Tondo: non temo il Veneto ma la concorrenza fiscale di Slovenia e Carinzia

Il presidente esclude rischi di vassallaggio: "Eppoi siamo prontissimi alla sfida federalista". L’integrazione regionale del sussidio statale porta l’importo a 100 euro mensili
Renzo Tondo
Renzo Tondo
TRIESTE
«Non temo il Veneto, semmai la Slovenia e la Carinzia». Luca Zaia, con la benedizione di Roberto Calderoli, lancia il ”patto del Nord”? Una pattuglia trasversale di deputati e senatori autoctoni si agita, si spaventa, denuncia il rischio di vassallaggio del ”piccolo” Friuli Venezia Giulia a un ”regno lombardo-veneto” in salsa padana? Renzo Tondo non si accoda, al contrario. Getta acqua sul fuoco, rifiuta guerre preventive o logiche da ”fratelli coltelli”, e avverte: la concorrenza vera non sta dentro i confini italiani, ma fuori. Sta nei regimi fiscali assai più ”attrattivi” che Lubiana e Klagenfurt possono vantare. E che il Friuli Venezia Giulia deve conquistare.


LA PRIORITÀ
Il presidente del Friuli Venezia Giulia, all’indomani dell’ufficio di presidenza del Pdl che vede Silvio Berlusconi premere sull’acceleratore delle riforme, mantiene i piedi per terra. E non cambia linea: «Le riforme sono importantissime, la riduzione della spesa pubblica è essenziale, ma la premessa è sempre la stessa. Il tema del lavoro e quello del sociale, nei prossimi tre anni, rimangono la priorità del Friuli Venezia Giulia. Le riforme e le conseguenti azioni politiche, pertanto, devono avere come finalità lo sviluppo e l’occupazione».


NESSUN TIMORE
La conseguenza è presto detta: la riforma federalista, quella che il Senatur e le sue truppe invocano a gran voce, consente il rilancio economico nella misura in cui ”consegna” la leva fiscale alla periferia. «Questo è l’obiettivo che dobbiamo raggiungere» insiste Tondo. Ma come? Stando dentro o fuori il ”patto del Nord”? Il presidente ”pragmatico” taglia corto: «Mi interessano i contenuti, non i contenitori». Sia chiaro, però: «Il Friuli Venezia Giulia non deve temere che il Veneto ci fagociti o ci assorba. Io, di sicuro, non lo temo. Le nostre imprese, i nostri concittadini hanno già dimostrato quali e quante capacità hanno».


LA SFIDA
E comunque, aggiunge Tondo, il Friuli Venezia Giulia è attrezzato a reggere la sfida federalista: «La squadra è prontissima». Nel frattempo, la Regione non molla la presa sulle compartecipazioni ai tributi dei pensionati: più di 450 milioni di euro all’anno, trattenuti ”ingiustamente” nelle casse statali, e oggetto di una trattativa tutt’altro che facile con il governo ”amico”. Ma il presidente, ancora una volta, ribadisce: «Andrò sino in fondo, non posso non farlo, perché non sono soldi miei. Sono soldi dei cittadini del Friuli Venezia Giulia e io devo farglieli avere».


L’AVVERTIMENTO
Palazzo Chigi, del resto, è avvertito da tempo: «Ho già spiegato che i cittadini del Friuli Venezia Giulia, se io non andassi sino in fondo, a fronte di una sentenza della Corte costituzionale che ci dà ragione, potrebbero citarmi alla Corte dei conti» ricorda Tondo. E qualcun altro aggiunge: «Se è per questo, a margine del consiglio dei ministri, il presidente ha anche aggiunto che non intende farsi mangiare l’albergo...». Battute a parte, resta il nodo dei modi e dei tempi entro cui arrivare alla conquista dei tributi mancanti: «La questione è sul tavolo. Ne stiamo discutendo e mi auguro che le risposte arrivino in tempi rapidi» afferma, prudente, Tondo.


SAPPADA
Infine, a proposito di rapporti di buon vicinato, la questione Sappada. Pietro Fontanini, segretario regionale della Lega, ha lanciato una nuova offensiva per il passaggio al Friuli Venezia Giulia. Zaia, però, ha già risposto picche. E ieri ha rincarato. Tondo ne prende atto e, auspicando un incontro «a breve» con il successore di Giancarlo Galan, non affonda: «Sono pronto ad accogliere a braccia aperte i sappadini. L’ho detto, e lo ripeto, ma l’iniziativa politica non spetta a noi: Galan, alla fine, si era ammorbidito. Ma ora c’è Zaia e non mi pare che sia disponibile...».


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