Tondo incassa il sì al “piano anti-Casta”

Il Pdl manifesta insofferenza ma alla fine vota a favore. Astenuti Ciani e Rosolen. Il presidente prepara la road map dei tagli
Lasorte Trieste 27/09/11 - Piazza Oberdan, Regione, Presidente Renzo Tondo
Lasorte Trieste 27/09/11 - Piazza Oberdan, Regione, Presidente Renzo Tondo

TRIESTE Renzo Tondo fa quadrato, incassa la fiducia della maggioranza e tira dritto su tagli alla politica e rilancio del Friuli Venezia Giulia. Il Consiglio, nel pomeriggio di ieri, approva con i voti del centrodestra le linee programmatiche che il presidente ha snocciolato l’altro giorno in aula ma le crepe in seno alla coalizione sono sempre più evidenti. A favore dell’ordine del giorno, sottoscritto dai capigruppo di coalizione, si esprimono Pdl, Lega Nord e Udc.

È nel Gruppo misto che il governatore perde subito pezzi: Paolo Ciani (Fli) e Alessia Rosolen (Un’Altra Regione) si astengono. Mentre l’opposizione continua a lanciare bordate e vota compatta “no”, bollando l’intervento del governatore come «pura propaganda elettorale», lo stesso Pdl vacilla. Non nel voto: il partito di Berlusconi è compatto, i numeri ci sono. Ma nel dibattito. Nei corridoi, tra gli uomini del Pdl, si raccontava di un presidente leader, determinato, ma che di fatto scavalca con la sua uscita la sua stessa maggioranza. Non a caso Paride Cargnelutti, in aula, non esita a definire il discorso «uno scatto in avanti che ha sorpreso tutti». Ecco, invece, Roberto Marin accusare Tondo «di aver colto l’aula in contropiede». E aggiunge: «Chiedendo la fiducia ci ha messo in difficoltà».

Ed è Alessandro Colautti, ancora dalla file del Pdl, a tradurre in parole ciò che aleggia nel pensiero di molti: «Sì è vero, quella del presidente può essere anche campagna elettorale, ma per dire ciò che di buono si intende intraprendere. Ora dobbiamo voltare pagina e non essere timidi». Ci vuole l’intervento del capogruppo Daniele Galasso per raddrizzare la bilancia e difendere il governatore: «Concordiamo con lui e siamo pronti a ripensare il modello di Regione per scalare nuove vette». Non è sufficiente. Il presidente, un attimo prima del voto, ha comunque bisogno di chiarire e, rivolgendosi ai banchi della sua maggioranza, scandisce: «Il Pdl mi ha criticato per non aver condiviso le scelte. Ma non l’ho fatto perché altrimenti ognuno avrebbe avuto pezzi del suo sistema da difendere. Il mio programma non è un prendere o lasciare, ma una richiesta di condivisione». Un indirizzo che il governatore tradurrà in una road map per i suoi stessi assessori. In giunta, peraltro, Tondo parlerà proprio oggi di contenimento della spesa. E su questo il presidente si sofferma di nuovo ieri: «Cominciamo subito l’iter per il taglio dei consiglieri, se non lo facciamo non siamo credibili».

Poi la frecciata alla stampa: «Siamo al centro di un attacco mediatico senza precedenti, ma non abbiamo motivo di sentirci in colpa». Infine l’appello ai consiglieri di maggioranza «ad avere il coraggio di resistere alle corporazioni, ai localismi, agli interessi particolari». Applausi. Non dall’opposizione che, con il capogruppo del Pd Gianfranco Moretton in testa, insiste a ritenere le prese di posizione del presidente deboli: «La politica delle parole». Dal Gruppo misto, ancora, la spinta a partire subito. Ciani: «Per il referendum sull’abolizione delle Province basta una delibera del Consiglio». E, infine, Asquini che lancia una provocazione: «Sui tagli agli assessori esterni si può cominciare immediatamente, serve solo una delibera». Un chiaro messaggio diretto a Vladimir Kosic e ad Andrea Garlatti. «E forse - sussurra qualcuno - non solo a loro...».

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