Top500, l’industria Fvg si confronta sulla crisi: i big prendono il timone per uscire dalla tempesta

Il ciclo di appuntamenti in regione per la presentazione del rapporto  analizza a fondo lo scenario economico nell’emergenza pandemica 
Piercarlo Fiumanò

TRIESTE La più dura crisi economica dal dopoguerra ha cambiato radicalmente la struttura dell’industria regionale. Per gli analisti di Pwc e Fondazione Nordest, come emerge dall’indagine Top500, la pubblicazione di Nordest economia dedicata alle prime 500 aziende della regione, ci dovrà essere una capacità di adattamento mai vista prima per riuscire a navigare “controvento” nel post-pandemia. Ci sarà un prima e un dopo.

Un anno di lockdown ha prodotto un’accelerazione improvvisa di tendenze che erano in atto da tempo: la corsa al digitale, il lavoro a distanza, l’accorciamento delle catene di produzione. I dati elaborati da Prometeia e ufficio studi PwC stimano nel 2020 una contrazione del 9,3% del Pil regionale, peggiore rispetto al dato nazionale (-8,9%). All’interno di questo quadro, le province di Udine (-9,6%) e Pordenone (-9,4%) registrano numeri ancora più negativi. La provincia di Trieste (-8,4%) mostra però una maggiore capacità di resistere alla crisi. La pandemia impone di fatto un combattimento a viso aperto.

In regione le due Confindustrie guidate da Michelangelo Agrusti (Alto Adriatico) e Anna Mareschi Danieli (Friuli) hanno annunciato che le fabbriche si apriranno alle vaccinazioni anti-Covid: da Wartsila a Burgo, da Fincantieri a Danieli. Per ripartire bisogna prima mettere in sicurezza persone e aziende: «Il patto contro la pandemia funziona e l’unità delle fabbriche è il paradigma dell'unità del Paese», ha detto Agrusti.

Per capire a fondo la portata della crisi questa settimana sono in programma in regione i tre appuntamenti Top 500 Imprese controvento, in diretta streaming domani martedì 27 aprile dal teatro Verdi di Pordenone, mercoledì 28 aprile dal Teatro Verdi di Trieste e giovedì 29 da Palazzo Torriani a Udine.

Ospiti top manager dei più importanti gruppi industriali della regione: da Bono (Fincantieri) a Benedetti (Danieli). A Trieste atteso l’intervento dell’ambasciatore tedesco Viktor Elbling sull’investimento dello scalo di Amburgo nel porto di Trieste. Una vera svolta considerato che il 13% dell’export dell’Italia ha come mercato di destinazione la Germania. L’investimento tedesco nella nuova piattaforma logistica triestina è “strategico” per le sue connessioni con il Centro Europa e i corridoi commerciali dell’industria tedesca. Nel 2021, come sottolinea Alessandro Terzulli, chief economist di Sace, ci si aspetta una ripresa economica forte ma con l’ombra del debito pubblico dei governi creato dall’enorme dispendio di risorse per arginare l’impatto sociale della pandemia su famiglie e imprese. Per Maria Cristina Landro (partner Pwc) e Gianluca Toschi (Ricercatore Senior della Fondazione Nord Est) passata la fase più acuta della tempesta le imprese regionali devono rivedere il proprio modello di business per ottenere un vantaggio competitivo sostenibile: «L’agilità di un’impresa è un fattore determinante in situazioni di crisi improvvise. E ancora una volta sono i grandi gruppi industriali che fanno da battistrada».

Di fatto un colosso come Fincantieri è stato in grado di portare avanti numerosi progetti nel campo delle infrastrutture marittime e terrestri, mettendo a disposizione competenze in tema di tecnologie digitali e elettrificazioni delle banchine dei porti. Sul fronte dell’acciaio la Danieli ha da poco siglato un accordo con Leonardo e Saipem per la fornitura congiunta di tecnologie e servizi “green”.

Le capacità di reazione ci sono tutte. Il 29 aprile i lettori troveranno l’inserto “Top500” in edicola assieme al Piccolo e il 30 aprile insieme al Messaggero Veneto con i numeri delle principali aziende del Friuli Venezia Giulia, analisi e previsioni degli economisti delle università di Padova e di Venezia e interviste ai protagonisti. Un’iniziativa Gedi Editoriale tramite il proprio “hub” Nordest Economia. —




 

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