Tondo: incentivi ai regionali che andranno in pensione Ridurremo i tagli alla cultura

Incentivi-pensione ai dipendenti del Palazzo. Appello ai cittadini a spendere in Friuli Venezia Giulia: "Si aiutano la sanità e i servizi, l’Iva ci viene restituita"
Il governatore Renzo Tondo
Il governatore Renzo Tondo
TRIESTE
. «Mi sa che Riccardo Illy ha ragione...».
Renzo Tondo
, al termine dell’ennesima giornata ”massacrante”, infila la battuta. Ha incrociato il grande sconfitto e l’ha visto rinato: non rimpiange il potere perduto, semmai se ne sente liberato, ed è «assolutamente sereno». Mentre lui, il grande vincitore, deve vedersela con i «fastidi quotidiani» di Palazzo. Un’ingiustizia? Il presidente della Regione ride, cita il ”filosofo” Catalano, poi si rimbocca nuovamente le maniche: la Finanziaria ”lacrime e sangue”, quella che porterà un paio di milioni in più alla cultura, è quasi alle spalle. Ma non l’effetto della crisi sulle casse regionali: «Lancio un appello a tutti i cittadini affinché spendano in Friuli Venezia Giulia». Né tantomeno sono alle spalle le annunciate (e temute) riforme: il riassetto delle Ass va fatto a primavera, lo snellimento della macchina pubblica dev’essere altrettanto rapido, tant’è che allo studio c’è «una norma sui pensionamenti incentivati dei dipendenti regionali», la città metropolitana di Trieste è una scelta «giusta», la vendita di Mediocredito inevitabile. Non sono alle spalle, e non vanno sottovalutate, neppure le liti intestine del Pdl a Trieste, dove «servono nervi saldi e mente fredda», e a Roma, dove «Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini non possono rompere».


Presidente, la Finanziaria procede senza eccessivi intoppi. Se l’aspettava?

Tutto sommato sì. Sono partito con grande anticipo, descrivendo le cose come stavano, e ho portato avanti un’azione di moral suasion su giunta, consiglio, categorie, mondo ”esterno”. Il realismo ha fatto premio.


Non teme ”agguati” in Consiglio?

Non li temo perché c’è stata grande coerenza nel percorso intrapreso: non abbiamo avuto sbandamenti e non ne avremo. In Consiglio, magari, ci sarà qualche fibrillazione, com’è naturale.


E qualche correttivo?

Sicuramente ce ne saranno, ma è giusto così. A me preme la tenuta dell’impianto complessivo e quella, ormai, mi pare acquisita: ringrazio la maggioranza. Ma la stessa opposizione, al di là di polemiche specifiche, mi sembra aver compreso la situazione.


I tagli alla cultura sono un fronte aperto. Li ridurrete?

Ne ho già parlato con il capogruppo del Pdl Daniele Galasso: puntiamo a recuperare un paio di milioni.


Tributi Inps, il Pd giudica ”troppo soft” l’azione sul governo. Che risponde?

La campagna elettorale è finita. E i fatti sono sotto gli occhi di tutti: non possiamo più attivare nemmeno un limite d’impegno per i troppi debiti accumulati nella passata legislatura. Quanto ai tributi Inps, abbiamo portato a casa 200 milioni di euro e stiamo trattando su altri 250 milioni.


E se Roma non molla?

Non lasceremo nulla di intentato. Ma ricordo al Pd che, mentre lavoriamo sui tributi Inps, portiamo avanti anche una seria politica delle entrate. Abbiamo già ottenuto, grazie alla determinazione dell’assessore Sandra Savino, i primi risultati.


Come l’Irpef dei dipendenti Elextrolux tornato ”a casa”?

Sono tre milioni di euro al mese. Ma non ci fermiamo. Anzi, rivolgo un appello a tutte le imprese e a tutti i cittadini del Friuli Venezia Giulia affinché non solo paghino le tasse, ma anche spendano ”in loco”: noi abbiamo le compartecipazioni sull’Iva e quindi, chi acquista sul territorio regionale, contribuisce di fatto alla qualità della nostra sanità, delle nostre case di riposo, dei nostri servizi pubblici.


A che punto è la crisi in Friuli Venezia Giulia?

Abbiamo già toccato il fondo sul versante della produzione. Ma molte aziende, al fine di restare sul mercato, si stanno ristrutturando e quindi ci attende una fase duale: il Pil ripartirà con più forza e più velocità dell’occupazione. E quindi dovremo investire ancora sugli ammortizzatori sociali.


La Finanziaria è quasi alle spalle. Ma le riforme, già annunciate con l’obiettivo di ridurre e riqualificare la spesa, sono alle porte. Quali le più urgenti?

Dobbiamo portare rapidamente a casa il completamento della riforma della sanità. Siamo già partiti con l’unificazione di direzione centrale della Regione, Agenzia e Centro servizi condivisi, passando da tre soggetti a uno solo, mentre il centrosinistra ne voleva addirittura un quarto: il fondo immobiliare per gli investimenti.


E ora?

Stiamo lavorando su un’ipotesi di riforma istituzionale.


Il taglio delle Aziende sanitarie già discusso in maggioranza?

In maggioranza si è avviata una discussione.


C’era chi voleva inserire il taglio già in Finanziaria. Era tra questi?

No, ritengo preferibile una riforma ”autonoma” anche perché abbiamo già dato una forte spallata con Agenzia e Centro servizi condivisi.


In maggioranza c’è chi ipotizza di arrivare a una sola Azienda territoriale al posto delle sei attuali.

Ci sono diverse opzioni. Le valuteremo.


Nessuna decisione già presa?

No.


I tempi?

Primavera.


Il Pd, intanto, boccia il nuovo piano socio-sanitario: denuncia cancellazioni di ospedali, tagli di reparti, pericoli in agguato per Burlo e Cro e zero risparmi.

Sono le solite critiche che si fanno a ogni nuovo piano socio-sanitario. Le sento ripetere sin dai tempi della riforma di Gianpiero Fasola. Ma il nostro piano non prevede chiusure di ospedali o reparti, solo razionalizzazioni che non penalizzeranno i cittadini.


Il polo di Cattinara avrà i finanziamenti?

Siamo persone serie. E quando prendiamo un impegno, lo onoriamo: l’ospedale di Pordenone ne è la dimostrazione.


I contratti del pubblico impiego incombono e i dipendenti sono in stato di agitazione: teme lo sciopero?

Non lo temo perché non vedo i motivi di scioperare e perché i sindacati, al di là di alcune forzature giornalistiche, mi sembrano assolutamente consapevoli della necessità di far prevalere la responsabilità. Se così non fosse, si darebbe un pessimo segnale alla comunità regionale.


Tiene duro sugli aumenti di 53 euro?

Abbiamo fatto un’offerta compatibile. Mi auguro ci siano i margini per un accordo.


Quali i pilastri della riforma della ”macchina pubblica”?

In Finanziaria c’è già il blocco del turn-over, pur con le dovute eccezioni. Ma la ”macchina pubblica” è ancora troppo poderosa e quindi intendiamo superare le Comunità montane, incentivare le Unioni dei Comuni e renderle obbligatorie per alcuni servizi, metter mano alle direzioni regionali e procedere alla devolution di competenze e personale.


La Finanziaria 2010, però, prevede 13 dipendenti regionali in più. Dov’è lo snellimento?

Abbiamo già previsto, lo ribadisco, il blocco del turn-over. Stiamo lavorando alla devolution. E, inoltre, stiamo valutando l’ipotesi di una norma che incentivi i pensionamenti.


Prepensionamenti a Palazzo?

Stiamo ragionando sulla possibilità di incentivare l’uscita dei dipendenti vicini all’età della pensione anche per favorire, almeno in piccola parte, l’ingresso di giovani.


Riforma delle autonomie. È favorevole alla città metropolitana di Trieste?

Ne discuteremo con le forze politiche. Ma è un percorso che, a mio avviso, vale sicuramente la pena di tentare. Un nuovo soggetto in grado di mettere insieme i comuni della provincia e gli enti territoriali come l’Ezit consentirebbe una programmazione omogenea ed eviterebbe contrasti istituzionali.


Come convincerà i sindaci dei comuni ”minori”?

I cambiamenti si guidano o si subiscono. Noi preferiamo guidarli.


Partecipazioni regionali. La vendita di Mediocredito, nonostante le proteste, va avanti?

Ho già dato mandato all’assessore Savino di studiare, assieme a Friulia, un percorso di cessione che preveda comunque di mantenere una pur minore presenza regionale. L’obiettivo non è vendere i gioielli di famiglia per andare in vacanza, ma per finanziare le grandi opere. Ricordo, peraltro, d’aver annunciato la vendita di Mediocredito già in campagna elettorale.


Aveva annunciato anche la vendita di Friulia.

È noto che sono a favore di un sistema pubblico ”ultraleggero”.


È soddisfatto della gestione di Friulia? E del bilancio della holding?

Il bilancio sarà presentato il 17 dicembre. Ma mi pare che Friulia abbia recepito l’indicazione dell’assessore Luca Ciriani e della giunta di dedicare maggior attenzione alle pmi.


Aeroporto di Ronchi. La Regione acquisirà la maggioranza?

È l’obiettivo che ci poniamo per determinare le scelte.


Alleanze sì o no?

Osservo che, da soli, non ce la facciamo: Ronchi ha 607mila passeggeri all’anno mentre Treviso, sebbene temesse all’inizio di essere fagocitato da Venezia, ne ha più di 1,5 milioni.


L’Aeroporto chiede 6,5 milioni di euro per investimenti. La Regione è pronta a darli?

Parte dei ricavi della vendita di Mediocredito serviranno proprio ad acquisire la maggioranza della società, attraverso la ricapitalizzazione, e a finanziare gli investimenti.


Soddisfatto dell’iter della terza corsia dell’A4?

Assolutamente sì. Il 12 dicembre ci sarà la posa della prima pietra della Villesse-Gorizia.


Ma non ci sarà Berlusconi.

Il premier ha molti impegni ma noi andiamo avanti lo stesso. Va bene così.


I tempi di costruzione della terza corsia si potranno accorciare ancor di più?

Creeremo le migliori condizioni. È interesse nostro e delle imprese che i tempi siano i più veloci possibili. Prima si finisce, prima noi abbiamo l’autostrada e le imprese i soldi.


Troverete i soldi necessari a fare la terza corsia?

Ci sono state delle difficoltà con l’Anas. Ma l’assessore Riccardo Riccardi, in sinergia con Dario Melò e Federico Marescotti, le ha superate. Oggi dò per acquisita la bancabilità del piano finanziario.


È soddisfatto di tutti i suoi assessori?

Il giudizio complessivo è molto positivo.


Nessun ”neo”?

Posso dire che c’è una notevole differenza rispetto alla passata esperienza da presidente.


Quale?

Tutti i problemi finiscono sulla mia scrivania. Non è colpa degli assessori, sia chiaro, ma dell’elezione diretta: la responsabilità ultima è sempre del presidente.


Esiste un ”caso Rosolen”?

No, per quanto mi riguarda: l’assessore Alessia Rosolen sta lavorando bene. Dopo di che, è evidente a tutti che la vicenda triestina crea qualche problema.


Roberto Menia le ha mai chiesto la testa dell’assessore?

Mai. Menia non mi ha mai chiesto di togliere le deleghe alla Rosolen. Non ha mai fatto nemmeno una velata allusione.


Ma le baruffe triestine complicano la vita del Pdl regionale. Come uscirne?

La vicenda triestina mi fa tornare in mente il 2003 quando tutti, o quasi, mi spingevano a correre contro Alessandra Guerra. Non l’ho fatto, e sono fiero di me. Mi sento quindi di rivolgere un invito agli amici triestini: tenete i nervi salvi, mettete la testa sotto l’acqua fredda, e non fatevi condizionare dalle tifoserie che battono i tamburi sugli spalti con gli occhi iniettati di sangue.


Invito rivolto a Franco Bandelli?

Certamente anche a lui.


Da Trieste a Roma. Ha incontrato, di recente, sia Berlusconi che Fini: come finisce il duello?

Che i due non si amino, è evidente. Ma non possono rompere: sarebbe una sciagura per il centrodestra e per il Paese se l’equilibrio attuale saltasse. Gli italiani non capirebbero e, si andasse al voto anticipato, ci punirebbero giustamente. Io stesso sarei in difficoltà a chiedere il consenso in campagna elettorale.


Elezioni regionali. Novità sul Veneto?

Ho sentito Giancarlo Galan proprio venerdì.


Come l’ha sentito?

Sereno.


È davvero convinto di farcela?

Non lo so. Giancarlo conosce bene gli equilibri nazionali. Ma sono certo che, se anche non dovesse farcela, rimarrà nella nostra squadra.


Come ministro?

Magari.

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