Tondo: «Il ritorno di Illy? Temo soltanto la crisi»
TRIESTE. A centrosinistra c’è un’agitazione che non lo preoccupa per nulla. Né gli fanno perdere il sonno grillini, montezemoliani, bandelliani, autonomisti. «Facciano pure», dice Renzo Tondo ribadendo il suo unico babau: «La crisi. Mi concentro su quella, su come contenere i danni, sulle cose da fare, sulle riforme da approvare». Debora Serracchiani? Riccardo Illy? Inutile incalzarlo: pari sono, non li teme, non è un problema, non adesso.
Presidente, ha letto del ritorno di Illy?
Mi pare un partita tutta interna al centrosinistra. Riguarda anche lei, la sfida del 2013. Onestamente, sono disinteressato a quello che accade dall’altra parte. Anche perché nulla sta avvenendo sui contenuti.
Che cosa intende?
L’ipotesi di un ritorno di Illy come la rimarcata candidatura di Serracchiani mi sembrano basati su una competizione personalistica che non posso non guardare con totale distacco.
Ha comunque l’impressione che Illy voglia realmente rientrare in pista?
Mi pare evidente, l’ha dichiarato lui.
E pensa che, non si rendesse disponibile lo spazio ora occupato da Serracchiani, Illy possa eventualmente cercarne uno alternativo?
No, credo di no. Gli riconosco la coerenza delle affermazioni. Quando dice che non si metterà contro il Pd, che lo ha sempre sostenuto lealmente, ritengono che non cambierà idea. E che non verrà perciò attratto da altre ipotesi.
Ma lei crede che Serracchiani inizi ad avere paura di un’ombra alle spalle così ingombrante?
Non saprei. Al solito, però, la sinistra si dimostra maestra nelle rivalità e nelle diffidenze reciproche. Ho militato per anni da quella parte, ne conosco gli umori e i contrasti tra i leader.
Sia sincero. Teme più Serracchiani o Illy in prospettiva?
Uno vale l’altro. L’ho già detto due mesi fa: il mio unico avversario è la crisi economica.
Un avversario ancora ostico?
Cerchiamo di affrontarlo al meglio. Sono concentrato su come contrastarlo e batterlo. Mi preoccupo di portare a termine la legislatura con norme adeguate e riforme utili al sistema. Dopo quattro anni e mezzo di buon governo è il miglior viatico per guidare la Regione verso l’uscita dalle difficoltà e una prossima legislatura di rilancio e sviluppo.
Non c’è solo il centrosinistra sulla sua strada, pare. Bandelli e Un’Altra Regione andranno da soli. Che ne pensa?
Bandelli l’ha annunciato e non rimane che credergli. Un peccato perché si tratta di una costola del centrodestra.
Ci saranno in campo anche grillini e autonomisti.
Lo leggo sulla stampa. Ma, riflettendo, so che stendere liste e raccogliere firme non è la cosa più semplice del mondo. In democrazia, comunque, accetterò qualsiasi persona che decida di concorrere.
E Montezemolo?
Leggo del suo impegno per Monti. Ma non so chi lo rappresenti in regione.
La Palazzetti. Nulla si conosce del programma.
Se ci saranno, bene. Anche se ricordo a tutti che siamo ancora in un sistema bipolare.
L’ex sindaco Dipiazza lavora per lei. È la carta per contrastare Bandelli a Trieste?
Bandelli ha presto molti voti alle comunali. Ma ricordo l’esperienza di Ferruccio Saro nel 2003: pareva chissà che forza e invece non andò oltre il 3%. Il popolo Fvg non spreca i voti.
Insisto. Il ruolo di Dipiazza?
Ha una marcia ben inserita su Trieste. Ma è molto conosciuto anche altrove, è un valore aggiunto su più vasta scala.
Tra i vari movimenti che la sfideranno chi ritiene il più sincero, il meno attratto dalle poltrone?
Vedremo. Mi auguro solo che ci possa essere in campo gente che guarda al bene della comunità.
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