Torna dall’Egitto la salma dell’architetto Lasciac

Le sue spoglie e quelle del figlio sono tumulate a Il Cairo dove dal 2018 finirebbero in una fossa comune. La giunta municipale sosterrà le spese
Di Francesco Fain
Bumbaca Gorizia 20.04.2009 Obelisco San Rocco pulito - Foto di Pierluigi Bumbaca
Bumbaca Gorizia 20.04.2009 Obelisco San Rocco pulito - Foto di Pierluigi Bumbaca

Rischiava di diventare una corsa contro il tempo. Senza esiti scontati. Nel 2018, se non si fosse fatto nulla, le spoglie mortali del celebre architetto goriziano Antonio Lasciac e del figlio, tumulate in Egitto, sarebbero finite nella fosse comune. Dimenticate da tutti.

Ma Ordine provinciale degli architetti e Comune di Gorizia si sono rimboccati le maniche e hanno trovato una soluzione. All’Albo pretorio del Comune di Gorizia è apparsa, infatti, una delibera che ha per oggetto il rimpatrio delle salme e il recupero delle lapidi della tomba Lasciac. Una documentazione che contiene anche un’altra notizia: è volontà del Comune conferire al celebre architetto la cittadinanza onoraria alla memoria.

«Nella ricorrenza del settantesimo anno dalla scomparsa dell’illustre goriziano architetto Antonio Lasciac, nato a Gorizia nel 1856 e defunto al Cairo nel 1946, ed ivi sepolto al Cimitero latino, l’amministrazione comunale - si legge nei documenti - desidera onorarne la memoria con il conferimento della cittadinanza onoraria. Considerato che per evitare che le spoglie mortali dell’architetto e del figlio, entrambe giacenti nel medesimo sepolcro, possano finire disperse alla fossa comune entro il 2018, come programmato dalla attuale gestione del Cimitero latino, il Comune ritiene doveroso farsi carico del rimpatrio di entrambe le salme e della tomba lapidea (progettata dallo stesso architetto), dandone degna e segnata collocazione nel cimitero centrale di Gorizia, accanto alla tomba di famiglia dei Lasciac».

Nella delibera si rammenta anche che «è intenzione dell’Ordine provinciale degli Architetti della Provincia di Gorizia portare a compimento sia il rimpatrio che le inerenti onoranze celebrative entro il corrente anno». Fatta tutta questa premessa, l’amministrazione annuncia di voler provvedere “a propria cura” a sostenere le spese relative al trasporto dei resti di Antonio Lasciac e di suo figlio oltrechè della relativa lapide dall’aeroporto di Milano al cimitero centrale di Gorizia. Per questo, l’amministrazione si avvarrà di ditte esterne esperte nel settore funerario per effettuare il trasporto dei resti e della relativa lapide per un costo che si aggira sui 1.500 euro.

Antonio Lasciac nacque a Gorizia in borgo San Rocco, primo di 6 figli del conciatore di pelli Pietro Lasciak e di Giuseppina Trampus, entrambi di origine slovena. Fin da bambino dimostrò delle attitudini e un interesse speciale per l’architettura e dopo le Reali inferiori e la Oberrealschule frequentò il Politecnico di Vienna e contemporaneamente si sposa con Maria Luigia Plesnizer dalla quale ha tre figli: Plautilla Angelina Francesca, Fabrizio Antonio Giuseppe e Romeo Italico Alessandro. Si laureò in architettura e ancora non compiuti i 26 anni (9 agosto 1882) firmò il suo primo progetto di ristrutturazione e ampliamento di una casa in via Vaccano. L’anno successivo si recò in Egitto ad Alessandria dove realizzò la galleria Menasce sul modello della galleria milanese Vittorio Emanuele II. Nel 1888 tornò in Italia, a Napoli, e nel 1891 fissò la sua residenza a Roma, mettendosi in contatto con i grandi architetti locali e partecipando a numerosi concorsi nei quali si metterà in luce. A Roma elaborò i progetti per la Chiesa del Sacro Cuore (1891) e di San Rocco (1894), entrambe a Gorizia e mai realizzate per gli ingenti costi di costruzione.

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