Torino, notte di paura. «In salvo dentro un portone per sfuggire all’onda umana»

Nicola Venturini, ex calciatore dell’Unione, nella calca con la sua fidanzata. Un altro triestino ancora sotto choc: «Abbiamo avuto paura di non uscirne vivi»

TRIESTE. «Un'onda umana incontrollabile che in pochi secondi ha iniziato a muoversi all'interno della piazza travolgendo tutto e tutti». Nicola Venturini rivive con lucidità la folle serata di piazza San Carlo a Torino.

L'ex giocatore della Triestina - da tempo al Vesna, la squadra di calcio di Santa Croce - sabato sera era nel capoluogo piemontese per motivi sentimentali: al Politecnico studia la sua ragazza, la triestina Valentina Pino. «Il ponte del 2 giugno mi ha fatto propendere per spostarmi da Trieste a Torino.

Torino, l'onda umana nel panico di piazza San Carlo

C’era la finale di Champions League in questi giorni: da grande appassionato di calcio ho portato la mia ragazza in piazza San Carlo, dove era stato allestito il maxischermo per vedere Real Madrid-Juventus», racconta Venturini.

L'atmosfera di quella che dovrebbe essere una serata di sport e festa è «complessivamente buona, rilassata». Col senno di poi il 31enne triestino, insegnante di educazione fisica alle scuole elementari Dardi e Morpurgo, evidenzia due fattori che si riveleranno estremamente importanti: «Ho constatato che c'erano pochissime forze dell'ordine in zona nonostante le migliaia di persone assiepate davanti al maxischermo. In compenso c'erano tanti venditori ambulanti che nonostante il divieto di introdurre nella piazza bottiglie di vetro vendevano bottiglie di birra che in moltissimi hanno bevuto durante la partita proprio in piazza».


A Cardiff il match regala un primo tempo di dolore (il gol di Ronaldo) e gioia (il pareggio di Mandzukic) per i tifosi bianconeri. Poi il Real Madrid cambia ritmo e segna altri tre gol: nonostante la delusione tutto sembra tranquillo a Torino. Improvvisamente però sul 3-1, a circa 20 minuti dalla fine incontro, la situazione in piazza degenera. «Dal nulla, in un secondo, abbiamo sentito che tutti hanno iniziato a urlare e a correre ovunque. Noi eravamo nella zona dei portici, a sinistra del maxischermo.

Con difficoltà siamo riusciti a non cadere a terra», racconta la 26enne Valentina Pino, studentessa di Ingegneria biomedica. «Ci siamo trovati travolti e spostati di circa 30 metri rispetto a dove stavamo all'inizio. Ci chiedevamo cosa stesse accadendo, erano in tanti a farlo, nessuno aveva risposte. Tanti urlavano e si muovevano come un’inarrestabile onda umana».

La coppia riesce a rifugiarsi dentro il portone di un condominio. Qualcuno, proprio per non farsi schiacciare e cercare spazio, sfascia le vetrine di negozi. Poco dopo ecco una seconda ondata di persone senza controllo. «Siamo rimasti calmi cercando di capire cosa accadesse. Io ho potuto aiutare due ragazzi che erano inciampati e rimasti a terra rischiavano di essere schiacciati dalla calca. La situazione era davvero assurda, tutti continuavano a urlare e correre senza capire quale fosse il reale motivo di tutto questo trambusto», ricorda Venturini. Dopo una terza e ultima ondata, «caratterizzata da lancio di bottiglie», si inizia a capire quanto successo: «Ho chiamato un mio amico che era in prima fila davanti al palco.

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Da lì abbiamo saputo che una bomba carta o un grosso petardo ha praticamente mandato in tilt le persone che hanno cercato di uscire dalla piazza pensando evidentemente a una bomba. Purtroppo, visto quanto accade di questi tempi, è bastato un falso allarme a scatenare un putiferio».

La coppia è rimasta illesa. «Ho cercato di dare una mano aiutando alcuni feriti a recarsi verso le autoambulanze che stavano arrivando. Non avrei mai pensato di trovarmi in una simile situazione. Vedendo poi scarpe, borse, cellulari, bottiglie e soprattutto i vetri rotti in piazza ho pensato che tutto questo, per assistere ad una partita di calcio, peraltro su un maxischermo, è stato senza senso», dice Venturini.

In piazza c'era anche un altro triestino, il trentenne S.M., rimasto illeso. La persona che era con lui invece ha dovuto ricorrere al Pronto soccorso dove gli sono stati apposti punti di sutura a una ferita, per fortuna non grave. Ieri pomeriggio il triestino era ancora sotto shock: «Sono davvero provato psicologicamente, posso solo dire che è stata un'esperienza da cui abbiamo avuto davvero paura di non uscire vivi».

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