Tondo: sì alla manovra Tremonti ma decidiamo noi dove tagliare

Il centrodestra appoggia il presidente ma c’è chi chiede più fermezza. Saro: «In passato troppi sbagli» L’opposizione: «Non bisogna versare un centesimo». Lunedì il vertice con parlamentari e capigruppo

TRIESTE

«Tremonti e il governo ci lascino decidere cosa fare in Fvg». Renzo Tondo guida la crociata a difesa della specialità. Lunedì, convocati parlamentari e capigruppo, cercherà di incassare una firma comune a un emendamento che sottragga la regione ai tagli di spesa imposti alle "speciali" dal decreto di Ferragosto. Altrimenti, si ridiscuterà tutto. A partire dal federalismo fiscale. In concreto, ha detto Tondo a Tremonti l'altro giorno a Forni di Sopra in occasione dell'inaugurazione dell'elettrodotto Carnia-Cadore, la Regione è disponibile a fare la sua parte su costi della politica e riassetto degli enti locali, ma non ad aggiungere ai 370 milioni per il federalismo fiscale anche i 308 di taglio di spesa imposti sin dal 2012.

Tremonti, sintetizza il governatore, «ci lasci decidere quello che noi dobbiamo fare sul nostro territorio». L'ipotesi su cui si lavorerà lunedì a Udine sarà quella di un emendamento salva-specialità. «Si tratta di tirar fuori la regione dal cambio delle carte in tavola - spiega il capogruppo del Pdl Daniele Galasso -. L'accordo sul federalismo ci impegna sulla quota di solidarietà e la riduzione del debito. Ma, se ora le cifre sono diverse, si tratta di rinegoziare il tutto». Galasso conferma che, se il governo non darà ascolto alle istanze Fvg, la via "inevitabile" sarà il ricorso alla Corte costituzionale. Anche Gianfranco Moretton, il capogruppo del Pd che per primo ha sollecitato il vertice, pensa a un emendamento «che salvaguardi l'autonomia regionale».

Moretton considera «defunto» il federalismo fiscale, si dice convinto che «dei 370 milioni non andrà versato un solo centesimo» e conclude: «I sacrifici valgono per tutti, ma mi aspetto che anche i parlamentari di maggioranza si rendano conto della gravità del decreto». «L'incontro avrà un senso solo se farà emergere una dura presa di posizione della giunta - aggiunge il deputato del Pd Ettore Rosato -. Dal presidente Tondo attendo la richiesta di precisi impegni ai parlamentari per cambiare la manovra di un governo che non ha investito una sola volta sul territorio Fvg».

Ferruccio Saro sembra rispondere all'appello: «O ci sarà il coraggio di un'iniziativa forte o il Fvg si troverà in una situazione molto pericolosa, con settori strategici come sanità, enti locali e trasporti a rischio». Il senatore di Martignacco ipotizza un'azione parlamentare comune con le altre "speciali" e invita alla compattezza politica: «Si è sbagliato qualcosa in passato nei rapporti con Roma, ora serve da un lato che parlamentari e giunta dimostrino di essere allineati, dall'alto che si colga l'occasione per lanciare un grande processo di riorganizzazione che produca efficienza e risorse». Più prudente, quanto al muro contro muro con Roma, Isidoro Gottardo. «Non esiste un caso Fvg slegato dal tema enti locali e Regioni - dichiara il segretario del Pdl -.

La manovra può certo essere cambiata in parlamento ma i conti dovranno tornare: è una questione di credibilità internazionale ed è, soprattutto, un problema italiano». Su cosa agire? «Riduzione della spesa e recupero dell'evasione. Il decreto è un'opportunità anche per la nostra regione per avviare una stagione di riforme a favore delle future generazioni». «Approfondiremo ogni proposta intelligente», dice il senatore Mario Pittoni (Lega Nord).

Mentre Debora Serracchiani condivide la posizione del sindaco di Verona Flavio Tosi («La patrimoniale e lo scudo meglio dei tagli agli enti locali e dell'aumento dell'età pensionabile») e dal vicecapogruppo Pdl Franco Baritussio arriva l'ultimo avvertimento: «Non è più in gioco la specialità, ma la vita stessa del Fvg. Il tavolo bipartisan è positivo ma è bene che vi sia da subito la determinazione del presidente Tondo ad andare fino in fondo, già preventivando il ricorso alla Corte».

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