista del luogo per i triestini e i turisti. Questo è fondamentale, altrimenti si perderebbe il flusso di pellegrini che quotidianamente visitano la basilica. Questo è un punto di riferimento importante anche se non così presente nelle brochure che promuovono il territorio sotto il profilo spirituale e culturale».
I fondi
I finanziamenti sono regionali: 200mila euro, già ottenuti. Il lavoro è affidato a “Opera Est”, una ditta di Trieste specializzata in questi lavori, oltre ad altre società a cui spettano le impalcature e altre operazioni di contorno. Ma lo stanziamento permette di agire solo sugli affreschi, mentre la chiesetta avrebbe bisogno anche di altra manutenzione e ristrutturazione. «Purtroppo la norma da cui sono arrivate le risorse non consente di fare altro, che invece sarebbe opportuno poter programmare per assicurare la conservazione del sito», avverte il sacerdote. Don Andrea si riferisce alla muratura, alle infiltrazioni e ai serramenti. «Muggia Vecchia - riflette il prete - è indubbiamente un posto prezioso per i triestini e va curato. Pensiamo solo che tutto l’abitato era stato distrutto nel 1354 e l’unica realtà rimasta in piedi, ancora oggi, è la chiesa».
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