Tondo: «Sì all’election day in aprile»
di Marco Ballico
TRIESTE
Le elezioni in aprile? Sarà election day in Friuli Venezia Giulia. Renzo Tondo scioglie le riserve, conferma la preferenza per il voto accorpato, ribadisce che, una volta incassato l’ok romano alla riduzione dei consiglieri regionali, non ci saranno più dubbi: si vota nella stessa data delle politiche pure alle regionali 2013.
Nessuna tattica, chiarisce il governatore. Non nel momento in cui, sempre più, il Pdl locale vira verso il partito regionale. La novità è che non è detto che quel movimento si chiamerà “Popolo del Friuli Venezia Giulia per Tondo”. Gli ex berlusconiani non più folgorati dal predellino stanno cercando un nome che possa “bucare” l’elettorato.
Ma il presidente non si espone, non ancora. Aspetta di lanciare il progetto “catalano” il prossimo 16 dicembre, in una convention che ha una data ma non ancora una sede. A quel punto, Tondo non avrà più timore dell’effetto negativo di un Pdl in caduta libera. «Si votasse in aprile, ci sarà l’election day», assicura il presidente carnico a proposito del possibile slittamento delle politiche di un mese rispetto al voto che sembrava fissato a marzo e invece, causa calendario da incrociare con le altre Regioni al voto (Lazio, Lombardia e Molise), potrebbe cadere ad aprile, nel mezzo della “finestra” prevista dallo statuto speciale della Regione.
Questione di risparmio, si sapeva. Unificare la chiamata alle urne farebbe risparmiare 2,6 milioni di denaro pubblico. Ma un voto precedente al 17 marzo potrebbe essere accorpato solo in caso di dimissioni di Tondo. Che, in quel caso, farebbe saltare il dettato statutario che, all’articolo 14, dispone che le elezioni del nuovo Consiglio «decadano dalla quarta domenica precedente e non oltre la seconda domenica successiva al compimento del quinquennio». Quinquennio che, a seguito delle dimissioni, quattro anni e mezzo fa, di Riccardo Illy (proprio con l’obiettivo dell’election day), scatta dal 13-14 aprile 2008. La conseguenza sarebbe quella di rinviare alla prossima legislatura le ultime riforme del centrodestra al governo e pure, a meno di convocazione nei primi giorni di gennaio della Camera, di mandare in archivio la riduzione dei consiglieri regionali da uno ogni 20mila a uno ogni 25mila abitanti. Se invece, come sembra ancora possibile, si voterà ad aprile, l’election day, assicura Tondo, sarà cosa fatta. Calendario alla mano, ed escludendo la Pasqua di fine marzo (nel 2013 cade il 31), le domeniche possibili sono cinque: 17 e 24 marzo, 7, 14 e 21 aprile. Soluzioni che, con il partito regionale “costola” del Pdl, il presidente non pare aver paura di affrontare. Consapevole di poter chiudere, in funzione anti-Seracchiani, l’intesa con Udc, Lega Nord, Pensionati e una lista civica che potrebbe essere quella autonomista di Alessandro Colautti o quella triestin-friulana di Roberto Dipiazza.
Di accordi non si parla invece con Franco Bandelli e Un’Altra Regione. L’ex assessore della giunta Dipiazza gongola per il bagno di folla di sabato scorso a Udine nel giorno del primo compleanno del suo movimento. Con gli aficionados di sempre sono stati avvistati anche gli autonomisti Giorgio Pozzo e “Charlie” Visintin, Roberto Asquini del gruppo Misto, la vicepresidente di Fvg Strade, in quota Lega, Arianna Dressi, non meno di 300 persone ad ascoltare la “guest-star” Maurizio Zamparini. L’imprenditore presidente del Palermo calcio ora interessato alla Triestina non ha ancora ufficializzato il suo sostegno ai “bandelliani” ma la sua presenza era di certo un segnale. Al punto che Bandelli rilancia: «Siamo convintissimi della bontà dell’election day e male fa Tondo a nascondersi demagogicamente dietro alla questione del consiglieri. Noi non vogliamo la loro riduzione ma il dimezzamento degli stipendi, dei vitalizi e dei rimborsi spese. Non si illuda il presidente di prendere in giro la gente. Il terzo polo, che sta per diventare il secondo, è pronto alla sfida». Gli risponde a distanza il consigliere regionale del Pdl Piero Tononi: «Mandi Franco! Da Un’Altra Trieste a Un Altro Friuli. Da autoproclamatosi difensore di Trieste in Regione ad alleato degli autonomisti friulani, rappresentati nella fattispecie da due reduci del passato non proprio protagonisti di una delle pagine più esemplari, in tema di costi della politica, della storia del Friuli Venezia Giulia».
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