Tondo si promuove, ma la Lega lo gela

Il Carroccio diserta l’incontro del presidente. Fontanini: sento scricchiolii nell’alleanza. Dressi: parole che ci amareggiano

di Marco Ballico

UDINE

«Pietro Fontanini? Con lui totale consonanza di vedute. Poi la dialettica politica ha la sua logica e i suoi percorsi e vedremo quello che potrà succedere».

E infatti succede, e molto in fretta. Nel giorno in cui Renzo Tondo, nella conferenza stampa di inizio 2012, diffonde ottimismo sul futuro della Regione e su quello dell’alleanza, Fontanini lancia il siluro: «Ho dubbi sulla solidità dell’alleanza con Pdl e Udc, sento più di qualche scricchiolio». All’ora dell’aperitivo, nella sede della Regione di Udine, il governatore smonta un’opposizione «quasi mai collaborativa», con un segretario «che dichiara su tutto» e un capogruppo «che non ha digerito la sconfitta 2008», snocciola numeri e scelte. La più forte politicamente è la resistenza al governo Monti: finché Roma non aprirà un tavolo di confronto, non vedrà arrivare «neanche un centesimo» dal Fvg. Con Sandra Savino a fianco, Tondo rende noto di aver congelato i 370 milioni del federalismo fiscale. Il motivo? La manovra Monti, oltre ai tagli di spesa, ha definito la trattenuta di circa 170 milioni di compartecipazioni e la Regione risponde dunque con la linea dura: detratti gli arretrati della compartecipazione alle pensioni Inps, avrebbe dovuto dirottare allo Stato 150 milioni nel 2011 (e altri 200 milioni nel 2012) e invece, al momento, Trieste non esegue. «Ho scritto una lettera al governo – spiega Tondo – ricordando gli accordi sottoscritti con il ministro Tremonti».

Il presidente Fvg parla poi dell’alleanza con certezze quasi granitiche: «Sarebbe strano non riproporla nel 2013 dopo aver concordato su gran parte delle cose fatte». Qualche ora dopo, colpo di scena, ecco la grana.

I nodi? La questione commercio sembra la più delicata. Tondo spiega la decisione di non ricorrere contro la liberalizzazione degli orari come forma di tutela per i dipendenti della grande distribuzione, ma la Lega non ci sta. Tra gli «scricchiolii» di Fontanini, che si dice anche «allibito dai cento commi della finanziaria Fvg con contributi ad hoc», c’è in primis proprio il commercio. «Le regole per le aperture domenicali facevano parte del programma, ora il presidente sembra aver cambiato idea», rileva il segretario del Carroccio, critico anche su un Pdl «alleato con la sinistra a sostegno del governo Monti su imposizioni inaccettabili come Ici e Ipt, su cui la nostra Regione è pure disattenta, mentre Trento e Bolzano hanno già legiferato e non applicheranno la maggiorazione». La candidatura Tondo? «Prima va chiarito il quadro politico», è il gelido commento di Fontanini. «Spero che il presidente non finisca con l’allearsi con Serracchiani e Moretton: un papocchio incredibile». Dichiarazioni che Sergio Dressi definisce «sconcertanti» e «ingenerose», anticamera, chissà, di scricchiolii anche in Provincia di Udine (il Pdl friulano ha chiesto subito la verifica). «Trasferire a livello regionale le attuali ma passeggere differenti posizioni nazionali di Pdl e Lega è un grave errore che, con spirito di amicizia, invitiamo Fontanini a non commettere», conclude il vicecoordinatore del Pdl. Venti di crisi sorprendenti – a meno di non considerare un segnale l’assenza in conferenza stampa dei soli assessori leghisti Seganti, all’estero, e Violino, che invece era atteso – per chi ha visto un Tondo “berlusconiano” premettere la «consapevolezza delle difficoltà che ci aspettano nel 2012», ma aggiungere subito: «Conosciamo anche la solidità delle nostre imprese e della coesione sociale della comunità». E allora, ricordati una volta ancora i numeri del debito abbattuto, dei cantieri stradali, del tasso di occupazione, all’insù rispetto al resto al Paese, la forza dell’export e degli investimenti, Tondo presenta le linee guida del nuovo anno: rafforzamento degli ammortizzatori sociali, sostegno allo sviluppo dell'economia, attenzione all’agro-alimentare. Poi rigore nella spesa, riduzione dei costi e maggiore efficienza della pubblica amministrazione, “tagliata” nel triennio di 1.400 unità tra comparto unico e servizio sanitario. E ancora la sanità, con la riconferma della posizione personale a favore dell’Azienda unica ma anche l’apertura a maggioranza e opposizione: «Non ci sono totem o tabù».

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