Tondo impugna il decreto “Salva-Italia”
TRIESTE. Mario Monti finisce come Giulio Tremonti: avvisato di impugnazione. Ma stavolta pare che si andrà fino in fondo. Troppi tagli scritti sulla carta per il Friuli Venezia Giulia e la Regione, Renzo Tondo in testa, preannuncia il ricorso alla Corte costituzionale contro la manovra nazionale. Al tempo stesso, visto che il governo infila nel decretone “salva-Italia” anche un intervento sull’Irap, il centrodestra decide di modificare qualche numero della Finanziaria regionale di fine anno. E di ridurre, in particolare, la sua operazione sull’imposta più detestata dalle imprese da 95 a 35 milioni di euro. Il governatore e Sandra Savino hanno fatto i conti e convocato in fretta un vertice di maggioranza. All’obbligo di contenere la spesa, Roma ha aggiunto pure il congelamento di una quota di compartecipazioni erariali, un totale per le autonomie “speciali” di 860 milioni di euro (più altri 60 da cui si salvano solo Sicilia e Sardegna).
Secondo gli ultimi numeri resi noti da Tondo, si tratta di 155 milioni a carico del Friuli Venezia Giulia. Troppo, decisamente troppo, visto che nel 2012 e nel 2013, tra effetti dei decreti Tremonti e manovra Monti, la nostra Regione è chiamata a sopportare un totale di circa 950 milioni di minore possibilità di spesa. Quasi una vendetta dopo che l’asse Tondo-Savino aveva preso la decisione di congelare a sua volta i 370 milioni di euro di quota per un federalismo fiscale che ancora non c’è. Ma la questione è anche di principio: perché non solo il Fvg ha già provveduto a ridurre di suo la spesa di 350 milioni, ma si vede pure ledere un diritto statutario: incassare secondo decimi le compartecipazione da tributi. «Per la prima volta nella storia della Regione ci bloccano le entrate», denuncia Tondo. Il presidente non nasconde lo stupore: «Proprio noi che abbiamo dimostrato virtuosità sulle uscite». Di qui la decisione condivisa in maggioranza di ricorrere alla Corte costituzionale: «È una cosa che va contro il nostro statuto di autonomia. Se verrà confermata, dovremmo rivolgerci alla Consulta per questioni non solo di forma. Sulla sostanza siamo disposti a sederci a un tavolo, ma qui si tratta di tutelare l'autonomia della Regione che prevede che la compartecipazione alle entrate sia un compito nostro».
Quello di ieri è stato anche il giorno in cui, approfondito il testo del decreto nazionale, la giunta ha assunto la determinazione di cambiare la sua Finanziaria. «La situazione non è semplice – dice ancora Tondo – . Abbiamo lavorato su vari documenti e l'ultimo prevede per noi 155 milioni in meno. Cinquanta li recupereremo dalle compartecipazioni all'Irpef, ma saremo costretti a fare una nuova manovra di circa 110 milioni». Le modifiche riguarderanno il versante dell’Irap. Posto che anche lo Stato interviene con uno sconto, la Regione ritiene che, per raggiungere lo stesso risultato previsto mettendo a bilancio 95 milioni, basterà ora dirottare su quel capitolo una quota di circa 35 milioni. Un dato che permetterà, secondo il governatore, di mantenere il bilancio con alcuni tagli ai comuni che però scenderanno a una quindicina di milioni rispetto all'ipotesi iniziale di 35. Ci si ferma qui, al momento, «perché sull'Imu non si sa ancora quanto rimarrà nelle casse comunali».
Il Pd tuttavia, non condivide. Carlo Pegorer invoca «trasparenza e responsabilità al tavolo con il governo» e avverte: «Dal rischio di default non ci si salva con l’autonomia speciale». All’attacco anche Gianfranco Moretton: «Il ricorso non risolverà i problemi di una Finanziaria Fvg che non guarda in prospettiva». Il capogruppo del Pd prosegue: «Se il presidente, prendendo una posizione demagogica anti-Monti, crede di far dimenticare le sue deficienze politiche, come quella dello sciagurato accordo sottoscritto con Tremonti, si sbaglia di grosso». Roberto Asquini (gruppo Misto) approva invece il ricorso e lancia un appello: «Va rafforzata la nostra specialità allo scopo di eliminare un divario economico con i paesi esteri che rischierebbe di determinare, a causa della manovra del governo, effetti opposti a quelli realmente voluti».
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