Torna il clochard del "caso coperte": "In Romania si gela". Polidori: "Non può restare qui"

TRIESTE Mihai Mezei è di nuovo in città. Il senzatetto che aveva trasformato un angolo di via Carducci nella sua dimora, diventato il clochard più conosciuto d’Italia dopo che il vicesindaco Paolo Polidori aveva gettato nelle immondizie le sue coperte, all’alba dello scorso 30 settembre a Oradea, in Romania, è salito su un treno: destinazione Trieste. Il cinquantottenne, dopo essere stato raggiunto da un divieto di rientro nel comune di Trieste per 3 anni e da un decreto di allontanamento dal territorio nazionale per motivi di pubblica sicurezza, nel gennaio scorso era stato fatto salire su un pullman e “rispedito” nel suo Paese di origine.
Lo scorso lunedì, nel pomeriggio, dopo 10 mesi, tra l’incredulità dei commercianti della zona, l’uomo è ricomparso proprio negli spazi di via Carducci dove lo scorso anno usava sistemare coperte, vestiti e pentole. «Adesso in Romania arriva il freddo, un freddo difficile da sopportare per un senzatetto – ha raccontato ieri giustificando il suo ritorno a Trieste –. Qui il clima è più mite e trovo persone che mi aiutano. Mentre nel mio Paese non ho nessuno e lì mi vergogno a chiedere la carità».
Lo scorso inverno, quando era scoppiato il caso di cronaca che l’aveva coinvolto, aveva sostenuto gli fossero stati rubati i documenti. «Sono stati trovati e spediti in Romania, ora me li hanno riconsegnati – riferisce esibendo la carta di identità mentre mangia una zuppa calda seduto a un tavolino di piazza Garibaldi –. Vorrei restare qui, conto su quanti lo scorso gennaio, portando delle coperte in via Carducci, mi hanno espresso la loro solidarietà. Tornerò proprio in quel tratto di via Carducci, perché lì quelle stesse persone possono riconoscermi e darmi un aiuto».
Le scorse notti Mihai ha dormito nella galleria tra via San Francesco e via Battisti. Ha trovato chi ha dato lui qualche vestito, chi gli ha donato un paio di scarpe nuove. «Domani che apre il bagno comunale di via Veronese, vado a farmi una doccia», afferma. Intanto, però, ieri mattina è stato rintracciato dal Nucleo interventi speciali della Polizia locale che lo ha identificato, consegnandogli un invito a presentarsi all’Ufficio Immigrazione della Questura l’8 ottobre prossimo alle 8.30, per «chiarire la sua posizione sul territorio nazionale». Il tutto con allegate le informazioni per la persona sottoposta alle indagini sul diritto di difesa. Mihai ora teme di venir rimandato nel suo Paese. Così, tra le ipotesi che ieri ha preso in considerazione, c’è anche quella di lasciare l’Italia alla volta della Francia, dove risiede la sua famiglia. Alcuni membri della comunità romena di Trieste hanno provveduto a fornirgli un aiuto utile a proseguire nel suo viaggio. Ma l’impresa non sarà semplice, visto che l’uomo vede a suo carico il divieto di entrare anche in Francia.
Sorpreso dal ritorno del clochard a Trieste anche il vicesindaco Polidori. L’esponente leghista immaginava di essersi liberato per sempre di quel cittadino romeno che, involontariamente, lo aveva trascinato sulle prime pagine dei media nazionali. «Avendo questa persona, precedentemente al famoso evento delle coperte, rifiutato per ben due volte l’accoglienza in strutture del Comune, promossa dal sottoscritto coadiuvato dall’assessore ai Servizi sociali - precisa il vicesindaco -, invito la comunità romena e le persone che avevano partecipato al presidio silenzioso in sua difesa, lasciando coperte sul posto dove bivaccava, a prendersi cura di lui in prossimità del prossimo inverno, che si annuncia piuttosto rigido».
E le mette in guardia: «Da documento della Questura, la persona in questione è considerata pericolosa per la collettività. L’invito quindi, nell’eventualità qualcuno lo accolga in casa, ricordo però il provvedimento di allontanamento, è quello di usare la massima prudenza». Coinvolgendo la Questura, è stato dunque avviato l’iter per allontanare nuovamente l’uomo da Trieste. «Un iter molto, troppo farraginoso – valuta Polidori –, una procedura che dovrebbe essere automatica». Il vicesindaco confida «in una veloce soluzione della questione», rimarcando che «la legge non consente di dare una pronta e severa risposta a chi, considerato pure individuo pericoloso per la collettività, si permette di perseverare nel commettere reati. Nel frattempo bivaccherà ancora? Non si sa, ma di certo farò tutto il possibile per impedirglielo». —
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