Tondo giura fedeltà a Berlusconi e Savino: «Sono un uomo leale»

L’ex governatore: «Ho criticato Silvio ma nei momenti duri serve impegno politico rispetto a chi nominato oggi si sfila»

UDINE. «Io, Renzo Tondo, non l’avevo mai perso». Sandra Savino si sorprende che possa sembrare strano vedere l’ex presidente della Regione seduto al suo fianco a Udine all’Osteria alle Grazie, su una parete foto storiche del socialismo, sull’altra reperti del Ventennio. Forza Italia si siede sotto il Duce, le battute non mancano, ma Tondo è serissimo quando chiarisce, una volta per tutte, da che parte sta.

A lanciare la candidatura Savino in Europa ci sono anche Riccardo Riccardi, Rodolfo Ziberna, Roberto Novelli, Elio De Anna, con tanto di autista, così fa sapere il consigliere pordenonese ringraziando per il passaggio Marco Pottino, ex segretario del Carroccio Fvg poi convertito al “credo” berlusconiano (e ai contratti a progetto nel Pdl) ai tempi del “ballo” dei parlamentari durante il governo Prodi. Una sola assenza pesante, quella di Massimo Blasoni, il vicecoordinatore vicario degli azzurri (che poi, nel pomeriggio, comunica di essere contento che Tondo voti Savino). «È una riunione convocata dal gruppo consiliare, per questo Blasoni non c’è», precisano i presenti.

Dopo le congratulazione a nonna Sandra (nella notte è nato il nipotino Brenno, tre chilogrammi e mezzo), conta illustrare il programma. Sottolineati «l’identità che mi fa scendere in campo» e l’appoggio «al progetto di Berlusconi, per nulla esaurito», evidenziato «il lavoro trentennale da contabile nello studio di mio padre», la candidata parla di immigrazione («No al razzismo, sì alla giustizia sociale, a partire dall’assegnazione degli alloggi»), contenimento della pressione fiscale sulle imprese, zone franche urbane e nuove forme di internalizzazione («Finest deve usare le risorse anche per attrarre le aziende dell’Est»).

Tra bacchettate al governo Renzi e alla giunta Serracchiani, arriva quindi l’endorsement di Tondo. Se dalla civica Autonomia responsabile Roberto Dipiazza fa il salto verso gli alfaniani, l’ex governatore rimane a casa sua: «Appoggiare Berlusconi, Savino e Fi in un momento così difficile per il centrodestra e il suo storico leader è necessario. E chi, come me, ha avuto anche atteggiamenti critici, può farlo perché ha il dovere di essere leale». Insomma, «bisogna esserci». Ma, aggiunge il politico carnico, «a Berlusconi va dato non solo affetto ma impegno politico. Io lo faccio a differenza di altri, sempre nominati in posizioni di grande prestigio, che si sono sfilati non appena le cose hanno iniziato ad andare male».

Tondo esalta Savino, «assessore capace di tenere i conti a posto, pedina importante della mia amministrazione», e non cita Dipiazza. Si dice anzi convinto che, dopo il voto, si possa lavorare tutti assieme «per ricostruire il centrodestra». Ne sono convinti anche Savino e Riccardi che rimarcano come, se pure la candidatura dell’ex sindaco di Trieste con Ncd possa sembrare una sfida, «a dividerci è solo il sistema elettorale delle europee». De Anna, al contrario, riconosciuto a Savino «il servizio dato al partito», non si trattiene: «A lei l’Autorità portuale non interessa». E ancora: «Con chi è andato a prendere, Dipiazza, le preferenze per entrare in Regione?». Il consigliere della Destra Tagliamento alza poi la voce sui «favoritismi ai clandestini», Novelli definisce Savino «candidata di tutto il centrodestra», Ziberna assicura che «non ci sono mai state ambasce nella scelta, siamo un partito che aveva diverse opzioni per Bruxelles».

Mentre Riccardi invita a non sottovalutare la partita dei fondi per la cooperazione con l’Est, critica un sistema di welfare regionale «che oggi non offre pari opportunità a tutti», denuncia «la contraddizione di Serracchiani che nel programma infila il reddito di cittadinanza ma poi va a Porta a Porta a dire che non condivide il provvedimento». E dunque, insiste il capogruppo forzista, appoggio convinto a Savino, «candidatura di appartenenza», il «braccio armato» di una politica «che ha consentito, con il Tondo-Tremonti, di mettere in sicurezza la Regione. Tutto questo mentre altre amministrazioni si ritrovano oggi a dover gestire, mettendoci le risorse, più competenze di prima».

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